di Stefano MontefioriLa leader della destra radicale francese: «Porti sicuri? Quelli tunisini per i turisti lo sono, vadano lì» Signora Le Pen, che cosa pensa della crisi diplomatica tra Francia e Italia? «Le accuse del governo francese all’Italia sono profondamente ingiuste e rivelano un rigetto della democrazia. Gli italiani hanno eletto Giorgia Meloni, notoriamente contraria all’immigrazione clandestina anarchica che le Ong cercano di imporci. Rifiutando lo sbarco alla Ocean Viking il governo di Roma non fa che rispettare la volontà del popolo italiano. Quanto al governo francese, lo trovo ipocrita perché evoca ragioni umanitarie ma nel 2018 la nave Aquarius venne rifiutata dalla Francia e fu costretta a navigare fino a Valencia». La Francia sostiene che in base al diritto internazionale la Ocean Viking avrebbe dovuto approdare in Sicilia, nel porto sicuro più vicino. «E perché invece le navi delle Ong, che io considero complici degli scafisti, non approdano in Algeria, o ancora più vicino in Tunisia? Quelli non sono porti sicuri? È un atteggiamento di grande disprezzo nei confronti di quei Paesi, oltretutto incomprensibile visto che ogni anno centinaia di migliaia di europei vanno a passare le loro vacanze in Tunisia. I porti tunisini sono sicuri per i turisti e non per la Ocean Viking? La verità è che il governo francese è favorevole all’immigrazione e non lo vuole dire». Veramente il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha appena annunciato l’espulsione di 44 dei 234 migranti arrivati a Tolone sulla Ocean Viking. «Scusi ma vedremo. Clemenceau diceva “i discorsi di Jean Jaurès si riconoscono dal fatto che usa tutti i verbi al futuro”. E possiamo benissimo applicare la stessa frase a Darmanin, i suoi discorsi hanno sempre i verbi al futuro, e la realtà non sempre segue. Poi, il punto è che aprire i porti alla Ocean Viking e alle altre navi delle Ong incoraggia i migranti a partire. La sola politica davvero umanitaria è una politica di fermezza». Ma non crede che ci si concentri troppo sulle navi delle Ong, quando in Italia rappresentano appena il 16 per cento degli arrivi? E secondo alcuni dati relativi al 2021, il numero di partenze dei gommoni nel Mediterraneo non cambia, che le navi delle Ong siano presenti in mare oppure no. «È vero, molti migranti arrivano con altri mezzi. Ma il danno fatto dalle Ong non riguarda tanto il numero dei migranti che trasportano, quanto la pubblicità fatta alle traversate. È come se dicessero “prendete pure la via del mare, tanto ci saremo noi a salvarvi”. È un atteggiamento irresponsabile che incoraggia viaggi molto pericolosi. Più in generale, le Ong fanno il contrario di quel che noi riteniamo giusto. Noi siamo per una politica dissuasiva, perché i Paesi europei non hanno niente da offrire a chi arriva». Come valuta la strada degli accordi bilaterali con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, scelta dal governo italiano? «Non è ammissibile che questi Paesi non rispettino il diritto internazionale, che li obbliga a recuperare i loro concittadini quando sono emigrati in condizioni di clandestinità. La Francia per esempio ha un problema con l’Algeria: nei primi sei mesi del 2021, sono state effettuate solo 22 espulsioni sulle 7.780 decise dalle autorità francesi, perché l’Algeria ha rilasciato appena lo 0,2 per cento dei lasciapassare consolari necessari. Allora bisogna passare al braccio di ferro, per esempio non concedere più visti agli algerini, compresi i loro dirigenti, e bloccare le rimesse degli algerini di Francia verso le loro famiglie in Algeria». A livello europeo, se finora non ci si è accordati su un meccanismo di ripartizione obbligatoria, e non solo volontaria, dei migranti, è perché a opporsi sono soprattutto Paesi dai governi sovranisti come Ungheria e Polonia. Non è questo un effetto controproducente del primato dell’interesse nazionale? «Ma non c’è alcuna incoerenza nel fatto che ogni Paese pensi prima di tutto al proprio interesse. Io non voglio accogliere migranti nel mio Paese e non voglio neanche imporli agli altri. L’Unione europea non può imporre migranti a popoli che non li vogliono». Ma l’idea è che la solidarietà europea possa aiutare un Paese come l’Italia, che per la sua posizione geografica è meta dei gommoni più di altri. «Il punto non è redistribuire i migranti che arrivano. L’obiettivo deve essere non farli arrivare, cominciando con lo scoraggiare le Ong». Come evolverà, secondo lei, la crisi tra Francia e Italia? I toni sono stati molto duri. «Sì ma il presidente Macron un giorno dice una cosa e il giorno dopo è pronto a dirne un’altra… È stato molto criticato a sinistra per avere subito incontrato Meloni a Roma, vuole farsi perdonare. In questa grande agitazione del nostro governo ci vedo un po’ di cinema». 16 novembre 2022 (modifica il 16 novembre 2022 | 07:42) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-16 06:42:00, La leader della destra radicale francese: «Porti sicuri? Quelli tunisini per i turisti lo sono, vadano lì», Stefano Montefiori