Mauro Covacich: Trasformo cadute in tuffi. Mia madre a 80 anni è diventata libera

di Luca Mastrantonio

Lo scrittore triestino nel nuovo romanzo racconta come ha fatto evolvere lo schema dell’autofiction: la versione di s da ragazzo dialoga con l’uomo che adesso. In terza media ho studiato Pascoli con mio padre, che faceva le serali. Mamma con Facebook rinata: la persona che, nella mia vita, ho visto cambiare di pi

Mauro Covacich finora ha praticato soprattutto una letteratura che oscilla tra l’autofiction di Emmanuel Carrre e l’intimit messa in pubblico dell’artista Sophie Calle, facendo della sua vita reale materia da romanzo, con il nuovo libro L’avventura terrestre (La Nave di Teseo) fa un salto in avanti sorprendente. Un tuffo acrobatico, per la precisione un tuffo rovesciato, dove cio il tuffatore spalle alla piscina e quando salta sempre di spalle, avanza nell’aria sull’acqua all’indietro e ruota con la testa in avanti. I piani temporali sono due. I quattro giorni in cui il protagonista, un uomo di mezza et come l’autore, alle prese con un verdetto medico potenzialmente fatale, che la sorte ha intrecciato a un dilemma amoroso modellato sul tipico triangolo romanzesco; e gli anni precedenti, riavvolti per risolvere il mistero di una presenza inquietante, una figura oscura che ritorna nei momenti salienti della vita del protagonista, pronunciando frasi oracolari, d’isterica malinconia. Cos’ quest’ombra che sa tutto di lui?

Questa figura perturbante, nel libro, fa il suo esordio gi nella scena iniziale, quando il protagonista, giovane bagnino, si accoppia con una allegra barista in una cabina: una situazione da clich estivo che viene disturbata dall’improvvisa presenza di un guardone di cui solo il protagonista si accorge, generando due domande: chi ? Lo vedo solo io? S, Covacich ha fatto il bagnino, ma non si mai trovato un guardone in cabina. Questa volta il romanzo pi che autobiografico para-autobiografico, anzi, paranormale: la vita del protagonista, una vita normale come tutte le vite non da romanzo finch non succede qualcosa di terribile o avventuroso, una vita che assomiglia a quella di Covacich, si sdoppia in due: la vita da ragazzo e la vita da uomo di mezza et. Due parallele narrative che non dovrebbero incontrarsi, e invece si sfiorano, grazie alla figura del guardone oracolare, che ha un retrogusto ottocentesco ma ricorda l’amico immaginario di Fight club o l’Armadillo-coscienza delle storie di Zerocalcare, ma vira verso situazioni alla Cristopher Nolan di Instertellar, per i piani spazio-temporali terrestri, non per la fantascienza, e ancora pi di Following, l’esordio del regista dei multipiani narrativi, dove un uomo che voleva seguire un altro uomo si scopre a sua volta seguto.

RIBALTANDO LA PROSPETTIVA MI SONO CHIESTO: COSA SUCCEDEREBBE SE FOSSE IL RAGAZZO CHE SONO STATO A VEDERE L’UOMO CHE FORSE SAR?

Incontriamo Covacich, appena tornato da Trieste dove vivono la madre e la sorella, nella sua casa romana vicino al villaggio Olimpico, nel primo Dopoguerra in uno stile alla Le Corbusier, con gli edifici sospesi su piloni e caratterizzati da lunghe serie di finestre a nastro: le case sono “macchine abitative”. Da dentro l’appartamento di Covacich, al primo piano, colpisce come la strada di fronte sia del tutto visibile nelle finestre continue, a nastro appunto, che tra i divani e gli scaffali dei libri aprono una enorme feritoia orizzontale, trasformando la vista in un campo lungo cinematografico. Speriamo che passi il camminante, dice riferendosi a un personaggio che nel libro appare in mezzo alla strada, compiendo azioni semplici e ambigue allo stesso tempo, cui il protagonista inizia a dare significati sempre pi fantasiosi (il camminante alla fine non passer, o forse ce l’ho sempre avuto davanti: dopo l’intervista Covacich si offre di fare due passi nel quartiere e, riaccompagnandomi all’auto, scopro di averla parcheggiata proprio dove passa il camminante: lui? il guardone del libro? Sono io? il lettore? Sarete voi?).

