Seneca emerge come l’autore prescelto per la seconda prova del liceo classico, nonostante l’opinione di alcuni docenti e esperti che lo considerano la “solita minestra riscaldata”. Lo scrive sul Fatto Quotidiano il giornalista e docente Alex Corlazzoli.
Il Ministero ha proposto agli studenti un brano di “Epistulae Morales ad Lucio”, una collezione di 124 lettere suddivise in 20 libri scritte negli ultimi mesi della sua vita. Nonostante Seneca non sia apparso nelle prove dal 2017, risale al primo posto nella classifica degli autori più presentati alla maturità, con ben sedici apparizioni dal dopoguerra a oggi.
Il passaggio presentato agli studenti era commentato da Ugo Boella. Nel brano selezionato, Seneca insegna al suo amico che cercare l’approvazione della folla non porta alla felicità, ma alla follia. Le sue lettere iniziano spesso con osservazioni su questioni di vita quotidiana, che poi si evolvono in un principio filosofico tratto da essa.
Per i candidati, la prova prevedeva di rispondere a tre domande in un massimo di dodici righe ciascuna, o in un unico testo da trentasei righe al massimo. La prima domanda chiedeva di illustrare il modello di vita del volgo e del saggio, con “opportuni punti di riferimento”. La seconda richiedeva di mostrare le caratteristiche dello stile o del modo di argomentare di Seneca attraverso il brano proposto.
Il terzo quesito richiedeva una riflessione sui saggi che non cercano onori e ambizioni, con un riferimento alla nostra epoca moderna. In pratica, un appello agli studenti a non seguire ciecamente i “miti” contemporanei o a inseguire gli influencer. In conclusione, l’esame ha portato gli studenti a riflettere su alcuni dei pilastri della filosofia stoica, tra cui il disprezzo per la morte, l’imperturbabilità dell’animo del saggio e la virtù come il bene supremo.
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