di Giovanni BianconiI magistrati di Perugia: alcuni fatti confermati, non l’associazione segreta Un’indagine svelata anzitempo e inquinata da «fughe di notizie» che hanno finito per danneggiarla in maniera irreparabile: anche per questo, dopo un anno e mezzo di scrupolosi accertamenti, la Procura di Perugia ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulla cosiddetta Loggia Ungheria, presunto centro di potere occulto dedito a «interferenze su organi costituzionali, a partire dal Consiglio superiore della magistratura, e altri enti e istituzioni pubbliche», denunciato dall’avvocato siciliano Piero Amara ai pubblici ministeri di Milano sul finire del 2019. Una vicenda che ha generato il terremoto dei «verbali segreti» circolati dentro e fuori il Csm, per la quale è sotto processo a Brescia l’ex consigliere Piercamillo Davigo, ma che al momento deve chiudersi perché — spiega il procuratore del capoluogo umbro Raffaele Cantone nel provvedimento e nel comunicato che l’annuncia — «sull’esistenza di un’associazione segreta denominata Ungheria si è concluso di ritenere la circostanza non adeguatamente riscontrata». Che non significa del tutto falsa, così come non lo sono le lunghe dichiarazioni rese da Amara agli inquirenti perugini che hanno ereditato il fascicolo dai colleghi milanesi per l’asserito coinvolgimento di alcuni magistrati romani. Le indagini hanno infatti evidenziato «le tante aporie e contraddizioni emerse», oltre a numerosi smentite del racconto dell’avvocato, ma anche «le non poche conferme con riferimento ad alcuni specifici episodi». In particolare interventi su o per conto di magistrati, contatti con il sottobosco politico-affaristico romano e altro ancora. Di qui la convinzione dei pm: «Le complessive dichiarazioni dell’avvocato non devono considerarsi affette da quella inattendibilità talmente macroscopica da compromettere in radice la credibilità del dichiarante», ma è «necessario un livello di riscontri particolarmente elevato per ritenere accertati i fatti da lui narrati». Tanto più in virtù dei nomi tirati in ballo come affiliati o affini alla Loggia: dall’ex procuratore generale di Catania Giovanni Tinebra (morto nel 2017) all’ex vice-presidente del Csm Michele Vietti, dall’ex deputato forzista Denis Verdini al magistrato e deputato renziano Cosimo Ferri, il faccendiere Luigi Bisignani e molti altri: politici, imprenditori, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine e degli apparati di sicurezza. Attualmente il cinquantaduenne Piero Amara sta scontando in semilibertà (fuori dal carcere di giorno e dentro di notte) il cumulo di pene per corruzione accumulate con i patteggiamenti ottenuti davanti a diversi tribunali d’Italia. E resta da chiarire per quale motivo, quando aveva chiuso i suoi conti con la giustizia, abbia voluto avventurarsi in questa nuova partita giudiziaria che quasi certamente gli costerà nuovi processi per calunnia e altri reati: la Procura di Perugia infatti, insieme alla richiesta di archiviazione, ha deciso lo stralcio per proseguire le indagini su alcuni episodi, e la trasmissione alla Procura di Milano (dove furono resi i primi interrogatori) per eventuali calunnie o autocalunnie. Il movente di Amara è tuttora un mistero. E i magistrati umbri sottolineano come «soprattutto nei più recenti interrogatori ha modificato alcune delle affermazioni iniziali, sminuendo in modo inspiegabile il ruolo di quella che aveva indicato come una nuova “Loggia P2” dichiarando anzi che essa era nata con finalità nobili, e che non tutti gli adepti sarebbero stati a conoscenza delle interferenze effettuate dall’associazione su organi pubblici o costituzionali. Ha aggiunto persino che fin dal 2015 egli aveva tentato di creare un’altra organizzazione, di cui ha fornito anche alcuni elementi anche documentali, ma di cui non aveva mai riferito nei primi interrogatori milanesi». Enigmi che solo Amara potrebbe spiegare, come quello dell’elenco degli affiliati, descritto ma mai consegnato dal socio dell’avvocato che l’avrebbe fotocopiato . Amara ha parlato di almeno 90 nomi ma il procuratore Cantone con i sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano ne hanno iscritti solo 9 nel registro degli indagati, limitandosi alle persone da interrogare in cerca di riscontri, per evitare -— in assenza di altri elementi — un «inutile e ingiustificato “stigma”». Quanto alle «interferenze o tentativi di condizionamento di nomine di vertice della giurisdizione o di enti, istituzioni e società pubbliche che possono ritenersi avvenute», sarebbero dovute a «interessi personali o professionali diretti di Amara o soggetti a lui strettamente legati, piuttosto che conseguenza dell’attività di condizionamento di una Loggia». Ora spetterà al giudice dell’indagine preliminare, esaminati la richiesta di 167 pagine e i 15 faldoni di atti raccolti dai pm, decidere se mandare il fascicolo in archivio o ordinare nuovi accertamenti. 8 luglio 2022 (modifica il 8 luglio 2022 | 22:01) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-08 20:07:00, I magistrati di Perugia: alcuni fatti confermati, non l’associazione segreta, Giovanni Bianconi