Mattarella sulle foibe: Il Paese non si divida, ma sia unito nel ricordo. La verità rende liberi

di Silvia Morosi Il presidente della Repubblica nel Giorno del Ricordo del 10 febbraio: Non accantonare sofferenze degli italiani, sono parte della nostra storia. Le tragedie non siano usate come strumento di lotta politica Le prevaricazioni, gli eccidi, l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia costituiscono parte integrante della storia del nostro Paese e dell’Europa, e non possono essere motivo di divisione nella nostra comunit nazionale ma, al contrario, richiamo di unit nel ricordo, nella solidariet, nel sostegno. A dirlo oggi, nel corso delle celebrazioni del Giorno del Ricordo del 10 febbraio, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (qui la storia della giornata). Alle vittime di quelle sopraffazioni, ai profughi, ai loro familiari, rivolgiamo oggi un ricordo commosso e partecipe. Le loro sofferenze non dovranno, non potranno essere mai sottovalutate o accantonate, ha aggiunto il capo dello Stato al Quirinale, sottolineando il valore della verit. La verit rende liberi. Le dittature — tutte le dittature — falsano la storia, manipolando la memoria, nel tentativo di imporre la verit di Stato. La nostra Repubblica trova nella verit e nella libert i suoi fondamenti e non ha avuto timore di scavare anche nella storia italiana per riconoscere omissioni, errori o colpe.La complessit delle vicende che si svolsero in quei terribili anni e in quei territori di confine, sono eventi storici — ha ricordato il capo dello Stato — che nessuno oggi pu mettere in discussione. Va altres detto, con fermezza, che singolare, incomprensibile, che questi aspetti innegabili possano mettere in ombra le dure sofferenze patite da tanti italiani. O, ancor peggio, essere invocati per sminuire, negare o addirittura giustificare i crimini da loro subiti. Per molte vittime, giustiziate, infoibate o morte di stenti nei campi di prigionia comunisti, l’unica colpa fu semplicemente quella di essere italiani. Il rischio pi grave di fronte alle tragedie dell’umanit non il confronto di idee, anche tra quelle estreme, ma l’indifferenza che genera rimozione e oblio, ha evidenziato Mattarella, ribadendo la condanna dei tentativi di negazionismo e di giustificazionismo che ancora oggi si manifestano. Anche per quanto riguarda la comprensione storica dei fatti che oggi ricordiamo, si fatta molta strada nella collaborazione. Si tratta di rispettare le diverse sensibilit e i differenti punti di vista. Sapendo che la lezione della storia ci insegna a non ripetere errori e a non far rivivere tragedie, men che mai a utilizzarle come strumento di lotta politica contingente. La furia dei partigiani titini — ha concluso — si accan, in modo indiscriminato ma programmato, su tutti: su rappresentanti delle istituzioni, su militari, su civili inermi, su sacerdoti, su intellettuali, su donne, su partigiani ed esponenti antifascisti, che non assecondavano le mire espansionistiche di Tito o non si sottomettevano al regime comunista. Un ricordo, infine, andato a figure come il vescovo di Fiume e poi di Trieste/Capodistria, Antonio Santin (Rovigno, 9 dicembre 1895 – Trieste, 17 marzo 1981), che non esit, dopo aver difeso la popolazione slava dall’ oppressione nazifascista, a denunciare le violenze e le brutalit contro gli italiani. 10 febbraio 2023 (modifica il 10 febbraio 2023 | 15:51) © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

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