Milano, la battaglia di Bea uscita dal coma dopo l’incidente in bici sul ponte della Ghisolfa: «Subito una ciclabile, mi avrebbe salvato»

di Giovanna Maria Fagnani

Beatrice Macrì, 27 anni, un anno fa venne investita da un’auto sul cavalcavia Bacula. Rimase in coma due settimane, poi il lento recupero. Oggi si batte per la realizzazione di una pista ciclabile e si è unita al comitato che promuove il progetto

Un anno fa, nel tardo pomeriggio del 17 luglio, le amiche di Beatrice l’aspettavano a Baggio. Avevano appuntamento per cenare a casa di una di loro e attendevano, da un momento all’altro, di vederla arrivare in sella alla sua bicicletta, il suo mezzo di spostamento preferito. E invece Bea dà buca all’orario di ritrovo, il ritardo diventa importante, lei non risponde alle chiamate. Le amiche chiedono notizie a sua madre. Beatrice Macrì, 27 anni milanese, è sull’ambulanza che la porterà al Niguarda in codice rosso. Mentre percorreva il cavalcavia Bacula, una Opel Astra ha investito la bicicletta da dietro, facendo volare la giovane sul cofano e poi sull’asfalto. Le sue condizioni sono gravissime: per due settimane resta in coma e ne passeranno altre prima che venga dichiarata fuori pericolo. Seguono tanti mesi di riabilitazione al Don Gnocchi, poi il ritorno a casa dei genitori, perché non può ancora stare da sola, fino a febbraio di quest’anno, quando la sua vita ricomincia a mettersi in moto e lei può tornare nel suo appartamento alla Bovisa.

L’obiettivo: una pista ciclabile sul ponte della Ghisolfa

Il 15 luglio Beatrice ha festeggiato il suo compleanno e la fine delle terapie. La sua storia è stata riportata da Il Giorno. Adesso ha un importante obiettivo: «Ora il mio più grande desiderio è che sia costruita la pista ciclabile sul cavalcavia Bacula, perché mi avrebbe salvato dall’incidente. Per questo mi sono unita al comitato che da tempo ne reclama la costruzione e in aprile ho partecipato alla manifestazione e al presidio di protesta che chiede un’accelerazione del progetto. Se ne parla da anni ma non va avanti. Stiamo anche pensando di contare il numero di ciclisti che passano di lì per consegnarlo al Comune e al Municipio».

Le paure

Il cavalcavia Bacula, noto come ponte della Ghisolfa, scavalca la ferrovia e collega piazzale Lugano con viale Monte Ceneri. «Per noi che viviamo in Bovisa è un tratto quasi obbligatorio da percorrere, per raggiungere la zona Ovest di Milano, altrimenti occorre fare un lungo giro. Ci sono già stati investimenti gravi in quel punto. È necessario un intervento da parte delle istituzioni» spiega. Le ferite e la degenza non le hanno tolto la voglia di andare in bicicletta. «Giro ancora per la città, ma indosso sempre il casco, cosa che non facevo prima. E ora lo indossano tutti i miei amici. Evito ancora quel tratto, se lo faccio salgo sul marciapiede tenendo la bici a mano, altrimenti passo da un’altra parte, allungando di molto la strada». Il processo e le indagini sull’incidente sono in corso. La cosa più difficile? Ritrovare i suoi ricordi: i diversi traumi cranici provocati dall’impatto con l’asfalto l’hanno privata di tante memorie. «Quando mi sono risvegliata dal coma non ricordavo l’incidente e nel primo periodo faticavo anche solo a ricordare cose fatte mezz’ora prima. Ero molto in difficoltà. E tuttora continuo a non avere tutte le memorie del mio passato».

La riconquista delle libertà

Due mesi prima dell’incidente, Beatrice era andata a vivere da sola. Un traguardo che ha dovuto riconquistare con terapie fisiche e cognitive. «Mi sono rotta la clavicola, sono piena di cicatrici. Non ho più recuperato il senso dell’olfatto» dice la giovane, che lavora come producer in una casa di produzione video. «La ripresa più lunga è stata quella cognitiva: non mancava solo la memoria, avevo difficoltà nel linguaggio e nel ragionamento. Sono tornata un po’ bambina: ho dovuto reimparare a colorare, a fare altre attività, anche a cucinare». Il rientro al lavoro è avvenuto gradualmente. «Un paio di giorni a settimana dovevo fare le terapie. Anche i colleghi e il datore di lavoro mi sono stati molto d’aiuto nel riprendere in mano tutti i processi e i compiti. Io sono una producer, gestisco l’organizzazione dietro un progetto video e i contatti con il cliente. È difficile immaginare, quando si guarda un video, il lavoro complesso che ci sta dietro». Ora Bea pensa al futuro. «Sono cambiata, più riflessiva. Mi faccio mille domande sulla vita. Mai come ora capisco che non abbiamo tutto il tempo a disposizione e che voglio inseguire la felicità. E dare il mio contributo a rendere Milano sicura per i ciclisti”.Nell’agosto del 2021, due settimane dopo l’incidente di Beatrice, alcuni attivisti con un blitz avevano dipinto una pista ciclabile abusiva sul cavalcavia Bacula, per sensibilizzare sul tema.

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20 luglio 2022 (modifica il 20 luglio 2022 | 15:37)

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, 2022-07-20 13:25:00, Beatrice Macrì, 27 anni, un anno fa venne investita da un’auto sul cavalcavia Bacula. Rimase in coma due settimane, poi il lento recupero. Oggi si batte per la realizzazione di una pista ciclabile e si è unita al comitato che promuove il progetto, Giovanna Maria Fagnani

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