Massa al fegato di cui non si riesce a capire la natura:che esami servono?

di Massimo Alberto Iavarone

Generalmente la risonanza magnetica nucleare all’addome superiore pu essere determinante per una corretta diagnosi differenziale

Mi hanno diagnosticato, tramite un’ecografia, un angioma di 3,5 centimetri nel fegato. L’ipotesi per stata successivamente messa in dubbio da una Tac con mezzo di contrasto, seguita da una risonanza magnetica che ha dato lo stesso risultato. Per arrivare a una diagnosi certa servirebbe una biopsia, che per non pu essere eseguita in quanto la massa attaccata alla vena cava. Faccio esami ogni tre mesi per monitorare la situazione, ma finora n io n i medici abbiamo capito quale sia il problema. Che cosa mi consigliate?

Risponde Massimo Alberto Iavarone, Unit operativa Gastroenterologia ed Epatologia, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano (VAI AL FORUM)

Gli angiomi sono considerati lesioni focali epatiche benigne, che di solito si riscontrano in maniera occasionale durante degli esami (come un’ecografia) eseguiti per altre ragioni. Questo tipo di lesioni non evolve, non rischia alcuna trasformazione neoplastica e ha un comportamento abbastanza caratteristico durante le varie fasi degli esami che si eseguono con i mezzi di contrasto, come possono essere una risonanza magnetica nucleare (Rmn) o una Tac. Normalmente gli angiomi non danno alcun problema o sintomo, mentre in rari casi gli angiomi cosiddetti giganti (maggiori di 10 centimetri, o maggiori di 5 centimetri in determinate sedi anatomiche) possono invece essere sintomatici, provocando senso di peso alla parte destra dell’addome o dolore intenso in caso di emorragia o rottura, eventi che comunque rimangono molto rari.

Diagnosi differenziale

Generalmente la risonanza magnetica nucleare all’addome superiore, con e senza l’uso di un mezzo di contrasto che sia specifico per il fegato (detto epatospecifico), dirimente nel poter fare una corretta diagnosi differenziale delle lesioni focali che si riscontrano in sede epatica. In particolare, questo tipo di esame diagnostico aiuta lo specialista nel distinguere tra le lesioni benigne e quelle maligne , sia per ci che riguarda gli aspetti della lesione che si presentano prima dell’iniezione del mezzo di contrasto, sia nelle fasi successive all’iniezione stessa. Esistono indubbiamente determinate situazioni in cui, per arrivare a ottenere una diagnosi definitiva, necessario procedere a un approfondimento ulteriore e quindi eseguire anche la biopsia epatica. In linea di massima con la biopsia sotto guida ecografica (sfruttando cio l’ecografia per indirizzare al meglio l’ago durante il prelievo) si riesce a trovare il punto esatto in cui operare in sicurezza, a patto che la lesione sia chiaramente identificabile.

Secondo parere

Un altro aspetto fondamentale da tenere in debita considerazione l’evoluzione della lesione nel tempo: se questa non modifica particolarmente il suo comportamento, se le sue dimensioni non aumentano progressivamente, se non infiltra i vasi sanguigni, allora la lesione si pu generalmente considerare benigna. In ogni caso, un secondo parere ed eventualmente una rivalutazione delle immagini acquisite con la Tac e la risonanza magnetica da parte di un team multidisciplinare esperto possono essere di ulteriore aiuto nella diagnosi differenziale della sua lesione. Gli specialisti saranno in grado anche di distinguere tra le diverse possibili lesioni epatiche benigne, ambito nel quale immagino ricada anche il suo caso, dato che segnala di aver gi effettuato diversi controlli nel tempo e non sono citate particolari evoluzioni. Le tempistiche dei controlli, anche nel caso di lesione benigna che meriti il successivo monitoraggio costante, potranno certamente essere allungate in seguito.

11 gennaio 2023 (modifica il 11 gennaio 2023 | 18:06)

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