di Alessandra Muglia
Nella città-baluardo per Odessa da dove domani il giornalista condurrà il primo programma in diretta dall’Ucraina in guerra
«Mi sento addosso l’odore acre della morte» sospira Massimo Giletti davanti a caschi, scarpe, tute mimetiche e zainetti sparsi tra le macerie. Quel che resta della caserma centrata da missili russi venerdì a Mykolaiv, città strategica sul Mar Nero. «Continuano a estrarre corpi. Molti sono giovanissimi» racconta con un filo di voce il conduttore, davanti al cratere scavato dai razzi. La città è riuscita finora ad opporre un argine all’avanzata russa verso Odessa, proprio grazie alla resistenza dei soldati locali che in quella caserma venivano addestrati. Il bilancio delle vittime sale di ora in ora. Alla fine il conteggio si ferma a 80. Una strage.
«Mi ha turbato molto l’insistenza di alcune soldatesse sopravvissute: “filmate questi corpi, dovete mostrarli al mondo, capite perché c’è bisogno di una no fly zone?” hanno implorato».
Giletti è passato per qualche giorno dagli studi televisivi al fronte. E dal fronte Sud condurrà domani sera su La7 la nuova puntata di «Non è l’Arena», primo programma in diretta dall’Ucraina in guerra. «Sono venuto qui perché sono un conduttore anomalo» spiega al Corriere. «Credo che chi vuole raccontare la guerra debba vederla. Quando vedi con i tuoi occhi, raccogli degli elementi di riflessione che sfuggono a chi sta in studio, bello comodo» dice con il piglio dell’inviato in prima linea. «Incontrare la gente è fondamentale: Putin io non lo vedo sullo schermo ma negli sguardi delle persone qui».
Diventa evidente per esempio che essere russofoni non significa affatto essere filorussi. E si capisce come un accordo che preveda una resa sia per loro inaccettabile: «“Più ci tirano i missili, più ci ammazzano e più ci fanno diventare cattivi, ci difenderemo’, mi hanno assicurato alcuni ragazzi impegnati nel recupero dei cadaveri. Sono giovani che hanno respirato la libertà e non vogliono più rinunciarci».
Mykolaiv, dopo aver respinto le truppe russe, si ritrova sotto i missili e si prepara a resistere a oltranza. «La gente va nei supermercati a caccia di cibo, una parvenza di normalità, ma nei loro occhi c’è la paura. Agli angoli delle strade si vedono molotov e vecchie autoblindo dell’esercito sovietico. Nelle campagne fuori città hanno allestito posti trincerati. Sono determinati a resistere fino all’ultimo. Lo capisci da come te lo dicono».
Se cade Mykolaiv, Odessa è in pericolo. E da Odessa, in collegamento satellitare, Giletti condurrà il suo programma.
«Volevo realizzare una puntata lontana dai bla bla dei salotti» dice. La città portuale perla del Mar Nero, finora risparmiata dagli orrori della guerra nel Nord e nell’Est del Paese, vive con il fiato sospeso. Nella notte tra martedì e mercoledì tre navi russe si sono avvicinate alla costa e hanno lanciato i primi missili. La città portuale, sempre più nel mirino dell’offensiva russa, si prepara all’assedio. «Hanno coperto con sacchi di sabbia pure la statua di Richelieu. Anche l’architettura ti ricorda qui che questa è Europa e i ragazzi fanno di tutto per difenderla».
19 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 18:36)
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, 2022-03-19 17:36:00, Nella città-baluardo per Odessa da dove domani il giornalista condurrà il primo programma in diretta dall’Ucraina in guerra , Alessandra Muglia
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