L’inviato di guerra  e il narcisista da talk

VENERDÌ 15 APRILE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
non basta volere la pace, bisogna essere disposti, come gli ucraini, a difenderla con tutti i mezzi possibili, senza distinguo. Succederà?
Sergio Bramati

Putin dice di salvare-liberare la popolazione russofona del Donbass dal genocidio. Ma quando se n’è letto qualcosa? Non è che Putin ha passato vent’anni a irretire l’Europa, con gas, petrolio e incarichi prestigiosi nelle società russe per poi iniziare, quando ha ritenuto di avere il coltello per il manico a fare quello che ha sempre avuto in mente?
Alberto Tamiozzo

Migliaia di innocenti stanno morendo a causa di una guerra che i media reputano sia voluta da un uomo solo, Putin. Zelensky è l’alfiere della democrazia?
Luca Zenoni

Cari lettori,
Da quasi due mesi la gran parte dei vostri messaggi verte sulla guerra in Ucraina. L’altro giorno ho parlato con un amico che fa l’inviato di guerra per France2, il primo canale pubblico della tv francese. Non scriverò il suo nome, perché non vorrei mai che finisse nelle mani dei russi. Questo collega ha seguito tutte le guerre degli ultimi vent’anni, comprese Siria e Libia che non sono state scampagnate, ma mi diceva che mai, in nessun luogo, aveva visto cose come quelle che hanno fatto e stanno facendo i soldati di Putin in Ucraina. È stata una conversazione che mi ha turbato molto, peraltro in linea con quello che scrivono da settimane le coraggiose inviate e i coraggiosi inviati del Corriere. Poi ho acceso la tv. Davano un talk-show. Parlavano persone che in Ucraina non erano mai state in vita loro (dice: si può scrivere di Giulio Cesare anche senza averlo conosciuto; ma Giulio Cesare è morto da oltre duemila anni, l’Ucraina è lì). Parlavano non sulla base di conoscenze e competenze, ma dell’ideologia e soprattutto del narcisismo: mi si nota di più se… Vi confesso che non ne posso più di tutte queste sottigliezze, dei tanti, troppi distinguo. La Nato non sarà la San Vincenzo, ma se dopo i popoli dell’Est pure Svezia e Finlandia corrono a ripararsi sotto il suo ombrello forse è un po’ meno peggio della Russia di Putin. Putin ha ordinato un’aggressione selvaggia, Putin va fermato, ovviamente con le armi, il solo linguaggio che capisce e che può indurlo ad accettare un compromesso, che non sarà una pace giusta ma almeno arresterà il massacro.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Io, giovane medico, ho lasciato l’Italia. Tanti come me»

Sono un giovane medico specializzando in Germania. A proposito degli atti di nonnismo subiti dai colleghi nella Scuola di Specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Università di Salerno, se da un lato sono rimasto basito, dall’altro la situazione non mi è nuova. Un esempio su tutti: il caso Sara Pedri, la specializzanda di ginecologia a Trento che, secondo la famiglia, si sarebbe tolta la vita per le vessazioni subite in reparto. Qui in Germania il primario sarebbe stato immediatamente licenziato. Non dovrebbe stupire che ogni anno circa 1.500 giovani professionisti preferiscono emigrare piuttosto che rimanere bloccati in condizioni difficili. Inoltre se teniamo conto che, secondo uno studio della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere tra il 2020 e il 2024, ci saranno in generale circa 8.299 medici e 10.054 infermieri in meno a disposizione del Servizio sanitario nazionale, si evidenzia in tutta la sua gravità l’«imbuto formativo», per un numero inadeguato di contratti formativi, cioè specializzazioni. Questo squilibrio ha portato negli ultimi dieci anni all’esclusione di circa 12 mila neolaureati. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono previsti 20 miliardi per la Sanità, destinati perlopiù alla ricostruzione della sanità territoriale, alla costruzione di nuove case e ospedali di comunità. Secondo me, però, occorre ripensare la Sanità, soprattutto a partire dalla gestione e struttura delle scuole di specializzazione e dalla qualità delle persone che ne fanno e ne faranno parte, perché i problemi sopracitati, esacerbati anche a causa dall’epidemia, continueranno nei prossimi anni.
Gian Marco Rizzuti

