di Luca Mastrantonio
I due attori e lo scrittore Paolo Cognetti raccontano che cosa hanno imparato dai montanari durante la lavorazione del film Le otto montagne. Una grande prova di recitazione, autenticit e umilt: Lass l’ego si ridimensiona
Il film Le otto montagne un’escursione di rara intensit visiva ed emotiva. Imperdibile per chi ha amato il romanzo di Paolo Cognetti da cui tratto, per chi ama la vita montanara in generale, e per chi non ne sa nulla, ma sa cos’ un’amicizia vera, il suo mistero avventuroso. La storia, portata sul grande schermo da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, una doppia storia d’amore: per la montagna e per l’amicizia. A farci da guida, gli attori Luca Marinelli e Alessandro Borghi, nei panni di Pietro, il cittadino, e Bruno, il montanaro. Cognetti stato la loro guida nell’estate 2021, quando li ha ospitati nel rifugio in Valle d’Aosta dove ha scritto e ambientato gran parte del romanzo (rifugio che ha comprato con i guadagni del libro). L’amicizia dei due andata in risonanza con la montagna e il suo cantore.
Sul film avevo due paure, confessa Cognetti collegato via Zoom con Marinelli e Borghi legate all’inautenticit: che la storia fosse portata altrove. Si parl dell’America, delle Montagne rocciose, dove per non c’ la cultura dell’alpeggio, che centrale nella storia. E poi i due amici, il cuore del film, dovevano essere veri. Era importante che la montagna fosse vera e i due amici fossero veri. L’ambientazione non stata snaturata, anche perch i registi belgi sono stati conquistati dalla bellezza e dalla ciclicit stagionale della Valle d’Aosta, funzionale a mostrare un’amicizia che resiste alla distanza nel tempo, oltre che nello spazio. Vera la montagna, vera l’amicizia. Marinelli e Borghi sono stati scelti non solo per la somma del loro talento, ma per il loro vissuto. Si sono conosciuti sul set di Non essere cattivo di Claudio Caligari, girato nel 2015, poi non avevano pi lavorato assieme, pur restando amici. Il loro ritrovarsi assieme, sul set, dopo un passato comune e una lontananza quello che succede a Bruno e Pietro.
I due attori hanno fatto i provini per entrambi i ruoli, ma per Cognetti e i registi non c’erano dubbi su chi dovesse fare il ruolo pi solare, pieno di energia e vitalit e di progetti (cio Bruno, il montanaro, interpretato da Borghi), e chi invece quello pi timido, da tirare fuori (cio Pietro, il cittadino, ovvero Marinelli). Se per Marinelli l’amore la radice comune delle miliardi di amicizie nel mondo, per Borghi il fulcro la diversit: I momenti per me pi belli del film sono quelli in cui i due amici riconoscono le loro diversit e le accettano, una cosa che io ritrovo molto anche nella mia vita, la diversit nutre l’amore per la donna con cui ho la fortuna di vivere e tutti i miei amici, anche Luca. Cos, con le loro diverse masse fisiche ed emotive, e una familiarit dovuta all’amicizia reale, Marinelli e Borghi hanno garantito quella corporeit che nel romanzo un fronte vasto, superficie di contatto tra il mondo di citt e di montagna.
COGNETTI: LE MIE PAURE SUL FILM ERANO LEGATE ALL’AUTENTICIT. VOLEVO UNA MONTAGNA VERA E UN AFFETTO VERO TRA GLI ATTORI
In citt ricorda Cognetti, che vive tra Milano e le Alpi siamo abituati a stringerci la mano, ad abbracciarci, ci baciamo. In montagna un problema. I miei amici di lass sono spesso imbarazzati anche solo a darti la mano. Una volta un carissimo amico mi ha detto: “Tu tocchi un po’ troppo”. Mi ha ferito. Nel romanzo la corporeit importante perch i due amici fanno fatica a parlare, in montagna si parla poco e dove non arrivano le parole arrivano i corpi, c’ quasi un erotismo nell’amicizia di Pietro e Bruno, che hanno giocato assieme da piccoli, si rotolavano nell’erba, facevano la lotta, il bagno. Per me era importante che i due attori avessero gi questo erotismo, e loro ce l’hanno.
