Mariupol, i bus non arrivano e pochi civili vengono evacuati: «Corridoio umanitario fallito»

di Lorenzo Cremonesi

Delusione di residenti e autorità ucraine. I combattenti in città rifiutano la resa. La vice sindaca imposta da Mosca: sfilata il 9 maggio

MIRNOGRAD (Donbass) – Le speranze di salvezza e le delusioni angosciate per i civili intrappolati tra le rovine di Mariupol sotto i bombardamenti a tappeto dell’assedio russo si succedono senza tregua con le cronache della battaglia. Ieri in serata si era ancora in attesa di conoscere l’esito dell’ennesimo tentativo di corridoio umanitario per condurre almeno le donne e i bambini verso le linee ucraine. Il primo dato offerto dalle autorità di Kiev è che comunque l’operazione non avrebbe avuto il successo sperato e soltanto una piccola parte dei circa 6.000 disperati che avrebbero dovuto salire sulla novantina di bus messi a disposizione delle autorità russe per raggiungere i punti di incontro stabiliti con i convogli umanitari ucraini sarebbero giunti alla meta.

Nuovo fallimento

«Il corridoio umanitario non ha funzionato come sperato. I bus russi non sono arrivati in tempo», ha dichiarato la vicepremier Iryna Vereshchuk.

Pare inoltre vi sia stata parecchia confusione sui punti di imbarco. E non è chiaro se tra i pochi passeggeri partiti vi sia anche qualcuno tra il migliaio ì civili nascosti da settimane nei sotterranei della gigantesca acciaieria Azovstal, dove sono anche arroccati i combattenti più determinati a non arrendersi sino all’ultimo uomo.
La situazione resta comunque in evoluzione. I centri di raccolta profughi a Zaporizhzhia, la prima città del sud del Paese dove arrivano i fuggiaschi dalle regioni occupate dai russi sul tratto di costa tra il Donbass e la penisola di Crimea, ieri sera tarda pare ne avessero ricevuti molto pochi, alcuni dei quali arrivati da soli e senza salire sui bus.

Posti di blocco

Pochi giorni fa una famiglia scappata dalla sacca ai primi di aprile ci spiegava che non basta uscire dalla zona dei combattimenti nel centro di Mariupol e attorno alla Azovstal per essere in salvo. L’intera regione è paralizzata dai posti di blocco militari russi, la maggioranza dei quali in mano alle unità cecene, che non si fanno alcuno scrupolo nell’ arrestare a loro piacimento i civili senza alcun rispetto per le convenzioni internazionali. «Noi dopo essere usciti dall’area urbana di Mariupol abbiamo impiegato sei giorni per arrivare alle linee militari ucraine», hanno raccontato.

Segnali di disgelo

Il solo fatto comunque che ucraini e russi abbiano in qualche modo concordato un piano per l’uscita dei civili potrebbe significare un timido raggio di ripresa dei negoziati di pace, dopo oltre venti giorni di gelo totale. Mosca annuncia di avere presentato una piattaforma di dialogo. Mariupol resta comunque la città-martire simbolo del confitto e uno sblocco sui profughi sarebbe un segnale positivo. Il sindaco denuncia da tempo che i civili morti potrebbero essere oltre 22.000. Ieri lo stesso presidente Volodymyr Zelensky ha ricordato che restano circa 120.000 abitanti intrappolati e le loro vite sono appese ad un filo. «I russi tenendo sotto assedio così tanti civili a Mariupol stanno commettendo un crimine di guerra», ha dichiarato. Le operazioni di evacuazione dovrebbero riprendere oggi.

Nessuna resa

I combattenti ucraini

(si parla di un numero che varia a seconda delle fonti da 1000 a 2500) hanno nel frattempo rifiutato il quarto ultimatum russo in pochi giorni. «Noi continuiamo a combattere», ripetono, sebbene ieri alcuni loro comandanti accennassero a una «situazione disperata». Secondo la Tass russa, almeno cinque degli irriducibili avrebbero ieri alzato le mani. Ma il nocciolo duro resiste. Questo però non impedisce alla vice sindaca imposta dai russi, Viktoria Kalachova, di ribadire che si va preparando in città la parata patriottica il 9 maggio giorno della liberazione dal nazifascismo: «La popolazione la attende», ha detto.

20 aprile 2022 (modifica il 20 aprile 2022 | 23:53)

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, 2022-04-20 22:20:00, Delusione di residenti e autorità ucraine. I combattenti in città rifiutano la resa. La vice sindaca imposta da Mosca: sfilata il 9 maggio, Lorenzo Cremonesi

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