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-04-14 22:20:00,

VENERDÌ 15 APRILE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
non basta volere la pace, bisogna essere disposti, come gli ucraini, a difenderla con tutti i mezzi possibili, senza distinguo. Succederà?
Sergio Bramati

Putin dice di salvare-liberare la popolazione russofona del Donbass dal genocidio. Ma quando se n’è letto qualcosa? Non è che Putin ha passato vent’anni a irretire l’Europa, con gas, petrolio e incarichi prestigiosi nelle società russe per poi iniziare, quando ha ritenuto di avere il coltello per il manico a fare quello che ha sempre avuto in mente?
Alberto Tamiozzo

Migliaia di innocenti stanno morendo a causa di una guerra che i media reputano sia voluta da un uomo solo, Putin. Zelensky è l’alfiere della democrazia?
Luca Zenoni

Cari lettori,
Da quasi due mesi la gran parte dei vostri messaggi verte sulla guerra in Ucraina. L’altro giorno ho parlato con un amico che fa l’inviato di guerra per France2, il primo canale pubblico della tv francese. Non scriverò il suo nome, perché non vorrei mai che finisse nelle mani dei russi. Questo collega ha seguito tutte le guerre degli ultimi vent’anni, comprese Siria e Libia che non sono state scampagnate, ma mi diceva che mai, in nessun luogo, aveva visto cose come quelle che hanno fatto e stanno facendo i soldati di Putin in Ucraina. È stata una conversazione che mi ha turbato molto, peraltro in linea con quello che scrivono da settimane le coraggiose inviate e i coraggiosi inviati del Corriere. Poi ho acceso la tv. Davano un talk-show. Parlavano persone che in Ucraina non erano mai state in vita loro (dice: si può scrivere di Giulio Cesare anche senza averlo conosciuto; ma Giulio Cesare è morto da oltre duemila anni, l’Ucraina è lì). Parlavano non sulla base di conoscenze e competenze, ma dell’ideologia e soprattutto del narcisismo: mi si nota di più se… Vi confesso che non ne posso più di tutte queste sottigliezze, dei tanti, troppi distinguo. La Nato non sarà la San Vincenzo, ma se dopo i popoli dell’Est pure Svezia e Finlandia corrono a ripararsi sotto il suo ombrello forse è un po’ meno peggio della Russia di Putin. Putin ha ordinato un’aggressione selvaggia, Putin va fermato, ovviamente con le armi, il solo linguaggio che capisce e che può indurlo ad accettare un compromesso, che non sarà una pace giusta ma almeno arresterà il massacro.

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Storia

«Io, giovane medico, ho lasciato l’Italia. Tanti come me»

Sono un giovane medico specializzando in Germania. A proposito degli atti di nonnismo subiti dai colleghi nella Scuola di Specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Università di Salerno, se da un lato sono rimasto basito, dall’altro la situazione non mi è nuova. Un esempio su tutti: il caso Sara Pedri, la specializzanda di ginecologia a Trento che, secondo la famiglia, si sarebbe tolta la vita per le vessazioni subite in reparto. Qui in Germania il primario sarebbe stato immediatamente licenziato. Non dovrebbe stupire che ogni anno circa 1.500 giovani professionisti preferiscono emigrare piuttosto che rimanere bloccati in condizioni difficili. Inoltre se teniamo conto che, secondo uno studio della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere tra il 2020 e il 2024, ci saranno in generale circa 8.299 medici e 10.054 infermieri in meno a disposizione del Servizio sanitario nazionale, si evidenzia in tutta la sua gravità l’«imbuto formativo», per un numero inadeguato di contratti formativi, cioè specializzazioni. Questo squilibrio ha portato negli ultimi dieci anni all’esclusione di circa 12 mila neolaureati. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono previsti 20 miliardi per la Sanità, destinati perlopiù alla ricostruzione della sanità territoriale, alla costruzione di nuove case e ospedali di comunità. Secondo me, però, occorre ripensare la Sanità, soprattutto a partire dalla gestione e struttura delle scuole di specializzazione e dalla qualità delle persone che ne fanno e ne faranno parte, perché i problemi sopracitati, esacerbati anche a causa dall’epidemia, continueranno nei prossimi anni.
Gian Marco Rizzuti

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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