di Marco Imarisio
Marina Ovsyannikova era apparsa dietro la conduttrice di un telegiornale russo con un cartello di protesta. Arrestata, è ricomparsa nell’aula del tribunale: dopo la prima udienza la giornalista è stata rilasciarla e multata di 30 mila rubli (pari a 250 euro)
Tutto in una notte, o quasi. All’ingresso della Newsroom del Primo canale russo è stato messo un varco di controllo, come per gli aeroporti. Alcuni giornalisti dell’emittente si sono confidati con i loro colleghi e rivali di Rossya 24, che hanno fatto trapelare le loro parole. «Quando sono arrivato in ufficio per il turno di notte, non potevo crederci. Siamo tutti sbalorditi dal suo coraggio. E ammirati da quel che ha fatto. La pensiamo tutti allo stesso modo su questa cosiddetta operazione speciale in Ucraina. E tra noi ci diciamo che “lui” è impazzito». Pensarlo è un conto. Dirlo, apparendo in diretta durante il telegiornale della sera con un cartello mai così esplicito su bugie e propaganda di Stato, è un altro. La giornalista Marina Ovsyannikova lo ha fatto, e nel giro di poche ore, durante la quale nessuno, neppure i suoi avvocati è riuscito a capire dove fosse stata portata dalla Polizia, è diventata una eroina mondiale.
Il suo gesto, impossibile da vedere in Russia, in ossequio alla nuova legge sulla censura anche la Novaya Gazeta diretta dal premio Nobel per la pace Dmitrij Muratov ha dovuto pubblicare la foto dell’irruzione oscurando le parole sul foglio, ha avuto un effetto dirompente. «Un po’ di verità finalmente» ha detto un altro suo collega. «Quel fuorionda è stato il miglior servizio mai trasmesso dal nostro telegiornale». Anche il prezzo del coraggio è salito alle stelle in Russia. Marina, che ha il padre di nazionalità ucraina, è riapparsa oggi in un’aula di tribunale, accompagnata dall’avvocato Anton Gashinsky, cofondatore di una organizzazione indipendente che si batte contro la persecuzione politica. La donna vive a Mosca con due figli di undici e 17 anni. Rischia molto di più della multa che le è stata comminata per avere organizzato una iniziativa pubblica non autorizzata. Questa sanzione è solo il primo gradino della scala che attende i manifestanti fermati in piazza, una specie di infrazione amministrativa sanabile anche con una multa. «Voglio ringraziare tutti per il sostegno» ha detto lei all’uscita dal tribunale di Ostankino, il quartiere di Mosca dove ha sede la sua ormai ex emittente. «Sono stati i due giorni più difficili della mia vita. Mi hanno interrogata per più di 14 ore e non mi lasciavano contattare i miei cari. Non mi hanno concesso nessuna assistenza giuridica».
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— ?????? ?????? (@SobolLubov) March 15, 2022
Quello che potrebbe venire dopo invece è molto peggio. La magistratura ha ordinato l’apertura di una indagine nei confronti della giornalista per stabilire se la sua irruzione in studio, e quel che ha detto nel messaggio video registrato in precedenza, infrange la nuova legge che sanziona le presunte Fake news sull’esercito russo con pene che possono arrivare fino a quindici anni di reclusione. Appena il caso di ricordare che i tribunali con i dissidenti ci vanno con la mano pesante. Proprio questa mattina sono stati chiesti 13 anni di carcere per Alex Navalny, accusato di oltraggio alla corte. La ribellione di Marina ha fatto saltare il tappo del disagio che regna nelle redazioni dei media ufficiali, obbligate a fare il megafono della volontà del Cremlino. A NTV, la rete posseduta per l’86 per cento dal colosso del gas Gazprom, pare sia in corso un esodo di massa. Se n’è andata Lilia Gildeeva, che conduceva il telegiornale della sera dal 2006. Se n’è andato Vladimir Glusker, che però da anni lavorava a Bruxelles. Se n’è andata da Primo canale anche Zhan Agalakova, che ci era entrata giovanissima nel 1991, diventandone uno dei volti più riconoscibili. Tutte queste defezioni hanno in comune un dettaglio che le differenzia dal clamoroso gesto della loro collega. Sono state comunicate dall’estero. «Prima sono andata via, perché non ero sicura che me lo avrebbero lasciato fare, poi ho mandato la lettera di dimissioni» ha scritto Gildeeva su Telegram. Ma qualcosa si sta muovendo, anche nel campo dell’informazione più allineata. Ne hanno parlato tutti. Emmanuel Macron ha detto che la Francia è pronta ad accoglierla, mentre Vladimir Zelensky ha ringraziato i russi che non smettono di provare a dire la verità. «Come quella ragazza che è entrata nello studio televisivo con il cartello No War in mano».
E pazienza se Marina Ovsyannikova non è più una ragazza in senso stretto, essendo nata nel 1978 a Odessa. Le sue origini sono nella penisola del Kuban, nella Russia meridionale, dove prima della grande carestia del 1930 la maggior parte della popolazione era di lingua ucraina. Si è laureata in Giornalismo e in Economia. Ha cominciato a lavorare nelle televisioni locali di Krasnodar. Il suo ex capo, Vladimir Runov, la ricorda come una ragazza ambiziosa, difficile da fermare, ma è critico nei confronti del suo gesto, «nel quale non vedo eroismo ma stupidità». Marina è una appassionata del nuoto di resistenza: ha attraversato più volte il Volga e lo stretto sul Bosforo.
Anche Dmitrij Peskov, il portavoce di Putin, è stato quasi obbligato a parlare di lei. E non sembrava certo felice dell’accaduto. «Quella ragazza è una teppista» ha detto. Ma poi ha aggiunto una considerazione sui programmi in diretta, che prevedono una responsabilità e una attenzione particolare, «tanto più da parte di coloro che ci lavorano». Sembra quasi un messaggio in codice, che non si ripeta mai più. Una specie di cartellino giallo destinato ai vertici dell’emittente. Il direttore e amministratore delegato del Primo canale si chiama Konstantin Ernst, un ex produttore cinematografico che manco a dirlo è amico di lunga data nonché fedelissimo di Putin. Ma a giudicare dal posto di blocco subito creato all’ingresso negli studi e dalla rimozione immediata del video di Marina da qualunque supporto online, neppure lui deve aver passato una notte tranquilla.
15 marzo 2022 (modifica il 15 marzo 2022 | 22:05)
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, 2022-03-15 21:08:00, Marina Ovsyannikova era apparsa dietro la conduttrice di un telegiornale russo con un cartello di protesta. Arrestata, è ricomparsa nell’aula del tribunale: dopo la prima udienza la giornalista è stata rilasciarla e multata di 30 mila rubli (pari a 250 euro) , Marco Imarisio
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