Il messaggio di Guerini e quelle ambiguità nelle piazze per la pace

di Francesca Verderami

Le critiche rivolte a chi, dentro il Partito democratico, già pensa a ricostruire un campo largo con Conte L’obiettivo è continuare a tenere Roma al fianco di Kiev

Con un aggettivo, Guerini traccia la linea di confine sulla guerra e il ruolo dell’Italia: «Dirimente». Oggi sarà a Bruxelles per partecipare al suo ultimo vertice Nato. Dopo il passaggio delle consegne al prossimo ministro della Difesa, Guerini avrà il tempo per parlare da dirigente del Pd e ribadire un convincimento maturato con la crisi del governo Draghi: «Per me quanto è successo è e resta un elemento politico dirimente. Come dirimente è la postura da tenere sul conflitto, lì dove si sono manifestate invece gravi ambiguità». Il messaggio è stato recapitato a quanti nel suo partito già immaginano la ricostruzione di un campo largo insieme a Conte. Come se non fosse successo nulla. Come se non stia accadendo nulla.

Perché in mezzo al proliferare di piazze per la pace Guerini avverte la necessità di ribadire — in sintonia con il capo dello Stato — che «l’Italia continuerà a. restare al fianco dell’Ucraina e del suo popolo», vittima di «atti criminali» che hanno «cambiato la natura del conflitto». Raccontano che abbia apprezzato la scelta del suo segretario di andare a manifestare davanti all’ambasciata russa, «tenendo ferma una posizione che è sempre stata lineare». E che peraltro è la posizione assunta dal gabinetto Draghi fin dal 24 febbraio: «La pace la aneliamo tutti. Ma questa aspirazione — ha detto ieri a un collega di governo — non può non confrontarsi con una guerra di aggressione che non fa nemmeno distinzione tra target militari e siti civili».

Guerini rispetta opinioni e sensibilità diverse, non accetta invece certi ragionamenti capziosi di pacifisti à la carte che criticano l’assenza di iniziative per fermare il conflitto. L’hanno avvertito gli esponenti del Pd che sono andati a trovarlo mentre rilegga il dossier in vista dell’appuntamento odierno con i partner del Pevatto. Secondo fonti Nato, i russi stanno rafforzando le difese per tentare di «contenere» la pressione delle forze ucraine nel Donbass e a nord della Crimea. Nelle file dell’esercito di Mosca si registrano diserzioni. L’uso di armi e munizioni di altri Paesi testimoniano per di più un problema di risorse belliche. «E Putin finora non ha mai manifestato una reale volontà di trovare un’intesa», ha spiegato Guerini ai compagni di partito: «Non si vedono al momento le condizioni per accordi sul destino dei territori occupati». Il governo italiano non è neppure certo che si terrà il faccia a faccia tra il presidente americano Biden e il dittatore russo al G20.

Le condizioni militari e quelle diplomatiche hanno fatto dire al ministro della Difesa che «la fase è delicata e la trattativa complessa». Il suo ruolo gli impedisce di replicare pubblicamente a quanti s’improvvisano diplomatici: «Sento invocare iniziative di Stati Uniti e Cina. Il punto è che loro si potrebbero muovere fino a un certo punto, perché Putin non accetterebbe un downgrade del suo status. E certo che la guerra si ferma con un negoziato. Ma se non avessimo sostenuto Kiev e non continuassimo a farlo, neanche si parlerebbe di tavoli negoziali. Questa è la verità». Per questo ha firmato il quinto decreto per l’invio di armi agli ucraini, non prima di aver contattato la premier in pectore Meloni e averla avvertita dell’atto di governo.

Tra pochi giorni Guerini passerà all’opposizione, fiducioso che il futuro esecutivo terrà fede a quella linea di confine «dirimente», in difesa «dell’ordine internazionale e della credibilità dell’Italia». Meloni ha dato garanzie, «e non ci sono dubbi che sarà così», commenta il forzista Mulè, che nel gabinetto Draghi ha lavorato da sottosegretario alla Difesa al fianco del ministro: «Continueremo a offrire all’Ucraina l’assistenza politica, economica, umanitaria e militare di cui avrà bisogno. La tesi dell’equidistanza tra Kiev e Mosca, abilmente celata dietro certi ragionamenti, va respinta. Equidistanza fa rima con ignoranza. Significa voler ignorare la realtà e la posizione atlantista ed europeista dell’Italia».

Dai banchi del Pd Guerini non farà mancare su questo punto il suo contributo, perché «chi ha a cuore la democrazia e gli interessi del Paese non può soffiare sulle paure e l’inquietudine della gente». Dicono alludesse a più d’uno.

11 ottobre 2022 (modifica il 11 ottobre 2022 | 22:52)

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