Non salutare tutti con un bacio
L’erotismo nell’amicizia. Si pu scivolare nella semplificazione della fluidit, ma Borghi, collegato dalla casa romana con addosso una vestaglia rossa (Cognetti davanti alle librerie della casa di Milano e Marinelli ha due quadri astratti dietro di s), condivide un aneddoto d’infanzia dalla casta eloquenza: Da piccolo quando dovevo lasciare il campeggio e dovevamo smontare la tenda io scappavo dalla piazzola e andavo a baciare tutti per salutarli e mia madre mi sgridava: “Non normale amore che tu vada da tutte le persone, sconosciute, a salutarle con un bacio”. Ma per me era essenziale dimostrare che ero felice di essere stato l e volevo ringraziarli per i giorni assieme. S, io sono una persona estremamente fisica, il lato erotico di un’amicizia sempre presente, spesso mi capita di confondere amore e amicizia, non sempre riesco a capire quando inizia uno e finisce l’altra.
Invece di chiedere ‘come stai’ ci abbracciamo
Marinelli ricambia: Tra mici quando ci si vede alle volte invece di chiedere “come stai”, ci si capisce da un abbraccio, si poggia la testa sulla spalla e qualcosa passa, come nell’ultimo abbraccio tra Pietro e Bruno, si sprofonda nell’altro. Anche tra me ed Alessandro accade spesso. Penso di aver passato anche questo al mio personaggio, sicuramente l’amicizia tra di noi stato un importante punto di partenza. C’era per un tranello: che l’amicizia tra i due attori da risorsa diventasse ingombro: cos non stato. Pietro e Bruno non sono Luca e Alessandro. Per me s, protesta con candore Cognetti, confessandosi incapace di distinguere tra realt e finzione, autobiografia e fantasia, amici di ieri e di oggi, persone che hanno ispirato i personaggi e attori che interpretano. Io il film, non scherzo, l’ho rivisto una ventina di volte, prima era lungo pi di tre ore, poi ogni volta veniva tagliata una scena e per me era come se mi tagliassero un pezzo del corpo. Sadismo? No, nostalgia. Certo, un po’ sadica : Il film lo riguardo perch mi manca tutto, mi mancano loro, come avere nel telefono non solo foto e video di una cosa bellissima, ma un film intero.
Gli episodi fuori campo
Riavvolgendo il nastro dei ricordi, spuntano episodi fuori campo. Come il primo incontro tra Cognetti e Marinelli, raccontato dallo scrittore: Luca arrivato mesi prima dell’inizio delle riprese, era aprile, non c’era nessuno quel giorno l, io ero agitato, ho fatto le pulizie, c’era neve e abbiamo fatto una camminata. Ricordo che Laki, il mio cane, che non gentile come me, ha timbrato l’orecchio al cagnolino che Luca si era portato dietro. Un bel morso minaccioso, per mettere in chiaro come stanno le cose in montagna. Poi siamo rientrati, io ho una chitarra, lui sa suonare e cantare molto bene e cos la musica, dei Bon Iver soprattutto, riempiva i silenzi tipici dei timidi. Luca mi ha pure aiutato a montare le luci del rifugio, ma la soddisfazione maggiore stata, dopo quei mesi, vedere come ha cambiato il suo modo di camminare, quando danza sulla pietraia o quando sale sui monti del Nepal, si vede che lo sa fare.
Passeggiare e rimettere in gioco il proprio ego
La montagna, per Marinelli, ha una regola semplice ma ferrea: Per essere in mare alto bisogna essere marinai, per essere in montagna bisogna essere dei montanari. Quando andavo con Paolo si facevano giri meravigliosi, se andavo solo con il mio cane facevo 500 metri e poi tornavo indietro. Per passeggiare con Paolo significa mettere in gioco s stessi, non una passeggiata, un’avventura (Borghi interviene con affettuosa ironia Paolo lo stambecco). Marinelli continua: Quando abbiamo girato le scene in Nepal, camminando a lungo per raggiungere le location, ripensavo al libro di Michael Ende, Momo, dove c’ uno spazzino (Beppo) che dice di non pensare alla strada in una sola volta, ma vederla pezzo per pezzo. Di quelle camminate da un certo punto in poi, ricordo i talloni della guida che avevo davanti e lo seguivo come fossi un asinello. Non guardare la cima, ma il pezzetto davanti a te, e questo affidarsi all’altro sono due cose molto belle.
