La mareggiata pitagorica

Nel convalidare il fermo di due presunti scafisti del naufragio di Cutro, il giudice delle indagini preliminari Michele Ciociola cos esordisce: In attesa dell’atteso ed osannante turismo crocieristico, l’Italia scopre altri esotici viaggi alla volta di Crotone e dintorni.

E, in attesa dell’atteso, continua: Lungi dall’ergersi alla Cassandra di turno, chi scrive, gravato dagli orrori dell’ultima mareggiata pitagorica, si accinge a vergare l’ultimo fermo disposto in materia di immigrazione clandestina.

Vergato il quale, conclude: Lo sbarco in esame non pu essere ritenuto il frutto di un accordo tra quattro amici al bar che, imbattutisi per caso in 180 disperati, decidono di affrontare i perigli del mare per speculare sul desiderio di libert dei disperati medesimi.

Che cosa pu avere indotto il sarcastico estensore dell’ordinanza ad affrontare i perigli di una prosa spumeggiante ai limiti dell’esoterico pur di scrivere un atto giudiziario come se fosse un libretto di Metastasio? E volendo egli comunicarci che, sulla base della sua esperienza, gli scafisti russi sono stati sostituiti da quelli turchi, per quale motivo ha usato queste parole: Si fa peraltro presente, sul canale esperienziale, come, venuta meno la manovalanza russofona, gli aurighi dei natanti siano quasi esclusivamente di nazionalit turca.

Non facile capire in che modo i dannati scafisti si siano trasformati in aurighi, ma dipender dall’antenna: i canali esperienziali li prende malissimo.


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2 marzo 2023, 06:44 – modifica il 2 marzo 2023 | 06:51

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