Miopia, entro il 2050 la metà della popolazione mondiale dovrà mettere gli occhiali: come contrastarla

di Cristina Marrone

Il paradosso dell’istruzione e l’aggravamento della situazione a causa dei lockdown. Si può invertire la tendenza in tre modi (da mettere in atto subito)

Tra gli anni ’80 e ’90 i genitori di Singapore iniziarono a notare un preoccupante cambiamento nei loro figli. Nel complesso la vita delle persone in quella piccola nazione stava migliorando enormemente: in particolare l’accesso all’istruzione stava trasformando una generazione, spianando la strada alla prosperità. Ma c’era anche qualcosa di ben meno positivo: i ragazzini stavano diventando miopi . E nessuno è stato capace di invertire la tendenza come racconta la BBC in lungo dossier. Oggi Singapore ha un tasso di miopia che è di circa l’80% nei giovani adulti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di «capitale della miopia».

Ma quello che è successo a Singapore sta capitando in tutto il mondo. Paesi con stili di vita apparentemente completamente diversi sono uniti da questo fenomeno sorprendente: tassi di miopia alle stelle. Negli Stati Uniti circa il 40% degli adulti è miope, rispetto al 25% del 1971. I tassi sono aumentati in modo simile nel Regno Unito. Ma la situazione è ancora più seria tra gli adolescenti e i giovani adulti in Corea del Nord, Taiwan e Cina continentale, dove i tassi di prevalenza variano tra l’84% e il 97%. In Europa all’età di 9 anni è già miope il 12% della popolazione; aumenta al 18% a 15 anni per raggiungere il 24% in età adulta. Molta letteratura epidemiologica conferma da anni questo trend e se le cose non cambieranno entro il 2050 la metà della popolazione mondiale sarà miope come afferma uno studio australiano.

A prima vista l’idea di un mondo miope potrebbe non sembrare un grosso problema. Dopotutto se non si vede bene da lontano la soluzione esiste: gli occhiali. Ma gli oculisti mettono in guardia da questa semplificazione: la miopia è infatti una delle principali cause di disabilità visiva e cecità . «La miopia non è del tutto benigna perché quando è superiore alle cinque diottrie le problematiche legate a questo difetto visivo aumentano: alcune patologie sono tipiche delle persone miopi, soprattutto a livello retinico, per questo è bene prendere coscienza del problema e indagare strategie per limitarlo» conferma Paolo Nucci, professore ordinario di Oftalmologia all’Università degli Studi di Milano. A peggiorare le cose il fatto che ora i bambini stanno diventando miopi prima dell’età tipica di 8-12 anni. E prima si diventa miopi più sarà probabile in età adulta imbattersi in un difetto della vista grave, che potrebbe causare problemi all’occhio più seri come glaucoma, distacco della retina, cataratta e maculopatia miopica.

Il paradosso dell’istruzione

Ma come si può spiegare questa crisi globale della vista? La genetica entra in gioco solo in piccola parte. Mentre una storia familiare di miopia aumenta il rischio che il bambino la sviluppi, un caso puramente genetico di miopia è raro. Si ritiene che siano molto più significativi i fattori legati allo stile di vita, in particolare la mancanza di tempo trascorso all’aperto e il passare sempre più ore a concentrarsi su oggetti vicini come libri o dispositivi elettronici. «Sappiamo che l’accentuata attività ravvicinata induce delle modificazioni nell’occhio, anche se i meccanismi per cui succede non sono ancora del tutto chiari» commenta Paolo Nucci.

L’istruzione, assolutamente positiva nella vita dei bambini, ha involontariamente peggiorato la diffusione della miopia. «Esiste una differenza sostanziale nelle popolazioni scolarizzate e in quelle non scolarizzate sottolinea Nucci- . L’esempio classico è quello di Taiwan rispetto alle vicine Filippine. I due paesi sono separati da meno di 500 chilometri ma queste due realtà hanno un’incidenza di miopia molto diversa: a Taiwan, dove si studia per moltissime ore al giorno si registra un tasso del 70% a 12 anni mentre nelle Filippine, dove la scolarità è molto ridotta, alla stessa età si arriva a un tasso che è inferiore al 10%. C’è dunque una importante differenza in un contesto geografico molto prossimo».

Altri studi in Israele hanno comparato popolazioni di bambini che studiano nelle scuole ortodosse, dove le ore sui libri sono moltissime, e studenti che frequentano scuole secolari e tra le due c’è un’importante differenza di incidenza della miopia. Altri lavori ancora confermano che nell’India rurale si è molto meno miopi che nell’India urbana. Tutti questi studi epidemiologici ci dicono che l’attività scolare è legata a una maggiore miopia. Naturalmente l’istruzione, di per sé, ovvero potenziare le proprie conoscenze e abilità, non causa problemi di salute agli occhi ed ha ripercussioni positive sulla salute in generale. Il “colpevole” è il modo in cui i ragazzi si istruiscono, trascorrendo lunghe ore in aule al chiuso, con gli occhi su libri e tablet, comportamento che sembra danneggiare in modo costante la salute degli occhi. «È stato dimostrato che l’istruzione causa miopia» dice alla BBC Ghirbani-Mojarrad, docente di oftalmologia all’Università di Bradford nel Regno Unito. «Per ogni anno scolastico completato aumenta il livello di miopia». Il paradosso è che leggere e studiare fa bene ai bambini, ed è misurabile il loro benessere. Ma paesi come Giappone, Corea, Cina, Hong King e Singapore che hanno ottenuto un successo educativo eccezionale hanno anche tassi di miopia elevatissimi.

