Matteo Messina Denaro, nel covo le biografie di Hitler e Putin: i libri che portava con sé da un covo allaltro

di Lara Sirignano

Decine i volumi trovati nella casa di Matteo Messina Denaro. Nei carteggi si definiva il Malaussne di tutti, citando il capro espiatorio del romanzo di Daniel Pennac. Nelle lettere a “Svetonio” il rimpianto di non essere andato oltre la terza media

Sfoggia una formazione classica, parla bene, ma ha solo la terza media. Non ha proseguito gli studi e se ne sempre rammaricato. Matteo Messina Denaro, l’ex primula rossa di Cosa nostra arrestato luned dopo 30 anni di latitanza, ama i libri. Tanto da portarseli dietro da un covo all’altro. Nell’ultimo, scoperto a Campobello di Mazara il giorno dopo la sua cattura, ne sono stati trovati a decine. Biografie di dittatori del passato e autocrati del presente. La vita di Vladimir Putin e quella di Hitler, romanzi, testi di filosofia e di attualit.

L’interesse per la cultura

D’altronde l’interesse del boss per la cultura non una novit per chi, in trent’anni, gli ha dato la caccia. Nelle cinque lettere scritte tra il 2004 e il 2006 all’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino, narcotrafficante, massone, amico fedele del padre don Ciccio Messina Denaro, incaricato dagli 007 di carpire la fiducia del latitante per arrivare al suo arresto, il capomafia, ignaro delle vere intenzioni del suo amico di penna, ostenta conoscenza della letteratura latina. E, nel carteggio in cui si mette a nudo, a Vaccarino attribuisce il nome di Svetonio, lo storico romano del De viris illustribus. Tutte le persone che hanno contatti con me hanno dei nomi convenzionali, il suo Svetonio, ci la preserva da rischi inutili, scrive al suo interlocutore. Lui, pi modestamente, si firma Alessio.

La citazione di Pennac

Non amo parlare di me stesso e poi oramai da anni che sono gli altri a parlare di me; credo, mio malgrado, di essere diventato il Malaussne di tutti e di tutto, ma va bene cos, sono un fatalista e penso che era tutto scritto cos, un uomo non pu cambiare il proprio destino, l’importante viverlo con dignit, dice a Svetonio, mostrando di conoscere il protagonista dei romanzi di Pennac, Benjamin Malaussne di professione capro espiatorio.

Il rimpianto di non aver studiato

Usa uno stile forbito Alessio, tanto che per alcuni le lettere non sarebbero state farina del suo sacco: cita Jorge Amado, si richiama a Orazio e Virgilio. L’essere autodidatta per gli pesa. Parlando dei miei mancati studi — scrive — si toccato un punto dolente; veda, io qualche rimpianto nella mia vita ce l’ho, il non avere studiato uno di essi, e stato uno dei pi grandi errori della mia vita, la mia rabbia maggiore che ero un bravo studente, solo che mi sono distratto con altro, se potessi ritornare indietro conseguirei la laurea senza margine di dubbio. Oggi mi ritrovo ad avere letto davvero tanto. Ed essendo la lettura il mio passatempo preferito, a livello culturale mi definisco un buono a nulla (visto che non ho le basi) che se ne intende un po’ di tutto, dice.

L’ultimo messaggio a Vaccarino

Dopo l’arresto del boss Bernardo Provenzano, che aveva conservato decine di suoi pizzini, tutti finiti nelle mani della polizia, il capomafia di Castelvetrano annuncia a Vaccarino che non potranno pi sentirsi. Solo dopo tempo scopre che Svetonio l’ha tradito. E allora, tolte le vesti di Alessio e messi da parte i classici, manda a Vaccarino un ultimo inquietante messaggio. Di certo farina del suo sacco: La sua illustre persona fa gi parte del mio testamento… in mia mancanza verr qualcuno a riscuotere il credito che ho nei suoi confronti.

22 gennaio 2023 (modifica il 22 gennaio 2023 | 07:06)

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