Migranti, Filippo Grandi: Finché non saranno gli Stati a finanziare i salvataggi il lavoro delle ong va difeso

L’alto Commissario Onu in visita a Roma: Sconvolto dal livello di distruzione in Ucraina

Fino a quando non ci sar un sistema di salvataggio dei migranti in mare finanziato dagli Stati, il ruolo delle Ong va difeso e facilitato. Lo dice al Corriere Filippo Grandi, l’Alto Commissario dell’Onu per i Rifugiati, al termine della visita di due giorni in Italia, la prima da quando si insediato il governo di Giorgia Meloni. Prima dei colloqui con la premier e i ministri degli Interni e degli Esteri, Matteo Piantedosi e Antonio Tajani, Grandi stato ricevuto in udienza da papa Francesco e ha incontrato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Che bilancio trae dagli incontri con il nuovo governo?
Ho avuto una conversazione molto costruttiva con Giorgia Meloni e su molte cose ha ragione. Per esempio, che occorre investire di pi in Africa per lo sviluppo. Ho ribadito il concetto che gli aiuti ai Paesi africani siano pi strategici. Capisco che il presidente del Consiglio sia irritata dalla mancanza di solidariet europea. Le ho ricordato che abbiamo fatto diverse proposte su come gestire gli sbarchi, ma che il loro funzionamento si fonda sul principio di condivisione fra gli Stati. Meloni ha detto chiaramente che vuole avere dei filtri a monte. L’UNHCR per non pu avallare un sistema che impedisca l’accesso l territorio per chiedere asilo, un principio che deve essere uguale per tutti i Paesi. Poi su come gestire e stabilizzare i flussi, possiamo lavorare insieme per vedere dove si pu arrivare rispettando le norme internazionali. Le nostre proposte sono molto pratiche, ma sono i leader europei a dover scegliere cosa fare insieme e cosa no.

Avete proposto cose diverse dalla Commissione europea?
No, con poche variazioni, vanno nella stessa direzione del Patto: procedure rapide, condivisione di chi deve essere determinato, ritorni rapidi, assistenza a monte. Ma non c’ dubbio che al momento in Europa non ci sia sufficiente volont politica di condividere l’onere degli arrivi via mare.

Il ruolo delle ong nei salvataggi molto controverso. Con il suo decreto, il nuovo governo italiano sembra deciso a rendere loro la vita pi difficile.
Le ong italiane fanno molte cose: cooperazione allo sviluppo, salvataggi in mare, accoglienza, integrazione. Ne ho parlato con Mattarella, un lavoro preziosissimo. Saremmo tutti in difficolt, governi e organizzazioni internazionali, se non avessimo il contributo delle ong. La cosa controversa il loro ruolo nei salvataggi che per minoritario: appena il 10%. In questo senso si fa molto rumore per un fenomeno relativamente ridotto. Detto questo, quel 10% molto importante, perch per esempio sulla rotta tripolitana aumenta anche fino al 30%. Io difendo le ong, poich non ci sono risorse sufficienti. E non parlo dell’Italia, perch la Guardia Costiera fa un lavoro fantastico, ma delle risorse europee.

E l’argomento che la presenza delle ong sia un “pull factor”, un incentivo per i migranti a mettersi in mare?
Non sostenuto dai fatti e dalle statistiche.

Ma il decreto italiano va nella direzione opposta.
Non entro nel merito tecnico del decreto, che complesso. Le ong dicono che i porti distanti impediscono loro di fare operazioni multiple di salvataggio. Capisco anche che l’Italia deve gestirsi: se tutti gli sbarchi avvengono qui anche giusto distribuirli nei vari porti. Ma se questa situazione ostacola o impedisce i salvataggi delle ong, va corretta. Ci troviamo in presenza di un doppio dovere: quello di rispettare il decreto e quello di salvare vite umane in mare. Secondo me, bisogna aiutare le ong ad uscire dal dilemma, vado al porto o salvo altri. La verit che la questione dei salvataggi in mare sar sempre presente per l’Italia se non si risolvono le ragioni per cui queste persone arrivano.

Risolvendo le crisi regionali?
Certo. Quella libica in primo luogo. una buona cosa che il presidente del Consiglio sia andata in Libia e voglia rilanciare gli sforzi per una soluzione politica. Se si potesse lavorare meglio in Libia, potremmo risolvere molti problemi.

Lei stato per sei giorni in Ucraina. Cos’ha visto? Qual la situazione umanitaria?
Ho viaggiato lungo l’intero arco a ridosso della linea del fronte: Odessa, Miykolaiv, Zaporizhzhia, Dnipro, Kharkiv e Kiev. Sono rimasto sconvolto dal livello di distruzione causato da bombardamenti e missili russi: infrastrutture civili danneggiate o rase al suolo, civili compresi bambini e anziani uccisi o costretti alla fuga dalle loro case, le loro vite squassate. La popolazione sta pagando un prezzo molto pi alto di quanto si pensi, ma rimane indomita, anzi mi sembra compatta nella resistenza. La guerra e la violenza per continuano e temo che andranno avanti ancora a lungo.

Ci saranno altri esodi di popolazione?
Non credo che avremo numeri simili a quelli del marzo 2022, anche se non si pu mai escluderlo. Hanno una resilienza straordinaria e credo che con l’arrivo della primavera ci saranno altri ritorni, dopo quelli della scorsa estate. Ma non parliamo di grandi masse. Ci sono attualmente 6/7 milioni di sfollati interni e 5 milioni di rifugiati che hanno richiesto protezione in Europa, pi altre centinaia di migliaia non ufficiali.

Le risorse per gli aiuti sono sufficienti?
Lo scorso anno le agenzie umanitarie hanno potuto contare su donazioni pubbliche e private molto generose. Credo che continueranno. Ho parla quasi un’ora con Zelensky: molto importante per lui l’appoggio alla ripresa della vita, il ripristino di condizioni di normalit, il rammendo del tessuto civile.

31 gennaio 2023 (modifica il 31 gennaio 2023 | 22:20)

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