Mare, pesca e pomodorini: così la Puglia scommette su sostenibilità e inclusione

di Dall’inviato Giulio Sensi

Progetti di protezione del mare e di recupero delle antiche tradizioni, agricoltura, pesca e artigianato. Viaggio tra Taranto e Lecce sulle tracce delle buone pratiche sostenute da Fondazione Con il Sud

Il viaggio nella Puglia che scommette sulla sostenibilità inizia nel cuore del Golfo di Taranto, il mare aperto dove nuotano delfini e capodogli. Sul catamarano della Jonian Dolphin Conservation, un’associazione di ricerca scientifica che studia e protegge i cetacei nel Mar Ionio Settentrionale, Alessandro Console e Linda Portulano scrutano il mare con il cannocchiale. Alessandro è un operatore della Jonian Dolphin, Linda una volontaria, guida naturalistica del Wwf di Taranto appassionata di cetacei a cui sta dedicando la sua tesi di laurea in Scienze della natura. Sul catamarano osservano le varie specie, fanno campionamenti per analizzare il dna, raccolgono con un idrofono i loro suoni, li fotografano per controllare la pinna dorsale.

«Usciamo in mare quasi ogni giorno – racconta Linda – ad osservare i loro movimenti. Il mio sogno è quello di rimanere a vivere qua, lavorare e contribuire all’utilizzo sostenibile del mare che per Taranto è una grandissima risorsa». Con alcuni responsabili di istituzioni, Fondazioni, Terzo settore, stiamo viaggiando via mare e via terra nel Salento, tra Lecce e Taranto per l’iniziativa «Sulla stessa barca», organizzata da Fondazione con il Sud per mostrare sul campo i risultati dei tanti progetti che sostengono da 16 anni, grazie alle risorse destinate allo sviluppo del meridione messe a disposizione dalle fondazioni di origine bancaria italiane.

Sostenibilità ambientale e l’inclusione sociale: la riqualificazione dell’ex convento di San Gaetano; l’associazione Marco Motolese che anima un centro bibliotecario nel quartiere di Tamburi; il Centro euromediterrano Kètos e i pescatori dei presidi slow food nel Golfo di Taranto e nei dintorni di Porto Cesareo grazie a progetto Cap Salento; le agricoltrici della zona di Manduria che hanno riscoperto il pregiato pomodorino tipico e le donne del Te.De.S.Lab. Weawe che hanno ripreso l’antica tessitura del fiocco leccese (di queste due parliamo nella pagina a fianco); la pasticceria nella provincia di Lecce che ha rilanciato la produzione dell’antico colombino; il progetto imprenditoriale e inclusivo di street food Cime di Rapa; la Masseria Tagliatelle, un bene restituito alla città di Lecce in chiave comunitaria; la gelateria sociale Defriscu nata dalla voglia di riscatto delle persone ai margini; i prodotti confezionati dalle donne recluse del progetto di Made in Carcere; l’agricoltura sociale per coltivare le relazioni del progetto Utilità Marginale.

«I progetti – racconta il direttore della Fondazione, Marco Imperiale – sono frutto di una concertazione sul territorio fatta con tante organizzazioni. Azioni pluriennali in cui chiediamo ai proponenti di vedere lungo, oltre il finanziamento: lavoriamo per la sostenibilità economica e la continuità operativa. Cerchiamo di generare sviluppo sotto due aspetti: l’attrazione intorno ai beni comuni del territorio – mare, beni confiscati alle mafie, terreni agricoli abbandonati – e lo sviluppo di opportunità occupazionali, generando reddito sia con la vendita di servizi, sia con la produzione di servizi sociali accreditati al pubblico. La nostra è un’idea di sviluppo del Sud diversa, non calata dall’alto come rappresentava ad esempio l’Ilva, ma che permetta anche di aiutare le comunità locali a trovare la propria strada, scoprendo i talenti e seguendo la vocazione di ogni territorio».

Kètos è punto di riferimento per la «blu economy» della zona, il Centro Euromediterraneo del Mare e dei Cetacei dove ha sede la Jonian Dolphin. Kètos è il centro di citizen science più evoluto in Italia e si trova in un antico edificio della Taranto vecchia, Palazzo Amati, ristrutturato e divenuto un’area museale che attrae turisti e scuole con il programma «Ricercatori per un giorno», ma anche scienziati da tutto il mondo. «La presenza dei cetacei nel Golfo – spiega Carmelo Fanizza, presidente dell’associazione – rappresenta un indice positivo dal punto di vista della qualità biologica dell’area, ma dobbiamo ancora studiare tanto per capire gli impatti delle attività dell’uomo su questa area. I cetacei sono specie architrave, se non ci fossero non sarebbe possibile innescare i processi di produzione primaria. Senza delfini diminuirebbero le altre specie di pesce e la pesca ne risentirebbe in modo determinante». La pesca sostenibile è un’altra scommessa della Taranto che investe nel futuro. Il catamarano fa tappa nel Mar Piccolo, la laguna che bagna la città vecchia. Di fronte fumano le ciminiere dello stabilimento Ilva.

La comunità

In mezzo alla laguna incontriamo Luciano Carriero e Francesco “Ciccio” Marangione. Carriero è allevatore di cozze da quattro generazioni e presidente della più grande cooperativa di mitilicoltori di Taranto che raggruppa 34 produttori. Insieme ad altri pescatori, sta lavorando al rilancio della cozza tarantina che adesso è un presidio Slow Food. Viene allevata in modo naturale, senza inquinare: reti biodegradabili, barche a remi, ambiente controllato. «Solo una piccola parte del mare del Golfo va ancora bonificata – racconta Carriero – il resto è pulito e la cozza tarantina è sicura. Dal 2011 avevamo perso mercato ed eravamo in via d’estinzione, pagavamo la cattiva pubblicità. Poi insieme a Slow Food è partito un processo che ha coinvolto centri di ricerca e agenzie per l’ambiente. In quattro anni abbiamo creato la comunità dei produttori e stilato un disciplinare molto rigido che prevede l’allevamento delle cozze solo con prodotti naturali».

Una scommessa anche questa a cui hanno aderito 24 cooperative, 60 produttori che impiegano 600 pescatori fra cui molti giovani e alcuni ex operai dell’Ilva. «Vogliamo tornare a pieno regime – confida Carriero – e assumere altre persone, fare squadra e tutelare il nostro patrimonio. È il momento giusto, ci sono tante professionalità che vogliono bene a questa città e dobbiamo ridare a Taranto ciò che merita, dimenticando questo mostro, l’Ilva, che abbiamo alle nostre spalle. Quello è il passato, noi siamo il futuro».

25 luglio 2022 (modifica il 25 luglio 2022 | 20:06)

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, 2022-07-25 21:15:00, Progetti di protezione del mare e di recupero delle antiche tradizioni, agricoltura, pesca e artigianato. Viaggio tra Taranto e Lecce sulle tracce delle buone pratiche sostenute da Fondazione Con il Sud, Dall’inviato Giulio Sensi

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