L’Italia tratta con Sofia e Ankaraper sbloccare l’accesso ai porti

di Marco Galluzzo Oggi Draghi incontra Petkov, primo ministro bulgaro. L’ipotesi di utilizzare gli scali di Burgas e Varna. Ma la Turchia deve consentire il passaggio dal Mar Nero ROMA – Nel corso della Prima guerra mondiale, nel 1915, la Marina russa bombardò i due principali porti bulgari di Burgas e Varna. Per un’ironia della storia i due porti potrebbero ritornare alla ribalta in queste ore, e oggi pomeriggio se ne potrebbe discutere a Palazzo Chigi nel corso dell’incontro fra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il capo del governo della Bulgaria, Kiril Petkov, in visita in Italia. Nel corso della telefonata di sabato sera fra Draghi e Zelensky si è discusso anche dei 22 milioni di tonnellate di grano e altri prodotti alimentari bloccati da settimane principalmente nel porto di Odessa. Da alcuni giorni quello di aprire un canale diplomatico con Mosca proprio sul tema del grano è diventato uno degli obiettivi del nostro capo del governo. Draghi ne ha parlato apertamente con Biden alcuni giorni fa, l’obiettivo è condiviso dai Paesi del G7 e ci sta lavorando la presidenza tedesca: anche la Bulgaria, con i suoi due principali porti sul Mar Nero, a poca distanza da Odessa, potrebbe avere ruolo nel caso in cui si riuscisse ad aprire un «corridoio alimentare». Il presidente del Consiglio ci sta lavorando a tutti i livelli: ne discuterà oggi con Petkov, ma contatti sono continui anche con la Turchia, visto che le strade e le rotte di una «tregua del grano» sono molteplici: i porti della Bulgaria consentirebbero alle merci di arrivare in Grecia e da lì in Africa e Medio Oriente, i due principali importatori delle sementi raccolte in Ucraina, un Paese che ogni anno (prima della guerra) riusciva a sfamare 10 volte la sua popolazione, oltre 400 milioni di persone nel mondo. Ma la strada tradizionale per reintrodurre la produzione ucraina nel mercato passa dalla Turchia, dallo stretto del Bosforo prima e da quello dei Dardanelli poi. Dall’inizio della guerra Ankara ha congelato il passaggio di navi militari da e per il Mar Nero. Se si arrivasse a sbloccare i porti ucraini Erdogan dovrebbe consentire il passaggio alle scorte militari dei cargo alimentari, e anche questa dinamica è al momento discussa fra il governo turco e il G7, compresa ovviamente la nostra diplomazia. Finora Draghi ha fatto dell’argomento un caso emblematico di come anche un piccolo spiraglio, in un contesto di crisi, possa avere un peso che va ben oltre la contingenza: una partita di ping pong negli anni ’70 portò al disgelo fra Pechino e Washington, oggi un atto umanitario da parte di Mosca — che fra l’altro ha enormi interessi in tanti Paesi sia del Medio Oriente che dell’Africa, dipendenti dal grano ucraino — potrebbe comunque essere un inizio, anche molto flebile, di un confronto fra le due parti. Per questo sforzo sabato sera Zelensky ha ringraziato Draghi. Gli aspetti del problema del resto sono anche altri: con gli occhi italiani fanno paura le statistiche che le Nazioni Unite stanno aggiornando sui milioni di persone che nel mondo soffrono la fame, circa 45 in più dall’inizio della guerra. Fu una crisi alimentare ad innescare le Primavere arabe nel Maghreb e nel nostro governo ovviamente le antenne sulle crisi del Nord Africa, da cui potrebbero accendersi nuovi e incontrollati flussi migratori, sono più sensibili che altrove. Per Zelensky si tratta di diplomazia, economia, tenuta di quello che al momento resta del tessuto sociale di un Paese: dopo i porti da sbloccare ci sarebbero anche circa 10 milioni di ettari di terreno fertile che secondo diverse Ong sarebbero inutilizzabili, in parte perché minati dalle truppe russe prima di essere abbandonati. Non è difficile in questi giorni trovare contadini ucraini al lavoro nei campi con i giubbotti antiproiettile e al fianco delle carcasse di carri carmati. Anche per tutti questi motivi il tema del grano e delle altre sementi bloccate sarà al centro del G7 di fine giugno in Germania e Draghi ci arriverà con un corposo dossier. 22 maggio 2022 (modifica il 22 maggio 2022 | 22:36) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-22 19:51:00, Oggi Draghi incontra Petkov, primo ministro bulgaro. L’ipotesi di utilizzare gli scali di Burgas e Varna. Ma la Turchia deve consentire il passaggio dal Mar Nero, Marco Galluzzo

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