Maestra di Oristano sospesa, il ministro Valditara: 'Non si tratta solo della recita di una preghiera' – Tuttoscuola,

“Appena emersa la vicenda ho chiesto una relazione dettagliata sui fatti dopodiché abbiamo mandato gli ispettori per verificare che la procedura sia stata corretta. Posso soltanto dire che non si tratta della recita episodica di una preghiera, ma, dalla documentazione a fondamento della decisione disciplinare si tratta di reiterate preghiere e canti religiosi nelle ore disciplinari”. Così il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato al TG4 i fatti che in questi giorni hanno visto protagonista Marisa Francescangeli, la maestra di Oristano che ha raccontato di essere stata sospesa per aver recitato un’Ave Maria in classe con i suoi bambini.

“Dopo diversi interventi ‘bonari’ del dirigente scolastico – ha aggiunto il Ministro – si è arrivati all’attivazione di un procedimento disciplinare che si è concluso con la sanzione di 20 giorni dopodiché io, appena è emersa la notizia, ho richiesto una relazione dettagliata e abbiamo inviato gli ispettori per verificare che la procedura sia stata svolta correttamente. Ovviamente l’insegnante può ricorrere al giudice del lavoro, io posso solamente dire che non si tratta della recita episodica di una preghiera ma, dalla documentazione a fondamento della decisione disciplinare, si tratta di reiterate preghiere e canti religiosi nelle ore disciplinari”.

Dunque “l’accusa è che anziché insegnare storia, geografia, matematica l’insegnante avrebbe fatto cantare inni religiosi e pregare, quindi si tratta di una violazione di un obbligo previsto dalla legge”, ha detto ancora Valditara. 

Già nei giorni scorsi il ministro aveva fatto capire come, probabilmente, dietro la sospensione della maestra di Oristano ci fosse qualcosa di più di un’Ave Maria recitata in classe.Rerum causas cognoscere. Se non intervengo in determinate situazioni ci sono buoni motivi” aveva infatti cinguettato su Twitter Valditara pochi giorni fa.

Non si è trattato di un provvedimento dettato da furia iconoclasta, ma di un iter garantista seguito dall’organo collegiale di competenza” ha spiegato all’Adnkronos Francesco Feliziani, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale (Usr) della Sardegna.

Ci sarebbero state infatti diverse segnalazioni da parte di altri docenti e genitori sulle pratiche religiose che l’insegnante faceva svolgere ai bambini durante le lezioni.

Di lì è partita l’azione disciplinare: “Un atto dovuto – spiega Feliziani -, il dirigente scolastico trasmette le presunte violazioni all’Ufficio scolastico provinciale, che è costretto a portare avanti l’azione disciplinare. Alla fine l’Ufficio provvedimenti disciplinari verifica se ci siano state violazioni e le inquadra nel regolamento con le relative pene”.

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