Lia Rumma, era meglio donare al Madre

zona franca Mezzogiorno, 29 aprile 2022 – 08:31 di Eduardo Cicelyn C’è una sproporzione che salta agli occhi tra due notizie di cui si è saputo ieri. Da una parte, il presidente De Luca che annuncia il prossimo ingresso nella collezione del Madre di un’opera di Ugo Marano. Dall’altro lato l’indiscrezione pubblicata da questo giornale della donazione in corso al museo di Capodimonte di una raccolta di arte italiana di Lia Rumma. Palazzo Donnaregina non diffonde informazioni più precise sul lavoro in arrivo di Marano, artista poco conosciuto oltre i confini salernitani, bel personaggio, una specie di guru della ceramica con barba, capelli e statura imponenti. Poco, molto poco si sa pure della donazione promessa (pare non ancora ufficializzata) da Lia Rumma, del cui impegno sull’arte italiana, dopo la mostra di Amalfi più volte celebrata anche al Madre nell’ultimo decennio, non sono finora giunte informazioni attendibili. È infatti a tutti noto che la fortuna internazionale della sua galleria sia da connettere al sostegno prestato nel tempo ad artisti del calibro di Kosuth, Kiefer, Kentridge, Abramovic e a molti altri non italiani. Per cui incuriosirebbe molto sapere quali opere figurano nella lista di quelle che sbarcheranno a Capodimonte, peraltro – a quanto si capisce – in uno dei piccoli edifici che punteggiano il bosco. Se si tratta di una donazione e non di un comodato d’uso, dunque di una cessione vera e propria di proprietà e di valore, forse non sarà il caso di insistere nel chiedere più dettagli. A caval donato non si guarda in bocca, come si dice. Si è portati però a dedurre che deve trattarsi di una collezione imponente, constatato che non potrà integrarsi nella sezione contemporanea presente nella reggia, alla quale peraltro non manca una sottosezione dedicata agli artisti di area napoletana. In ogni caso, visto che la cosa ormai è pubblica, dite che sarebbe male se il direttore del museo e la gallerista raccontassero alla città che cosa precisamente viene donato e perché a Capodimonte? Almeno per rispondere a chi se lo chiede, come mai non al Madre, museo d’arte contemporanea senza collezione alcuna, che negli anni ha fatto i salti mortali per offrire al pubblico una raccolta di valore storico e didattico per poi, a quanto pare, rinunciare definitivamente. Insomma, è evidente che una buona e ragionata selezione di opere italiane costituirebbe un valore importantissimo per il museo di via Settembrini, mentre con ogni evidenza un palazzo secondario a Capodimonte non garantirà alcuna centralità al prezioso dono di Lia Rumma. Inoltre, nonostante il disinteresse di troppi napoletani, se si fa il conto, si può scoprire che la città si è dotata in questi ultimi decenni di diverse istituzioni di carattere museale dedicate al contemporaneo: già detto del Madre e della sezione contemporanea di Capodimonte, ci sono poi il Pan, il museo del Novecento a Castel Sant’elmo, il museo Nitsch, la Fondazione Morra Greco. Sicuro che resti spazio per un altra struttura per quanto la si voglia e la si possa connettere con le altre? Chi sente davvero il bisogno di spendere altro denaro pubblico per creare nella migliore delle ipotesi un doppione poco utile? Manfredi ha appena istituito una cabina di regia per governare gli eventi artistici nei musei nazionali e cittadini e pare che De Luca intenda metterci del suo anche in questa dinamica un po’ astratta di programmazioni e calendarizzazioni ad uso turistico. Se qualcuno con cariche pubbliche (direttori, curatori, storici) cominciasse a spiegare che cosa nel concreto si vuol fare nei musei, quali opere collezionare ed esporre in base a quali criteri, con quali idee innovative e con quante risorse (di chi?), magari la discussione culturale a Napoli guadagnerebbe un qualche senso e un minimo di valore civile. Viceversa, acquisendo al Madre opere di artisti minori, solo per passaporto locale, e predisponendo donazioni di opere ignote in una palazzetto periferico nel bosco di Capodimonte sembra che si giochi solo una piccola partita di promesse e annunci poco chiari per accrescere il potere personale dei soliti noti. Questo sia detto con tutto il rispetto delle persone e degli artisti più o meno consapevolmente coinvolti. La Newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 29 aprile 2022 | 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-29 06:32:00, zona