BORGHI: LA NATURA TI FA SENTIRE PICCOLO E TI RIMETTE A POSTO MARINELLI: CON PAOLO HO FATTO PASSEGGIATE MERAVIGLIOSE E FATICOSE
Per Borghi, che in montagna ci andava da un po’ di anni ma sempre d’estate e mai in Valle d’Aosta, l’alpeggio stato una scoperta mistica. Grazie a una settimana vissuta a 2.300 metri di quota con un giovane pastore, Esteban, per imparare a mungere e fare il formaggio. Ha delle mani enormi, da gorilla, e un cuore d’oro. L’et, imprecisata. Diceva 18 anni, ma era un uomo travestito da ragazzo, perch la gente di montagna ha un’et che non riesci a capire. Ci svegliavamo alle 4 di notte, prima mungitura, poi si andava al pascolo e l bisognava imparare a riconoscere le mucche pi semplici e quelle pi complicate… la mia preferita, che mungo anche nel film, Dorina, mi sono innamorato di lei. Aveva una coda mozzata dal morso di un cane, non potevano legarle la coda in alto e cos mi ritrovavo spalmati i suoi escrementi sul volto, e non dicevo nulla per non fare la figura di quello scarso. Dopo aver visto la faccia di Esteban, ho capito che potevo lamentarmi senza rovinare la mia reputazione. La reputazione. Ma la bellezza della montagna, la sua essenza, ti libera dalle sovrastrutture, dalla paura del giudizio degli altri.
Il segreto delle vette nello stare insieme
L’ego, cos, sviluppa un pi sano bisogno dell’altro. Sei in un posto che ti fa sentire piccolo conclude Borghi la montagna ti rimette al tuo posto. Tutte le volte che io e Luca stavamo affacciati al rifugio, al tramonto o all’alba, con neve o senza, ci sentivamo nulla rispetto a ci che guardavamo. Cos ti viene naturale rifugiarti nell’affetto dell’altro. Tu guardi davanti, vedi l’infinito, ti senti piccolo, poi guardi a sinistra, c’ Luca, a destra c’ Paolo, e sei di nuovo al sicuro. Questo il segreto della montagna e il bisogno dello stare assieme. Prima di salutarci, Cognetti ricorda il giorno in cui ha presentato i due attori ai suoi due amici della montagna: Remigio e Gabriele, che ho incontrato a 30 anni, sono stati l’incarnazione dell’immaginario che da piccolo avevo quando passavo da solo le estati in montagna. Mi sono ispirato a loro per Bruno, il cui nome ho preso da un vicino di banco di scuola. Il primo giorno assieme, con Luca e Alessandro, hanno fatto un rito psicomagico: Remigio ci ha portati a fare le scivolate sulla neve, poi, tutti bagnati, siamo andati nella capanna di Gabriele a bere vino o caff caldi. Vedevo negli occhi di Luca e Alessandro quanto tutto fosse meraviglioso, eravamo gi dentro il film prima che iniziasse e quel mondo era vero. Guardavo tutto questo come un bambino cui la vita ha fatto un regalo, vedevo tutti assieme, Gabri e Remigio, Luca e Alessandro, sorridevo e facevo foto, era la felicit.
16 dicembre 2022 (modifica il 16 dicembre 2022 | 07:27)
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, 2022-12-16 07:08:00, I due attori e lo scrittore Paolo Cognetti raccontano che cosa hanno imparato dai montanari durante la lavorazione del film «Le otto montagne». Una grande prova di recitazione, autenticità e umiltà: «Lassù l’ego si ridimensiona», Luca Mastrantonio