«Letta e i democrat sono i responsabili del disastro Campania»

l’incontro Mezzogiorno, 14 settembre 2022 – 08:04 Presentazione a Napoli del libro corale «Il monarca» scritto dagli intellettuali della lettera appello ai dem. D’Errico: «Il problema non è tanto De Luca ma chi lo accredita. Chi avalla, come il Pd, un sistema autocratico» di Simona Brandolini «Tra meno di due settimane si vota, ma questa è una manifestazione politica non elettorale. Diffidate da chi vuol ridurre la democrazia al voto». Le conclusioni sono affidate al filosofo Aldo Schiavone. Da un anno tornato a frequentare Napoli, anche attraverso le pagine del Corriere del Mezzogiorno . L’occasione è la presentazione del libro corale «Il Monarca», sottotitolo: Vincenzo De Luca, una questione meridionale (curato da Luciana Libero e Massimiliano Amato e edito per Paper first). È un dibattito, non un processo al presidente campano come qualcuno poteva pensare. Ed è anche l’amara constatazione che c’è una responsabilità nella deriva regionalistica, nella «concezione neoproprietaria della politica», per dirla ancora con Schiavone, ed è da rintracciare nella sinistra e nel Pd in prima analisi. La raccolta di firmeIntellettuali e giornalisti si sono ritrovati nella lettera appello a Letta dei mesi scorsi, nella raccolta di firme, 15 mila, contro il paventato terzo mandato. Parole e azioni cadute nel vuoto. «Non mi sarei mai aspettato di scrivere contro un uomo del mio partito — dice Isaia Sales —. Come è stato possibile? L’inevitabile è l’insieme di cose che si potevano evitare. Perché un partito che viene da tradizioni nobili ha potuto consentire di far fare a De Luca liste di proscrizione? La Dc è finita perché è stata travolta dal potere che li teneva insieme. Il Pd farà la stessa fine». E ancor con più amarezza dice: «Ero convinto che dopo la lettera, Letta avrebbe risposto almeno, non dico a me, ma a studiosi come Schiavone, Macry, Villone. Invece nulla, silenzio. Letta non aveva motivazioni, De Luca non porta neanche voti al Pd. A Salerno il figlio alle scorse elezioni è arrivato terzo, quindi Letta aveva la straordinaria occasione per liberarsi dei cacicchi. Un partito può vivere senza meritocrazia? Noi proviamo a fare quello che Allum fece con la Dc. E se Letta continuerà a sostenere De Luca farà la fine della Dc». PresentiIn sala ci sono gli ex demagistrisiani e gli attuali: da Alessandra Clemente, ai candidati Domenico Ciruzzi, Elena Coccia e Piero De Luca («sempre quello originale»). Ci sono Federico Conte e Michele Gravano che sono di Articolo 1. Ci sono la meloniana Alessandra Caldoro e l’ex assessore regionale e rettore Guido Trombetti. Il fulcro è: De Luca come paradigma di un modus operandi che ha fatto scuola nella società e di un sistema di potere che per il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico è «ormai alla fine»: «Il problema non è tanto De Luca ma chi lo accredita; il Pd fa finta che non esiste fino a quando non si vota — dice — poi decide le liste e stringe patti con lui». Prosegue Ottavio Ragone, responsabile della redazione napoletana di Repubblica: «Cosa ha consentito a De Luca di diventare De Luca? Una crisi nazionale: il federalismo e il regionalismo malati. E una locale: la crisi della classe dirigente napoletana». «Non causa ma effetto»«De Luca non è una causa ma è un effetto — ragiona il costituzionalista Massimo Villone —. Zaia nel Veneto è diverso? E Bonaccini? Entrambi candidati a diventare segretari dei rispettivi partiti. I veri anticorpi per forme autocratiche non sono lettere e libri, sono i soggetti politici organizzati e il loro radicamento. La parola autonomia nella carta di Taranto firmata da Letta non c’è. Ma vogliamo scherzare? Dobbiamo rigenerare il sistema». Paolo Macry, da storico, acutamente sottolinea la tradizione di leadership carismatiche made in Napoli: da Lauro in poi. «Li chiamo sovrani repubblicani». Che è, se vogliamo, l’evoluzione in epoca moderna del monarca. «C’è una crisi e una stanchezza della democrazia nel mondo. — chiosa Schiavone con un pizzico di ottimismo — Il disastro del regionalismo nel Sud è diventato più acuto. Questa concezione neo proprietaria della politica che non è il decisionismo, dire la politica sono io è tipicamente meridionale. Nonostante tutto, però, un tessuto democratico e civile a Napoli resiste e dobbiamo saperlo sviluppare. Purtroppo in città vedo un arroccamento in questo momento, ma nonostante questo la città ha dato prova di avere un tessuto di democrazia partecipativa». Oggi si replica a Salerno, nel fortino deluchiano. Dove il presidente, però, si gioca una partita che è tutta in salita. Ancor più che nel 2018. La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 14 settembre 2022 | 08:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-14 10:30:00, Presentazione a Napoli del libro corale «Il monarca» scritto dagli intellettuali della lettera appello ai dem. D’Errico: «Il problema non è tanto De Luca ma chi lo accredita. Chi avalla, come il Pd, un sistema autocratico»,

Pietro Guerra

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