franca Mezzogiorno, 29 aprile 2022 – 08:31 di Eduardo Cicelyn C’è una sproporzione che salta agli occhi tra due notizie di cui si è saputo ieri. Da una parte, il presidente De Luca che annuncia il prossimo ingresso nella collezione del Madre di un’opera di Ugo Marano. Dall’altro lato l’indiscrezione pubblicata da questo giornale della donazione in corso al museo di Capodimonte di una raccolta di arte italiana di Lia Rumma. Palazzo Donnaregina non diffonde informazioni più precise sul lavoro in arrivo di Marano, artista poco conosciuto oltre i confini salernitani, bel personaggio, una specie di guru della ceramica con barba, capelli e statura imponenti. Poco, molto poco si sa pure della donazione promessa (pare non ancora ufficializzata) da Lia Rumma, del cui impegno sull’arte italiana, dopo la mostra di Amalfi più volte celebrata anche al Madre nell’ultimo decennio, non sono finora giunte informazioni attendibili. È infatti a tutti noto che la fortuna internazionale della sua galleria sia da connettere al sostegno prestato nel tempo ad artisti del calibro di Kosuth, Kiefer, Kentridge, Abramovic e a molti altri non italiani. Per cui incuriosirebbe molto sapere quali opere figurano nella lista di quelle che sbarcheranno a Capodimonte, peraltro – a quanto si capisce – in uno dei piccoli edifici che punteggiano il bosco. Se si tratta di una donazione e non di un comodato d’uso, dunque di una cessione vera e propria di proprietà e di valore, forse non sarà il caso di insistere nel chiedere più dettagli. A caval donato non si guarda in bocca, come si dice. Si è portati però a dedurre che deve trattarsi di una collezione imponente, constatato che non potrà integrarsi nella sezione contemporanea presente nella reggia, alla quale peraltro non manca una sottosezione dedicata agli artisti di area napoletana. In ogni caso, visto che la cosa ormai è pubblica, dite che sarebbe male se il direttore del museo e la gallerista raccontassero alla città che cosa precisamente viene donato e perché a Capodimonte? Almeno per rispondere a chi se lo chiede, come mai non al Madre, museo d’arte contemporanea senza collezione alcuna, che negli anni ha fatto i salti mortali per offrire al pubblico una raccolta di valore storico e didattico per poi, a quanto pare, rinunciare definitivamente. Insomma, è evidente che una buona e ragionata selezione di opere italiane costituirebbe un valore importantissimo per il museo di via Settembrini, mentre con ogni evidenza un palazzo secondario a Capodimonte non garantirà alcuna centralità al prezioso dono di Lia Rumma. Inoltre, nonostante il disinteresse di troppi napoletani, se si fa il conto, si può scoprire che la città si è dotata in questi ultimi decenni di diverse istituzioni di carattere museale dedicate al contemporaneo: già detto del Madre e della sezione contemporanea di Capodimonte, ci sono poi il Pan, il museo del Novecento a Castel Sant’elmo, il museo Nitsch, la Fondazione Morra Greco. Sicuro che resti spazio per un altra struttura per quanto la si voglia e la si possa connettere con le altre? Chi sente davvero il bisogno di spendere altro denaro pubblico per creare nella migliore delle ipotesi un doppione poco utile? Manfredi ha appena istituito una cabina di regia per governare gli eventi artistici nei musei nazionali e cittadini e pare che De Luca intenda metterci del suo anche in questa dinamica un po’ astratta di programmazioni e calendarizzazioni ad uso turistico. Se qualcuno con cariche pubbliche (direttori, curatori, storici) cominciasse a spiegare che cosa nel concreto si vuol fare nei musei, quali opere collezionare ed esporre in base a quali criteri, con quali idee innovative e con quante risorse (di chi?), magari la discussione culturale a Napoli guadagnerebbe un qualche senso e un minimo di valore civile. Viceversa, acquisendo al Madre opere di artisti minori, solo per passaporto locale, e predisponendo donazioni di opere ignote in una palazzetto periferico nel bosco di Capodimonte sembra che si giochi solo una piccola partita di promesse e annunci poco chiari per accrescere il potere personale dei soliti noti. Questo sia detto con tutto il rispetto delle persone e degli artisti più o meno consapevolmente coinvolti. La Newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 29 aprile 2022 | 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

Pietro Guerra

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