Merito, Valditara: Non è una gara a chi prende il voto più alto ma a chi si impegna di più. Alternanza scuola lavoro? Sviluppa soft skills

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è stato ospite, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio, della trasmissione di Rai2 Generazione Z, dove ha risposto ad alcune domande poste dalla conduttrice Monica Setta e da alcuni studenti.

Il capo del dicastero di Viale Trastevere ha esposto ancora una volta la sua idea di scuola: “Questa scuola deve tornare a promuovere l’ascensore sociale. Ci vuole una scuola che sappia garantire a ogni ragazzo la realizzazione della sua personalità e un’affermazione professionale. L’ascensore sociale si è bloccato. Da qui la sfida della personalizzazione della scuola e la prima riforma che ho lanciato: le linee guida sull’orientamento. Il docente tutor dovrà coordinare tutto ciò e venire incontro a quei ragazzi che non ce la fanno”.

Valditara ha intenzione di girare le scuole italiane: “Voglio sentire i giovani, i docenti, i dirigenti, il personale della scuola, per capire cosa va bene e cosa no. La sfida è valorizzare i talenti di ciascuno: non esiste un unico modello di intelligenza ma tante intelligenze. La scuola deve fornire gli strumenti affinché i genitori e i ragazzi possano fare le scelte giuste”.

Come si coniuga il merito con la collaborazione tra studenti?

Il ministro ha discusso anche di competizione e collaborazione tra studenti: “Merito significa valorizzare i talenti di tutti. Non è una scuola che deve veder svilupparsi una competizione tra ragazzi tra chi deve essere più bravo nei risultati. Il ragazzo deve avere serenità nell’affrontare il suo percorso. Non è la gara a chi prende il voto più alto ma a chi si impegna di più. L’alternanza scuola lavoro è importante non solo nei tecnici professionali ma anche perché consente di apprendere soft skills come la capacità di lavorare in squadra. Queste competenze non disciplinari garantiscono successo lavorativo”.

E, sull’educazione stradale nelle scuole: “Con il ministro Salvini abbiamo deciso di creare un progetto di educazione stradale nelle scuole che consentirà di acquisire dei crediti per la patente per il motorino e per l’auto. Vogliamo che i ragazzi siano ‘docenti’ in queste ore. Dobbiamo porre fine alla strage dei giovani”.

Un punto cardine dell’operato di Valditara è sicuramente l’orientamento: “Bisogna far conoscere ai giovani e alle famiglie quali sono le opportunità formative del territorio, per non sprecare i talenti e avere un filo diretto con il ministero, in una logica di ascolto. Intendo intensificare i miei incontri con i giovani”.

Il caso di Rovigo è stato uno spunto per Valditara

Il ministro ha avuto modo anche di discutere a proposito di intelligenza artificiale e divieto di cellulari in classe: “Un conto è l’educazione alla Cittadinanza Digitale, per cui abbiamo stanziato molti fondi. Vogliamo consentire, ad esempio, ad un ragazzo di collegarsi con la biblioteca di Harvard. Dobbiamo governare l’Intelligenza Artificiale”.

“Ho voluto mettere l’accento sulla cultura del rispetto. Ciò vuol dire che quando la docente sta spiegando non si può guardare film o ascoltare musica o addirittura riprendere l’insegnante. I docenti potranno essere difesi dall’Avvocatura di Stato, cosa già prevista nel nostro ordinamento ma mai applicata. Ho preso spunto dal caso di Rovigo e dalla professoressa colpita da una pistola ad aria compressa. Non trovo giusto che un membro del personale della scuola vittima di aggressione non possa essere difeso gratis”, ha aggiunto, parlando della decisione di garantire a docenti aggrediti la difesa dell’Avvocatura di Stato.

“In Italia abbiamo un problema di laureati nelle materie Stem. Il nostro sistema produttivo ne ha bisogno. Dobbiamo appassionare i giovani alle materie scientifiche come matematica e fisica. Dobbiamo cercare di partire dalla realtà per arrivare all’astrazione: così si appassionano i giovani”, ha poi continuato il ministro.

E, infine, alcune parole sulla sua esperienza da genitore: “Con i miei figli? Non sono stato un papà tollerante di fronte alle insufficienze. Quando prendevano brutti voti però non sono mai andato a dire al docente che avesse sbagliato, ma ho detto ai miei figli di mettersi a studiare o di chiedere scusa al docente”.

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