di Anna Rosa Besana e Rossella Gattinoni*
Le tabelle dei tetti di spesa per le scuole fissate dal Ministero sono bloccate da un decennio, ma i prezzi continuano ad aumentare anche per il costo della carta. Che fare?
Ogni anno si ripresenta un problema spinoso: come scegliere libri di testo di qualit a basso costo? Perch, in fondo, questo che il Ministero chiede quando fissa rigidamente dei tetti di spesa all’acquisto dei libri scolastici. Cos, quello che potrebbe sembrare un mero adempimento burocratico si trasforma in un arengo, dove si costretti a mercanteggiare per non sforare le cifre indicate dal Ministero per ogni anno di corsi di studi dalle primarie alle superiori. Ed proprio questo che spesso accade, soprattutto nelle scuole superiori, quando i Consigli di Classe del mese di maggio si trasformano in piccole arene dove far valere le ragioni di scelte di adozione, rivaleggiando con i colleghi per ottenere l’agognata approvazione e assicurarsi l’anno scolastico a seguire con la prima scelta. In alternativa, si passa a opzioni meno costose, non del tutto convincenti ma rispettose del paniere di spesa, oppure si cercano altri escamotage come inserire i testi nella casella consigliati (quindi senza farli confluire nel conteggio finale), salvo poi rivelare agli studenti, non senza imbarazzo, che quei libri li devono comunque comprare.
E veniamo ad uno dei punti pi controversi: i tetti di spesa. Come si evince dalla normativa, il Ministro in carica che provvede, con decreto di natura non regolamentare, a determinare il prezzo dei libri della primaria e i tetti di spesa della secondaria di I e di II grado nel rispetto dei diritti patrimoniali dell’autore e dell’editore, tenendo conto della riduzione dei costi dell’intera dotazione libraria derivanti dal passaggio al digitale e della disponibilit dei supporti tecnologici. Ragione per cui, in presenza delle estensioni digitali, i costi ammessi vengono ulteriormente ridotti. Il problema vero nasce dal fatto che, da un decennio a questa parte, le tabelle dei tetti di spesa delle scuole superiori non sono state pi aggiornate, forse in virt dell’introduzione del digitale che avrebbe ridotto il costo materiale del testo. Ma poi vero? Occorre aggiungere due fatti: in primo luogo, intervenuta la riforma degli ordinamenti che, con l’introduzione di nuove materie, ha di fatto reso necessari anche nuovi libri di testo; a ci si aggiunto il cambiamento delle prove del Nuovo Esame di Stato, che, conseguentemente, ha comportato l’adeguamento dei testi. In questo lasso di tempo, nessun ministro ha fatto la scelta impopolare di variare i tetti di spesa; ma i costi dei manuali non sono rimasti gli stessi in tutti questi anni (secondo quanto denunciato qualche giorno fa dal Sindacato italiano librai, l’aumento medio dei libri di testo di quest’anno si aggirerebbe attorno all’8 per cento, con punte fino al 12 per cento. Ma l’Associazione italiana editori ha precisato che nel 2023, a fronte di un’inflazione programmata ad oggi fissata al 5,4%, i prezzi dei testi scolastici sono cresciuti mediamente del 3,2%. Proprio per affrontare queste criticit stato avviato un tavolo di lavoro al Ministero dell’Istruzione e del Merito, ndr) . Non si pu dimenticare che il costo della carta, a seguito dell’aumento delle materie prime, lievitato paurosamente negli ultimi anni: stampare libri diventato, oggettivamente, pi oneroso. vero, d’altra parte, che le case editrici continuano a fornire profusamente ai docenti testi cartacei, a volte nemmeno richiesti. Forse, si potrebbe risparmiare offrendo in consultazione le versioni digitali.
d’altra parte inopportuno scegliere un libro in base al prezzo: una scuola di qualit esige anche strumenti di qualit e il testo, cartaceo o digitale che sia, strumento d’elezione per la didattica. Pensiamo allo studio della letteratura che, ormai da decenni, ha messo al centro dell’insegnamento il lavoro sul testo: qui fondamentale un manuale che sia al passo con le pi recenti acquisizioni critiche. Perch la scelta deve essere fatta sulla base del costo? Qualcuno potr obiettare che esiste la possibilit da parte dei docenti di realizzare i libri di testo da usare in classe. Davvero si pensa che sia cos facile confezionare un testo scolastico? Il rischio poi quello di ridurre i contenuti a compendi semplificatori, privi di lessico specifico e complessit di argomentazione. Ricordiamoci che in Italia la scuola pubblica di tutti e per tutti. Proprio per questo la frequenza scolastica costa poco: le tasse hanno cifre modeste, attorno ai 15 euro, a cui si aggiungono i contributi volontari, a volte contestati dalle famiglie e sempre nell’ordine di circa 150 euro per le superiori, contro gli oltre 7000 euro di costo a studente di scuola superiore per lo Stato. E con quei pochi euro si forniscono servizi di qualit: laboratori, account di posta elettronica, fotocopie, computer e, in alcuni casi libri di testo in comodato d’uso.
E veniamo proprio a quest’ultimo punto: quali strumenti ulteriori offre lo Stato per venire incontro alle famiglie indigenti, per le quali, effettivamente, l’acquisto del materiale scolastico (dunque anche dei libri di testo) costituisce un onere difficilmente sostenibile? A tal fine risponde il bonus scuola, riservato alle famiglie che ne necessitano proprio per l’acquisto del materiale scolastico. Lo scorso anno, con decreto del 15 maggio 2022, sono stati erogati 133 milioni di euro direttamente alle Regioni proprio per la fornitura gratuita dei libri di testo (ma anche programmi e sistemi operativi per alunni con disturbi dell’apprendimento e disabilit) per le famiglie meno abbienti che hanno figli che frequentano sia le scuole dell’obbligo sia le secondarie di II grado. E qui, ad una rapida scorsa dei dati, appare sconcertante notare il gap tra Regioni e il reale bisogno di incentivi alle famiglie. Pertanto, viste le polemiche sui costi dei libri di testo, pare doveroso ricordare che esiste una normativa a sostegno del diritto allo studio.
In estrema sintesi, se da un lato il Ministero dell’Istruzione e del Merito sostiene materialmente le famiglie che faticano a far fronte ai costi del materiale didattico, dall’altro lo stesso Ministero mostra una certa resistenza a riaggiornare le tabelle sulla base dell’aumentato costo della vita. Perci, se le lamentele riguardano un generale mal di pancia quando si deve mettere mano al portafoglio per soldi spesi in cultura e libri, allora, forse, sarebbe opportuno ricondurre il ragionamento al senso che un paese vuole attribuire alla scuola e all’istruzione in generale, magari con l’obiettivo ambizioso di cambiare, un poco, la mentalit di chi continua a non ritenere un buon investimento quello fatto per scuola e cultura.
*docenti di Lettere dell’IISS A. Greppi di Monticello in Brianza (Lecco)
24 aprile 2023 (modifica il 26 aprile 2023 | 11:30)
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