L’omicidio di Romina,  il compagno confessa: «Voleva lasciarmi,  l’ho annegata»

di Maddalena Berbenni

La confessione e la decisione del gip: deve restare in carcere. La donna spinta sottacqua dopo il volo con l’auto nel fiume Adda

A Fara Gera d’Adda, il fiume era quieto, ieri mattina (22 aprile 2022), e incessante il viavai di persone davanti ai fiori e all’unica traccia rimasta della tragedia, un nastro spezzato, di quelli usati dai carabinieri per delimitare le scene dei delitti. In quegli stessi minuti, Carlo Fumagalli ripeteva al gip Vito Di Vita il racconto agghiacciante degli attimi in cui ha puntato l’auto di famiglia verso l’Adda e, una volta in acqua, ha annegato la compagna Romina Vento, 43 anni, che tentava di uscire dalla portiera e mettersi in salvo.

L’operaio, 49 anni, tre figli, di cui due avuti con la vittima, ha risposto in una camera di sicurezza dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. L’altra sera, in cella, lo hanno trovato con una corda delle tende che minacciava di volersi ammazzare . C’è il dolore. Ma c’è soprattutto una patologia psichiatrica «importante e persistente, certificata dall’estate 2021», evidenzia l’avvocato d’ufficio Fabrizio Manzari. Ossessioni, deliri. Nelle ultime cinque settimane, Fumagalli aveva interrotto la cura che gli era stata prescritta e proprio il giorno del delitto era stato male al lavoro. Sua madre, sua sorella, ma anche sua figlia sedicenne erano preoccupate, avevano avvisato Romina, impegnata dalle 13.30 alle 21.30 nel turno al pastificio Annoni. Lui è andata a prenderla all’uscita. Hanno accompagnato a casa Latino Puglisi, un collega della donna che vive a Fara, in via Crespi .

Salutato lui, la versione data da Fumagalli è di una lite iniziata prima di imboccare la strada che conduce al fiume. Sperava di recuperare il rapporto con la compagna, entrato in crisi tra gennaio e febbraio. Ha affrontato l’argomento. «Quando Romina mi ha risposto che mi avrebbe lasciato definitivamente, mi è andato il sangue alla testa», l’espressione usata nell’interrogatorio. «Ha un grave disagio psichico», spiega l’avvocato Manzari. Così, ha girato verso l’Adda, ha percorso la strada che porta al centro sportivo, ha accelerato sul lungofiume e si è infilato nell’unico varco verso il greto. E neanche dopo che la Megane è piombata in acqua, davanti agli sguardi impauriti di due trentenni che avevano finito una partita di calcetto, il demone che aveva dentro s’è placato. Con l’auto mezza sommersa, quando ha visto la compagna aprire la portiera e cercare di liberarsi, ha raccontato di averla bloccata e spinta sottacqua. Le grida d’aiuto «di una donna», udite dai testimoni, probabilmente combaciano con quel tragico frangente.

Il seguito è la scena illuminata con le torce degli smartphone: Fumagalli, nuotando, ha raggiunto l’isolotto più vicino, si è messo in salvo ed è scomparso tra la vegetazione. I carabinieri della compagnia di Treviglio lo hanno intercettato a Vaprio d’Adda tre ore dopo , in strada.

Fine di una notte di follia, non dell’incubo. Il gip ha convalidato l’arresto e disposto che, una volta ripresosi, l’operaio torni in carcere. Se ha rischiato la sua vita pur di portare a compimento il delitto, al momento non c’è altra misura cautelare che possa ritenersi adeguata, è la conclusione. L’unica aggravante contestata resta il legame di convivenza con la vittima, mentre anche da questo passaggio è esclusa la premeditazione. Gli orari e la testimonianza del collega Puglisi sembrano smentire Fumagalli sul fatto che non abbia subito preso la via del fiume. Ma forse è difficile ipotizzare che nella sua mente ci fosse un piano preordinato.

23 aprile 2022 (modifica il 23 aprile 2022 | 07:44)

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, 2022-04-23 06:27:00, La confessione e la decisione del gip: deve restare in carcere. La donna spinta sottacqua dopo il volo con l’auto nel fiume Adda, Maddalena Berbenni

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