Mattarella e le violenze in Iran: «Uno Stato che uccide i propri figli condanna sé stesso»

di Marzio Breda

Le parole del presidente della Repubblica in occasione dello scambio di auguri con il Corpo diplomatico. La guerra in Ucraina, il futuro della Ue e le sfide del futuro

Uno Stato che respinge e uccide i propri figli si condanna da s stesso. duro e molto netto il giudizio del presidente della Repubblica su quanto sta avvenendo in Iran in questi giorni. Un Paese dove si assiste a ripetuti, brutali, tentativi di soffocare le voci dei giovani che manifestano pacificamente per chiedere libert e maggiori spazi di partecipazione. Comportamenti che vanno fermamente condannati. E che, nella sua analisi (la prima davvero esplicita da parte di un’autorit italiana), relegano quasi per un automatismo interno il regime di Teheran in una sfera di esecrazione.

Cos sillaba Sergio Mattarella agli ambasciatori stranieri accreditati a Roma, rivolgendosi a loro in streaming dal suo alloggio al Quirinale dove in isolamento per Covid. Un incontro di auguri che tradizionalmente si traduce in un bilancio della politica internazionale. Stavolta l’oggetto d’analisi sono le convulsioni di un 2022 cominciato con un’inattesa coda della pandemia, ma soprattutto con gli effetti planetari dellaguerra d’aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina — ancora in corso nonostante i tentativi di negoziato — e, appunto, con un inverno di sangue in Iran.

Il capo dello Stato concentra buona parte della sua riflessione sui postumi del conflitto, che sta determinando sofferenze e difficolt in tutti i continenti. Le elenca: L’insicurezza alimentare, le difficolt di approvvigionamenti energetici, la crescita esponenziale dei prezzi. Effetti che ricadono sulle fasce pi deboli, le prime a pagare il prezzo di scelte scellerate. Per cui in tal modo si violano, insieme ai diritti del popolo ucraino, i diritti fondamentali di milioni di persone nel mondo, diritti che sono le fondamenta delle nostre democrazie.

Che fare, allora, per dare concretezza all’ammonimento di Shirin Ebadi, prima donna musulmana premio Nobel per la pace? Dando per sicuro che, come sostiene la Ebadi, se una democrazia non viene sorvegliata dalla gente, muore, come possiamo accudire le nostre democrazie e lavorare per una pace giusta? La pre-condizione per superare la crisi plurale che ci attanaglia — risponde Mattarella — che i governi ripongano fiducia in quelle organizzazioni, a cominciare dalle Nazioni Unite, che nacquero proprio per tutelare pace e democrazia. Vale a dire che, per lui, serve una governance globale e un urgente rilancio del multilateralismo che contribuisca allo sviluppo di un ordine mondiale imperniato appunto sull’Onu, basato su istituzioni rappresentative, democratiche, trasparenti, responsabili ed efficienti.

In sostanza, non dobbiamo consentire che l’affanno delle crisi contingenti ci distragga dall’azione di riforma del sistema multilaterale e delle sue istituzioni, rafforzando un ordinamento in grado di assicurare certezza del diritto, rispetto dei diritti umani, soluzione pacifica delle controversie.

Certo, per riuscirci servono visione e determinazione tali da poter modellare strumenti in cui tutti gli Stati possano rispecchiarsi e riporre fiducia. E attraverso questi strumenti i giovani tornino a guardare al futuro. E qui l’esempio sollevato dal presidente ci porta dritti all’angoscioso caso iraniano, sul quale spende parole senza appello.

Tornando per al vasto e pesante contenzioso aperto dalla guerra contro Kiev, Mattarella ricorda l’impegno dell’Italia – con diversi partner — per mitigare subito le conseguenze sul fronte alimentare e su quello per le conseguenze del deficit energetico. In quest’ultimo caso, puntualizza, il problema prioritario di lavorare per una transizione pulita, con soluzioni durature e sostenibili, mezzo indispensabile per la lotta al riscaldamento del pianeta.

Ancora, a preoccuparlo sono i rischi di chiusura in s stesse delle nostre economie, come possibile reazione al momento delle crisi. E in questo dossier pesano parecchio le recenti e controverse prese di posizione di Germania e Stati Uniti, interpellate anche se non le nomina. Una deriva sbagliata, per lui. Che dovremmo arginare senza cedere alle lusinghe del protezionismo, in una illusione di autosufficienza. Perch — insiste il capo dello Stato — l’interdipendenza un fattore prezioso di pace, stabilit e benessere. In tale ottica rientra pure il problema dei flussi migratori, che stanno vivendo una forte intensificazione come diretta conseguenza dell’insicurezza alimentare e della instabilit prodotta dalla guerra. Sfide che, per l’Italia, vanno affrontate anzitutto con i nostri partner transatlantici e in senso all’Unione europea. Per la Ue, in particolare, il momento di trovare la forza di rinnovarsi, senza abdicare ai propri principii fondanti. Ci significa: rimanere al passo con i tempi, consapevoli che il presente impone a tutti una assunzione di responsabilit. Non basta. Significa anche guardare non solo all’interno dei propri confini, ma mantenere viva la vocazione al dialogo e alla solidariet, alla cooperazione con altri Paesi, ponendosi come partner affidabile e fornitore di sicurezza a livello globale.

E se l’atlante geopolitico va riconsiderato dall’Europa, ci vale anzitutto per i Balcani , per i quali Roma ha sempre sostenuto il percorso dell’allargamento nell’ambito della Ue. Oggi, conclude Mattarella, necessario imprimere una accelerazione a questo processo, tanto pi alla luce di un’altra scommessa sul futuro. Un’altra emergenza. Quella dei bambini, che ha un’allarmante contabilit: Pi di 400 milioni vivono in aree di crisi, almeno 36 milioni sono sfollati e la met dei bimbi del mondo in condizioni di vulnerabilit.

16 dicembre 2022 (modifica il 16 dicembre 2022 | 19:56)

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, 2022-12-16 19:08:00, Le parole del presidente della Repubblica in occasione dello scambio di auguri con il Corpo diplomatico. La guerra in Ucraina, il futuro della Ue e le sfide del futuro, Marzio Breda

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