M5S, Raggi e il no (insieme a Di Battista) a un ruolo da ministro

di Emanuele BuzziNel libro Polvere di Stelle l’incontro con Di Maio all’Hotel Forum di Roma Virginia Raggi si presenta all’Hotel Forum di prima mattina. Nella hall incrocia Di Battista, intento a scrivere su un pc portatile. La sindaca di Roma lo saluta e prende la via che porta alla terrazza sul tetto dell’albergo. Poco dopo entra nell’hotel Di Maio, che la raggiunge. Il colloquio tra i due dura una mezz’ora. Poi il ministro degli Esteri vede l’ex deputato. Si tratta di due faccia a faccia rimasti finora rigorosamente riservati, ma di cui i vertici Cinque Stelle erano a conoscenza. Il copione dei due colloqui è pressoché identico. Ci sono solo lievi sfumature riguardo all’incarico proposto. «Virginia, stiamo puntando a dar vita a un terzo governo Conte: ti andrebbe di fare la ministra della Pubblica amministrazione?» (l’alternativa è la Famiglia). «Alessandro, per te ci sarebbe il dicastero dell’Ambiente.» È il gennaio del 2021: il nuovo anno si presenta subito come complesso per il Movimento. Renzi sta minacciando di far cadere l’esecutivo. Il leader di Italia Viva, che ha lasciato i dem e si è creato un suo partito, entra in contrasto con Conte e con il M5S sui temi della giustizia e sul Recovery Plan. Il senatore toscano alza la posta: si dimettono le ministre Iv del governo, Teresa Bellanova (Agricoltura) ed Elena Bonetti (Famiglia). Insieme a loro lascia anche il sottosegretario Ivan Scalfarotto. Conte tenta la prova di forza dell’Aula per rimanere in sella. Il 18 gennaio ottiene la fiducia a Montecitorio (343 voti favorevoli e 263 contrari) mentre al Senato il giorno seguente passa le forche caudine del voto con 156 sì (140 i no), grazie al sostegno di tre senatori a vita e di singoli parlamentari che a sorpresa si schierano con l’esecutivo, tra cui l’ex stellato Lello Ciampolillo e la forzista Maria Rosaria Rossi. La situazione però è instabile. La diplomazia in questa fase lavora a un eventuale Conte ter. Il Movimento avrebbe diritto, sulla carta, a nove o dieci ministeri. Per dare un segno di discontinuità e di rilancio (ma non solo) vengono individuate nuove figure a cui proporre la nomina. Con Di Battista si tratta di cooptare l’ala più ribelle, quella di lotta più che di governo, che è schierata con l’ex deputato. Si tratta anche di un tentativo di ricucire i rapporti interni, che si sono logorati con gli Stati generali. Per Raggi il discorso è diverso. C’è anche un nodo politico. La sindaca è in scadenza di mandato e vuole ricandidarsi. Il Movimento al suo interno è spaccato: una fetta del gruppo romano la avversa. Il Pd, alleato dei Cinque Stelle a livello nazionale, per la Capitale è contrario a un bis: dopo aver osteggiato la giunta M5S per tutta la consiliatura, cerca un nuovo volto e pensa a un asse proprio con gli Stellati. Dal punto di vista dei vertici M5S, un’eventuale nomina di Raggi a ministra sarebbe un’operazione vincente su tutti i fronti: li sgraverebbe da un problema politico e permetterebbe all’esponente romana un rilancio in seno all’esecutivo. Raggi rifiuta la proposta. Anche Di Battista dice il suo terzo no a un ministero. Ma l’ex deputato viene cooptato ugualmente all’interno delle discussioni stellate per un governo di responsabili. Nonostante i malumori dei mesi precedenti e l’indiscrezione di uno stop a una sua candidatura alla leadership, i big M5S cercano di coinvolgerlo in prima linea in una fase molto delicata. Crimi, Taverna, Patuanelli, Cioffi e Castaldi incontrano l’ex deputato al Mise. 3 novembre 2022 (modifica il 3 novembre 2022 | 20:28) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-03 19:28:00, Nel libro Polvere di Stelle l’incontro con Di Maio all’Hotel Forum di Roma, Emanuele Buzzi

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