di Alfio Sciacca
L’alpinista di 30 anni era stato dato per disperso, poi venne riconosciuto grazie al piercing a un orecchio. Per settimane ha lottato tra la vita e la morte all’ospedale di Treviso
Davide Carnielli non è solo un sopravvissuto alla tragedia della Marmolada ma anche «un figlio ritrovato», come hanno più volte ripetuto i suoi genitori. Dato per disperso è stato infatti identificato solo grazie a un piercing all’orecchio. Per settimane ha lottato tra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva di Treviso. Ora però sembra fuori pericolo e sta pian piano tornando alla vita.
A dare la notizia una delle due sorelle, Valeria, con un post su Facebook. «Voglio raggiungere tutte le persone che da quella terribile domenica hanno pensato con affetto e speranza a Davide e alla nostra famiglia — scrive —. Siamo felici di dire che Davide si trova in una fase di risveglio». Rimane comunque la cautela: «Lo attende un lungo percorso di guarigione, accompagnato dall’amore dei suoi familiari. Saremo sempre grati ai medici e a quanti si sono impegnati per ritrovare Davide. Ringraziamo chi ha sperato, ha pregato e continuerà a farlo. Davide è un ragazzo con un cuore grande, dove c’è spazio per ognuno di voi».
In risposta decine di messaggi di gioia. Tra gli altri anche quello («che bella notizia!») di Alessandra De Camilli, l’architetto di Schio sopravvissuta alla valanga di ghiaccio perché il compagno, Tommaso Carollo, le ha fatto scudo con il suo corpo. La storia di Davide, 30 anni, alpinista, ciclista e consigliere comunale a Fornace (Trento), è tutta da raccontare. Sin dall’inizio. Da quel suo post su Instagram alle 13,39 del 3 luglio: «Discesa dal ghiaccio. Sani e salvi anche sto giro». Alcuni minuti dopo un seracco si stacca dalla cima di Punta Rocca. Davide viene dato per disperso. Nei giorni del lutto e del dolore i genitori, Mauro e Giovanna, sono tra i familiari che, nella foresteria dei vigili del fuoco di Canazei, il premier Mario Draghi stenta a consolare.
Decine di madri, padri, fratelli distrutti dal dolore dopo giorni in attesa di notizie sui loro cari dati per dispersi, consapevoli di poter al massimo recuperare una salma da ripotare a casa. E invece, almeno per una famiglia, succede l’impensabile. Tra lacrime e scene di disperazione è il governatore del Veneto, Luca Zaia, a lanciarsi in un azzardo. «Guardate — dice, rivolto ai familiari — in un ospedale del Veneto io ho un paziente giovane che nessuno è riuscito a identificare. Mi dicono che ha 50 anni ed è straniero, ma io non ci credo. Non è che qualcuno di voi lo riconosce?». E poi tira fuori le foto di quel ferito senza nome. Impossibile riconoscerlo dal volto martoriato o da altri particolari anatomici.
È solo grazie a un piccolo dettaglio che nei volti di mamma Giovanna e papà Mauro si accende una luce di speranza: il buco di un piercing a metà dell’orecchio sinistro. «Esattamente dove lo portava Davide», sussurrano i genitori che poi si precipitano in ospedale a Treviso per la definitiva identificazione. Il «figlio ritrovato» ora si sta risvegliando dalla sedazione profonda in cui è stato tenuto per via degli innumerevoli traumi. Una notizia che attendeva con ansia anche il responsabile di quello spericolato azzardo nella caserma di Canazei. «Ho sempre sperato che Davide ce la facesse e in queste settimane abbiamo vissuto con lui questa sfida — dice il governatore Luca Zaia —. È una vita ritrova. Mi viene la pelle d’oca ogni volta che ripenso ai genitori e al momento in cui dalla foto hanno scoperto quel piccolo particolare del piercing. Questo è sicuramente un raggio di sole in tanto dolore. Il pensiero va anche alle famiglie delle vittime. Resta l’amarezza di non essere riusciti a salvarli tutti».
24 agosto 2022 (modifica il 24 agosto 2022 | 07:22)
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, 2022-08-24 05:32:00, L’alpinista di 30 anni era stato dato per disperso, poi venne riconosciuto grazie al piercing a un orecchio. Per settimane ha lottato tra la vita e la morte all’ospedale di Treviso , Alfio Sciacca