Messi, l’evoluzione: dai malori in Russia al sorriso di Doha. Come Maradona è adorato dai compagni

di Aldo Cazzullo, inviato a Doha

Nel momento pi duro della finale, al termine dei tempi regolamentari, Leo sorride. Alza gli occhi al cielo e dedica il trionfo a nonna Celia: Adesso lei felice

LUSAIL Alla fine dei tempi regolamentari, quando la sua Argentina aveva subito la rimonta e la maledizione del Mondiale pareva aver colpito ancora, Leo Messi ha sorriso. La Seleccion aveva sprecato un vantaggio di due gol, Mbapp e Coman scappavano da tutte le parti, nessun argentino avrebbe scommesso sulla vittoria finale, Messi aveva un presagio oscuro nel cuore, oltre al rimorso di aver perso la palla da cui era nato il 2-2. Eppure ha sorriso. Come a dire: che sport incredibile mi toccato in sorte; la prossima vita cambio; e rinasco Phelps, o Bolt, o qualunque campione di una disciplina misurabile e prevedibile, in cui il pi veloce e il pi forte vincono.

E invece stata una fortuna che il suo sport sia il calcio. Perch oggi Kylian Mbapp pi forte di lui. Ha rialzato la Francia da solo. Ma nel calcio non sempre il pi forte vince. E cos alla fine Messi, alla sua ultima partita in un Mondiale, alza la Coppa, che nelle sue mani non arriva alla testa del portiere, El Dibu Martinez. Succede di tutto, il prato si riempie di familiari ed emiri, gli arbitri posano per la foto ricordo, Mbapp incappa in Macron che tenta di abbracciarlo a favore di telecamera mentre lui vorrebbe essere lasciato in pace, telecronisti argentini afoni scoppiano in lacrime, Ibra osserva incuriosito.

Messi dribbla un funzionario in giacca e cravatta che vorrebbe congratularsi e corre sotto la tribuna, a salutare i tifosi. I compagni lo abbracciano uno a uno, Lautaro Martinez e De Paul quasi lo soffocano, lui mormora nell’orecchio del pi giovane, El Musico Fernandez, poi afferra un microfono per ringraziare il pubblico e il popolo argentino; e finalmente mette una lacrima.

Leo ha dimostrato di conoscere l’arte di attendere. Otto anni fa, alla sua prima finale, era entrato al Maracan vomitando. Duro, irrigidito, quasi solenne, schiacciato dal peso della responsabilit, aggrappato al suo migliore amico, il difensore Pablo Zabaleta. Messi entrato allo stadio di Lusail rilassato. Rideva, masticava chewing-gum, accarezzava i compagni che lo adorano (morirei per lui, per fargli vincere la Coppa esagerava il Dibu Martinez). Dopo dieci minuti si innervosito con l’arbitro, che gli aveva fischiato un fallo inesistente. Ma quando andato a battere il rigorino — dovuto al fatto che Di Maria, con la sua splendida faccia da barbiere anni 50, pi esperto di Dembel, grande giocatore di Playstation — non si lasciato distrarre da nulla e da nessuno. Ha chiuso un attimo gli occhi, li ha riaperti, partito, ha rallentato, ha guardato Lloris gettarsi a destra, ha messo la palla a sinistra. Poi si lasciato cadere sul prato, e si offerto alla riconoscenza dei compagni.

Il problema che Messi e Di Maria hanno settant’anni in due. Il Fideo dopo il gol viene sostituito, l’altro gioca camminando, Mbapp rimonta e potrebbe chiudere la partita. Nei supplementari Leo segna di destro, d’istinto alza le braccia al cielo a ringraziare come sempre nonna Celia, l’arbitro fa segno che la palla davvero entrata, Messi risaluta la nonna, e quando il gol definitivamente convalidato dopo che il Var ha escluso il fuorigioco lui ringrazia la nonna per la terza volta.

Prima del match, Al Jazeera ha trasmesso il video delle sue prime partite. Sono immagini impressionanti. Il pallone gli arriva alle ginocchia. Leo veniva al campo sempre con nonna Celia. Quando non aveva palla, la nonna gridava: Passatela al Piqui, al piccoletto, che la mette dentro!. All’inizio piuttosto petulante, la nonna di Messi divenne popolare; oggi una figura di culto, i tifosi argentini visitano la sua casa natale, la canzone popolare Muchachos la benedice al pari di don Diego e della Tota, i genitori di Maradona. C’era un solo problema, anzi due: il piccolo non cresceva; e la nonna stava perdendo la memoria a causa dell’Alzheimer.

Quando alla fine degli Anni ’90 l’Argentina and in bancarotta, il sistema sanitario smise di pagare le iniezioni di ormone della crescita alla famiglia Messi. La sua squadra, il Newell’s, promise che avrebbe provveduto, ma non mantenne. Vers 300 pesos, poi pi nulla. Il padre decise di portarlo in Europa. Celia mor il 4 maggio 1998, un mese prima che il nipote compisse undici anni. Tutto il quartiere di Rosario venne al funerale, in molti ricordano il piccolo calciatore in singhiozzi aggrappato alla bara. La nonna ora felice dir Leo nella notte qatarina.

La premiazione la pi lunga della storia. I francesi attendono pazienti e sfiniti che gli argentini finiscano di cantare sotto la curva che scandisce il nome di Diego. Macron ritrova Mbapp, che si divincola dall’abbraccio presidenziale. Vista una bandiera argentina con la scritta Napoli, dove la O un sole che splende. Al Thani veste Messi da emiro. Lui bacia i figli Thiago, Mateo e Ciro, il padre Jorge, il fratello Rodri, la sorella Mara Sol, la moglie Antonella di cui lui innamorato fin da bambino scoprendo di essere ricambiato dopo aver conquistato la fama, il cugino e i parenti tutti. Da ultima, la madre, che si chiama Celia pure lei. I figli di Messi si mettono a giocare a calcio con una bottiglia di plastica. Poi qualcuno trova un pallone e urla: Thiago, porta pap.

I compagni non osano levargli la Coppa di mano. La sua impresa non inferiore a quella di Maradona in Messico; anche qui l’Argentina non era la squadra pi forte, non scontato che Mac Allister sia superiore a Burruchaga, qui molto intervistato, e che Alvarez — con i segni dell’acne da ragazzino quale stato sino a poco fa — valga Valdano, pure lui felice sul tribuna. Messi pu dire di aver coronato la sua carriera; l’Arabia Saudita di aver battuto i campioni del mondo. Mbapp viene premiato per la tripletta e stavolta si secca apertamente con Macron, che lo trattiene mentre lui sta gi dando la mano a un altro. Leo si toglie il vestito da emiro e comincia a ridere, a ballare, a cantare. Le immagini di Maradona agitate dalla curva non sono pi inquietanti, ma quasi benedicenti.

18 dicembre 2022 (modifica il 19 dicembre 2022 | 00:32)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-18 23:16:00, Nel momento più duro della finale, al termine dei tempi regolamentari, Leo sorride. Alza gli occhi al cielo e dedica il trionfo a nonna Celia: «Adesso lei è felice», Aldo Cazzullo, inviato a Doha

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version