Mario Draghi, le dimissioni: come si è arrivati alla crisi di governo

Il governo Draghi è caduto giovedì 21 luglio. L’ex presidente della Banca centrale europea si è recato giovedì 21 luglio dalla Camera — dopo aver ottenuto la fiducia al Senato — al Quirinale da Sergio Mattarella Mario Draghi si è dimesso. L’ex presidente della Banca centrale europea si è recato giovedì 21 luglio dalla Camera — dopo aver ottenuto la fiducia al Senato (ma con soli 95 voti, e senza quelli di Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle) — al Quirinale da Sergio Mattarella, nelle cui mani ha confermato le dimissioni che il capo dello Stato aveva respinto lo scorso giovedì. Il colloquio è durato poco meno di mezzora. Nel febbraio 2021, Mattarella aveva affidato a Draghi l’incarico di formare un governo «di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica» per affrontare le emergenze pandemica, economica e sociale. La caduta del governo Draghi è arrivata in una due giorni parlamentare caotica, ieri a non votare la fiducia al Senato al governo sono stati sia il Movimento 5 Stelle (che già lo scorso giovedì non aveva votato la fiducia al governo al Senato, sul Dl Aiuti), sia Lega e Forza Italia (che fino a ieri erano parte della maggioranza di governo), sia Fratelli d’Italia (che è sempre stata all’opposizione). Alcuni esponenti di Forza Italia e Lega hanno votato a favore dell’esecutivo, e dunque — così come avvenuto per i 5 Stelle nelle scorse settimane — potrebbero uscire dai rispettivi partiti. Lega e 5 Stelle – due partiti che hanno raccolto risultati deludenti alle ultime elezioni amministrative — avevano da tempo avviato un’azione di logoramento nei confronti del governo, con rivendicazioni che il premier ha ricordato nel suo duro discorso di ieri. L’accelerazione che ha però portato alla crisi attuale è iniziata alla fine di giugno, quando il sociologo Domenico De Masi, al Fatto Quotidiano, ha detto: «Grillo mi ha raccontato che Mario Draghi gli ha chiesto di rimuovere Giuseppe Conte dal M5s, perché inadeguato». Nel pomeriggio di mercoledì 29 giugno, Giuseppe Conte definì «sinceramente grave che un premier tecnico, che ha avuto da noi la sua investitura, si intrometta nella vita di forze politiche — che lo sostengono, peraltro», e descrisse come «una manovra di palazzo» la scissione avvenuta pochi giorni prima tra i 5 Stelle, ad opera di Luigi Di Maio. Tornato in anticipo da un vertice Nato a Madrid per sanare queste tensioni, dopo alcuni giorni Draghi ha ricevuto Conte, che gli ha consegnato un documento contenente 9 punti sui quali il Movimento voleva , dal premier, un impegno preciso e stringente. Lo scorso giovedì, il Movimento 5 Stelle ha poi deciso di non votare la fiducia al governo sul Dl Aiuti — che stanzia decine di miliardi per famiglie e imprese — adducendo come motivazione la presenza, nella misura, di poteri straordinari per il sindaco di Roma per costruire un termovalorizzatore (punto che nel documento consegnato a Draghi non era citato). Draghi a quel punto ha deciso di dimettersi, ma il presidente della Repubblica ha respinto le dimissioni, rinviandolo alle Camere. Nel suo discorso di mercoledì 20 luglio, Draghi ha chiesto ai partiti «un nuovo patto di fiducia, sincero e concreto, come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il Paese: i partiti, e voi parlamentari, siete pronti a ricostruire questo patto?». Il centrodestra di governo — Lega e Forza Italia — ha a quel punto deciso di non votare la fiducia all’esecutivo: o, meglio, di chiedere a Draghi un bis ma con un governo con «indirizzi e composizione» diversi dall’attuale: di fatto, un governo a trazione centrodestra, una condizione che Draghi non ha potuto accettare. La Lega aveva peraltro da settimane iniziato a chiedere a Draghi — senza presentare documenti per punti, ma con dichiarazioni e interviste — una “discontinuità”, tanto che Matteo Salvini aveva dato «appuntamento a settembre» per valutare le risposte di Draghi alle sue istanze. Tra quelle citate dal premier nel suo discorso e nella sua replica ci sono le tensioni sulle misure su taxisti e balneari, sul fisco, sulla decisione di non operare nuovi scostamenti di bilancio. Anche la Lega poi — come il Movimento 5 Stelle — avevano criticato il governo per la decisione di proseguire l’invio delle armi all’Ucraina, per permettere a quel Paese di difendersi dall’aggressione da parte della Russia. 21 luglio 2022 (modifica il 21 luglio 2022 | 12:02) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-21 10:02:00, Il governo Draghi è caduto giovedì 21 luglio. L’ex presidente della Banca centrale europea si è recato giovedì 21 luglio dalla Camera — dopo aver ottenuto la fiducia al Senato — al Quirinale da Sergio Mattarella, Redazione Online

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