Il romanzo gioca con le ombre, c’ il tema del doppio, che riguarda l’identit di una persona ma pure come si vive il tempo, con il doppio senso di marcia: si vive in avanti, si guarda dietro. Com’ nata l’idea?
Da qualche anno avevo cominciato a pensarmi da ragazzo, volevo scriverne, cercavo la forma giusta. Ho iniziato a lavorare a un ragazzo che come me partito da una famiglia di operai, che faceva il bagnino, che stato a Parigi… ma mentre iniziavo a vedere i ricordi, il ragazzo che ero, ho preso a immaginarmi guardato da loro, dai ricordi, da lui. Mi sono chiesto: cosa succederebbe se io mi osservassi quando ero ragazzo in quel posto laggi, in quella estate, in quella cabina? E, invertendo la prospettiva, cosa succederebbe ancora di pi se fosse quel ragazzo, in una specie di salto temporale, a vedere quell’uomo che forse sar? Come nel film Interstellar, la scena della libreria…

C’ un’idea da fantascienza, ma senza scienza. Alcuni elementi del genere fantastico, ma con una materia comunque autobiografica, anche se non siamo all’autofiction. Mi sembra un romanzo paranormale.
Mi piace l’etichetta del romanzo paranormale. Chiariamo: io non sono capace di scrivere cose che non mi riguardino direttamente. La scrittura legata alla soluzione di problemi, anzi, non li risolvo, trovo, costruisco una via d’uscita. Ma non terapeutica, non uno sfogo, trovare la forma giusta a un disagio. Bisogna distinguere tra una caduta e un tuffo. Cadi, c’ qualcosa di inesorabile, ma io cerco di trasformare quella caduta in un tuffo, un tuffo perfetto, che entri a pennello nell’acqua. Quella la forma. Ma la caduta importante. Solo se la scrittura ha fatto male a chi ha scritto funziona per chi legge. Io vado a scrivere dove mi fa male, perch se non racconto qualcosa che ho vissuto, di condivisibile, per me non c’ nutrimento per gli altri. I libri che mi piacciono sono quelli che fanno male.

Un libro recente che le ha fatto male?
L’ultimo di Michel Houellebecq (Annientare, ndr). Uno vorrebbe idealizzare il grande scrittore e lui ti racconta una cosa che non vuoi sapere: la sessualit da malato. Comunque il mio motto, appeso nello studio, preso da Kafka, quando dice che un libro deve essere un pugno sul cranio, un’ascia che spacca il mare ghiacciato dentro di noi.

Ne L’avventura terrestre una parte che spacca letteralmente le ossa stata quella in cui il protagonista descrive cosa succede al corpo del padre, a ci che ne resta, quando viene traslato dalla tomba, ripreso dalla terra e poi ridotto e messo nei loculi verticali, i colombari…
Quella scena vera. Io scrivo scavando, parliamo di Campi Elisi, dell’Ade, e vado l dove a me fa pi male e questo comporta problemi enormi, perch incoccio negli altri che, da vivi, spesso si sentono feriti da ci che scrivi.

Il problema allora, oltre al tempo che passa inesorabile e ritorna con sguardo perturbante, anche scrivere di vite vere. La soluzione, letteraria, stata lo sdoppiamento?

Questo sdoppiamento stata una operazione mentale per me estremamente liberatoria, ho cominciato a guardarmi come se fossi parte di un panorama umano, tra cui c’ anche il camminante, e altri personaggi, cos, non mi vedo pi da dentro, ma vedo persone che fanno delle cose in un paesaggio umano che non pi necessariamente solo il mio interiore, e mi consente una libert che io prima non avevo. Perch questo a tutti gli effetti un altro, cui posso dare vita, ora il mio gesto di scrittore pi libero, prima ero vincolato a un io, non potevo raccontare balle su di me.

Nel romanzo la madre del protagonista, vedova come la sua, rinasce grazie a Facebook. La frase i figli senza figli a un certo punto diventano genitori dei genitori mi sembra un buon tuffo.
Chi non ha figli ma genitori che hanno bisogno di una mano sa cosa voglio dire. Mia madre diventata figlia quando tornata giovane, ha letteralmente una seconda vita, una donna realizzata, con un sacco di amici, piena di energia e soprattutto ha creato un suo avatar.

Per una donna d’altri tempi come sua madre la piattaforma di Zuckerberg stata pi emancipante di un libro di Simone De Beauvoir?
Mia madre la persona che cambiata di pi davanti ai miei occhi in questi anni, non sono i miei nipoti. Sono felice della sua rinata voglia di vivere, passa la giornata a postare opere d’arte, poesie. Per cui ha dimenticato tutto il lato della madre di una volta. Non fa pi gli gnocchi, per dire: un atto di emancipazione femminile autentico. A 80 anni diventata una donna libera.

Sua madre, come la madre del protagonista, ha scoperto una nuova vita. Di suo padre, perso molti anni fa, che ricordo ha?
Io mio padre l’ho visto cos, come nel libro, sul letto dove stava quando se ne andato: stata la mia unica esperienza con la morte che si vede, la trasformazione di una delle persone a me pi care in una cosa inanimata. L’aggancio pi forte con mio padre, a livello di ricordo, il X agosto di Pascoli, perch l’abbiamo studiato assieme: lui, che era autista di autobus, ha fatto la terza media alle serali nell’anno in cui anch’io ero in terza media, e cos ricordo i pomeriggi in cui studiavamo Pascoli. Lui aveva capito la questione dell’“atomo opaco del male”, perch un uomo lo sa, cos’, e un bambino no. Io ero bravo a scuola, e mi piaceva molto che mio padre mi stesse insegnando qualcosa.

22 febbraio 2023 (modifica il 22 febbraio 2023 | 08:24)

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