Meloni, obiettivo «tranquillizzare»: con noi risposte, non cavallette

di Paola Di Caro Parla alle piazze ma anche a mercati e cancellerie estere. Al Washington Post: «Non mi considero una minaccia» Il tour de force continua, come si addice a chi sta giocandosi la partita della vita. Giorgia Meloni lo sa e ieri ha fatto tappa a Torino, dopo Milano domenica, alla conquista di un Nord decisivo per la vittoria del suo partito e per darle la spinta definitiva verso Palazzo Chigi. Ma non solo le piazze servono a chi le conosce benissimo e le ha riempite già dalla solitaria opposizione. Continua infatti l’operazione «tranquillizzazione» della leader di Fratelli d’Italia sia rivolta alle categorie, sia ai mercati, sia alle cancellerie estere. E così c’è il comizio serale che scalda i militanti e i convinti, c’è l’intervista al Washington Post, c’è l’intervento alla Confederazione dell’artigianato e piccole e medie imprese (Cna). Il senso di ogni sua uscita è quello di allontanare da sé l’immagine del pericolo per la democrazia: «Non mi considero una minaccia, una persona mostruosa o pericolosa. Mi considero una persona molto seria e penso che sia con serietà che dobbiamo rispondere agli attacchi che ci stanno muovendo. Non nego di aver criticato l’Ue e spesso le sue priorità, ma forse in alcuni casi non ci siamo sbagliati», dice al quotidiano americano. Aggiungendo che «mi interessa che l’Italia abbia il ruolo che merita nel contesto europeo e non capisco perché il premier che viene nominato sulla base di un chiaro consenso popolare debba rappresentare un problema. Non trovo normale che qualcuno pensi che gli italiani non siano liberi di eleggere i propri rappresentanti come chiunque altro in Europa». Parole che Sanna Marin, premier finlandese, sembra quasi ricalcare interpellata sul tema: «I cittadini italiani hanno diritto di votare come vogliono». A Torino invece sul tema prima ironizza: «La sinistra parla solo di noi! Nel loro programma di governo c’è scritto Giorgia Meloni. Se smetto di fare politica, non hanno più un programma». Poi, più seria: «Mi fa arrabbiare davvero il tentativo di Di Maio, Letta, di imbeccare i media internazionali contro di me: si crea un nervosismo che danneggia e colpisce il Paese, per loro pur di governare si può farlo sulle macerie, io dall’opposizione non ho mai parlato male del mio Paese all’estero. Con noi al governo non arrivano cavallette, ma risposte». E la rassicurazione è anche sul versante economico. Alla Cna Meloni replica ancora una volta a Salvini che insiste sulla necessità di uno scostamento di bilancio di 30 miliardi: «Non ritengo sia oggi necessario, perché le risorse ci sono: i fondi della programmazione europea, l’extragettito dello Stato e gli extraprofitti. Dico che lo scostamento di bilancio è l’ultima ratio perché se non metti un tetto al prezzo del gas i soldi con cui ti indebiti, i 30 miliardi, li stai dando alla speculazione dei grandi player dell’energia». Con queste premesse e senza rinunciare mai ai temi identitari sui diritti civili — no a adozioni gay, sì alla difesa dei «valori cristiani», sì anche a una giustizia garantista nella fase processuale ma implacabile «nell’esecuzione della pena» — Meloni continua a dirsi «pronta» a governare: «Non posso dire che di fronte a una tale responsabilità le mie mani non tremino», ma «l’Italia non è spacciata, non deve darsi per vinta: non sono mai scappata in vita mia, neanche una volta, e non scapperei neanche questa volta», assicura. 13 settembre 2022 (modifica il 13 settembre 2022 | 23:42) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-13 21:46:00, Parla alle piazze ma anche a mercati e cancellerie estere. Al Washington Post: «Non mi considero una minaccia», Paola Di Caro

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