Una studentessa lavoratrice ha ottenuto il riconoscimento del diritto di reversibilità della pensione di sua madre deceduta, nonostante l’iniziale rifiuto da parte dell’INPS. La giovane, attualmente iscritta all’università, si è avvalsa del supporto dell’Inca Cgil per sfidare la decisione dell’ente previdenziale.
La studentessa aveva precedentemente svolto un lavoro part-time in una scuola dell’infanzia, guadagnando meno di 4.000 euro. Secondo l’interpretazione dell’INPS, questo reddito rendeva la ragazza economicamente autonoma, escludendola così dallo status di studentessa universitaria e negandole il diritto alla pensione di reversibilità.
Nonostante un iniziale rigetto da parte del Comitato provinciale INPS, l’Inca Cgil ha proseguito con una causa legale. Il giudice ha accolto il ricorso, riconoscendo il diritto della studentessa alla pensione di reversibilità e condannando l’INPS al pagamento delle spese legali. La sentenza ha evidenziato che il criterio dell’INPS di riparametrare il limite di reddito in base al periodo di lavoro era ingiusto, in contrasto con una precedente sentenza della Corte Costituzionale.
La decisione ha importanti implicazioni per i diritti degli studenti lavoratori, specialmente per coloro che svolgono lavori temporanei. Sottolinea l’importanza di considerare l’intero contesto economico e sociale degli studenti orfani, piuttosto che basarsi unicamente su criteri rigidi di reddito.
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