Macron: «Ho chiesto al Papa di chiamare Putin e Biden». Spiraglio di Peskov, e Parolin: «Apertura positiva»

di Gian Guido Vecchi

Francesco al Colosseo per l’incontro di Sant’Egidio: «Non siamo neutrali, ma schierati per la pace. Non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico, disinneschiamo il conflitto con l’arma del dialogo»

CITTÀ DEL VATICANO— «Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli».

Al Colosseo, Papa Francesco chiude l’incontro internazionale «Il grido della pace» organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con leader religiosi da tutto il mondo. «Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo», sillaba: «Non siamo «neutrali, ma schierati per la pace».

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, si dice pronto a fare la sua parte e ora qualcosa si muove.

Lunedì aveva ricevuto in Vaticano il presidente francese Emmanuel Macron, che al settimanale Le Point ha spiegato: «Ho incoraggiato papa Francesco a telefonare a Vladimir Putin e al patriarca Kirill di Mosca, ma anche a Joe Biden. Abbiamo bisogno che gli Stati Uniti si siedano attorno al tavolo per favorire il processo di pace in Ucraina. E Joe Biden ha un vero rapporto di fiducia con il Papa e il Papa può avere un’influenza su di lui per il reimpegno americano ad Haiti e in Ucraina».

Una proposta accolta «positivamente» dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, come riporta l’agenzia Tass: «Siamo pronti a discutere di tutto questo con gli americani, e con i francesi, e con il pontefice. Ripeto ancora una volta, la Russia è aperta a tutti i contatti», ha detto, salvo aggiungere: «Ma bisogna partire dal fatto che l’Ucraina ha codificato la non continuazione delle trattative».

Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Papa, ha commentato: «Questo è positivo, che ci sia un’apertura di questo genere». Certo, «evidentemente si tratta di una apertura generica che si dovrà poi concretizzare, tenendo conto di tutti gli aspetti», ha aggiunto Parolin, «ma che ci sia disponibilità a parlare mi pare un segno».

Il Papa è pronto, nel caso. Nelle sue parole al Colosseo c’è un senso di urgenza crescente: «Oggi, in effetti, si sta verificando quello che si temeva e che mai avremmo voluto ascoltare: che cioè l’uso delle armi atomiche, che colpevolmente dopo Hiroshima e Nagasaki si è continuato a produrre e sperimentare, viene ora apertamente minacciato». Viviamo in uno «scenario oscuro, dove purtroppo i disegni dei potenti della terra non danno affidamento alle giuste aspirazioni dei popoli». Francesco cita lo storico radiomessaggio di Giovanni XXIII, il 25 ottobre 1962, durante la crisi dei missili di Cuba: «Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze. Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra». E aggiunge: «Sessant’anni dopo, queste parole suonano di impressionante attualità. Le faccio mie. Invochiamo lo ius pacis come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza».

Il pontefice e i rappresentanti delle varie confessioni cristiane hanno pregato all’interno dell’Anfiteatro Flavio, le altre religioni in luoghi distinti della città. E adesso sono tutti qui, accanto al pontefice e al fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, al Kuwaitiano Abu al-Qasim al-Dibaj, segretario generale della World Organization Pan-Islamic Jurisprudence. C’è anche la scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah, che saluta con calore Francesco. «Milioni di persone nel mondo esprimono, in modi diversi, una volontà: “Basta con la guerra!”», ricorda il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, e l’elenco dei conflitti è lungo: «Dall’Ucraina bombardata, dalle trincee del Donbass, si alza il grido dei feriti, dei morenti, il lamento di familiari e amici. Le stesse urla di dolore, le stesse implorazioni di pace, si alzano dalla Siria, dal Caucaso, dall’Afghanistan, dallo Yemen, dalla Libia, dall’Etiopia, dal Sahel, dal Nord del Mozambico, da decine di altri luoghi conosciuti o sconosciuti». Lunedì, nel secondo giorno di incontro, anche l’economista della Columbia University Jeffrey Sachs, consigliere speciale del Segretario generale dell’Onu, aveva evocato la crisi dei missili di Cuba del 1962, «stiamo attraversando il momento più pericoloso della storia del mondo da sessant’anni», fino a osservare: «Stiamo spingendo gli attori in campo a scegliere tra una ritirata umiliante o una guerra nucleare». Nel piazzale accanto al Colosseo ci sono duemila persone, il tono di Francesco è solenne : «Il grido della pace viene spesso zittito, oltre che dalla retorica bellica, anche dall’indifferenza. È tacitato dall’odio che cresce mentre ci si combatte. Ma l’invocazione della pace non può essere soppressa: sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al cielo. Non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto. Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà». Il Papa ha ricordato una frase della sua enciclica Fratelli tutti: «La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male». L’appello finale per la pace viene letto a nome di tutti da Elissar, una ragazza rifugiata dalla Siria e oggi studentessa universitaria a Roma: «L’umanità deve porre fine alle guerre o sarà una guerra a mettere fine all’umanità. Il mondo, la nostra casa comune, è unico e non appartiene a noi, ma alle future generazioni. Pertanto, liberiamolo dall’incubo nucleare. Riapriamo subito un dialogo serio sulla non proliferazione nucleare e sullo smantellamento delle armi atomiche. Ripartiamo insieme dal dialogo che è medicina efficace per la riconciliazione dei popoli. Investiamo su ogni via di dialogo. La pace è sempre possibile! Mai più la guerra! Mai più gli uni contro gli altri!».

25 ottobre 2022 (modifica il 25 ottobre 2022 | 19:46)

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, 2022-10-25 17:31:00, Francesco al Colosseo per l’incontro di Sant’Egidio: «Non siamo neutrali, ma schierati per la pace. Non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico, disinneschiamo il conflitto con l’arma del dialogo», Gian Guido Vecchi

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