Lo status socio-economico

Anche il livello di reddito sembra essere correlato ai tassi di miopia. Come l’istruzione, un reddito più elevato è generalmente associato a un maggior benessere nei bambini, ma non per quanto riguarda la salute degli occhi. «Più diventiamo ricchi più proteggiamo i nostri figli dal stare all’aria aperta perché hanno altre cose da fare come suonare il piano, guardare la tv o studiare» dice alla BBC Nathan Congdon, professore di salute degli occhi al Center for Public Health della Queen’s University di Belfast.

Effetto alfabetizzazione

Nei paesi a basso reddito i tassi di miopia tendono ad essere più bassi. In India e Bangladesh ad esempio il tasso di miopia tra gli adulti è di circa il 20-30% , ma le cose stanno cambiando. In Africa, ad esempio, la miopia era relativamente rara, ma negli ultimi dieci anni la prevalenza della miopia infantile è aumentata rapidamente. Inoltre i Paesi a basso reddito potrebbero non avere le risorse per diagnosticare e correggere il difetto visivo nei bambini, con un conseguente impatto enorme sulle loro vite. Man mano che i tassi di alfabetizzazione miglioreranno in questi paesi, il problema della miopia potrebbe aumentare, a meno che non ci si muova con un grande sforzo per assicurare esami della vista e occhiali.

Le conseguenze dei lockdown globali: la miopia da quarantena

Non sembra comunque essere il tempo trascorso a scuola la radice del problema, come hanno dimostrato i lockdown durante la pandemia di Covid-19. Piuttosto il problema è restare al chiuso. Durante la pandemia infatti le scuole di tutto il mondo hanno chiuso, ma la salute degli occhi dei bambini è peggiorata ulteriormente. I ragazzi sono rimasti in casa e hanno trascorso ore e ore a fissare gli schermi, seguendo le lezioni online, o guardando la tv. Altre forme di intrattenimento come uscire per un giro al parco o fare sport sono scomparse. A causa dei lockdown gli esperti sono molto preoccupati per i ragazzi tra i quattro e i sei anni, che hanno trascorso in casa buona parte della loro vita.

I dati provenienti dalla Cina mostrano che i lockdown hanno effettivamente inferto un duro colpo alla salute degli occhi dei bambini piccoli. Prima della pandemia, negli anni 2015-2019 il tasso di miopia misurato tra i bambini di sei anni arrivava al 5,7% . Nel giugno 2020, dopo 5 mesi di confinamento domiciliare, il tasso di miopia in quella fascia di età è salito vertiginosamente al 21,5% e gli scienziati hanno battezzato questo nuovo fenomeno «miopia da quarantena». E proprio a causa delle quarantene per la pandemia, la miopia sta diventando un problema anche per paesi in cui non lo è mai stato, e questo vale anche per quelle zone in cui i ragazzini giocavano molto all’aperto e si sono ritrovati all’improvviso confinati.

Le differenze tra tablet e libri

In Cina, dove il problema è molto sentito, anche perché la miopia potrà avere ripercussioni sulla futura forza lavoro in una serie di industrie e servizi (pensiamo solo ai piloti d’aereo), da tempo sono a caccia di strategie efficaci. Tuttavia una soluzione non è ancora stata trovata. Gli esercizi per gli occhi raccomandati (e a basso costo) si sono rivelati insufficienti nella prevenzione della miopia a lungo termine. Sempre in Cina è stato limitato per i bambini il tempo dedicato ai videogiochi, ma in realtà non esistono prove conclusive sul legame tra il tempo trascorso davanti a uno schermo e la miopia. «La differenza tra un libro e un tablet è più che altro legata al livello di “immersione”» spiega Nucci. «L’attività su un tablet è molto più coinvolgente e ipnotica, di conseguenza è molto facile trascorrere più tempo con un dispositivo elettronico che con un libro, e non vale solo per i bambini» sottolinea Nucci che precisa: «Il fatto che ci sia una relazione tra miopia e luminanza è tutto da dimostrare, ma è certo che un bambino starà spontaneamente molte più ore davanti a un tablet che su un libro».

Le strategie possibili

Altre strategie studiate dal mondo orientale sono macchine per rilassare gli occhi, terapia magnetica, integratori, ma nulla è ancora scientificamente provato. Per ora la soluzione più semplice per limitare la miopia è alla portata di tutti e non è per nulla tecnologica: trascorrere più tempo all’aria aperta. «Stando all’aperto – aggiunge Paolo Nucci- i nostri occhi fanno meno sforzi e tendono a guardare da lontano, con il risultato che le reazioni legate all’iper accomodazione, fenomeno correlato all’attività da vicino, si stemperano un po’. L’esposizione alle radiazioni ultraviolette, inoltre, stimolerebbe la produzione di dopamina, un neuromediatore che, fra le sue varie funzioni ha anche quella di inibire le metalloproteasi, enzimi che rendono la sclera (la parte opaca della tunica esterna dell’occhio, ndr) più cedevole e quindi più incline a determinare un allungamento del bulbo oculare e quindi la miopia».

Ci sono però anche altre due strategie possibili, supportate dalla letteratura scientifica, per tenere sotto controllo l’evoluzione del difetto alla vista: l’uso di colliri a bassa concentrazione di atropina in età prepuberale e l’utilizzo di lenti speciali basate sul defocus periferico fino ai 18 anni. Paolo Nucci ne parla anche in un editoriale appena pubblicato sulla rivista Graefe’s Archive for Clinical and Experimental Ophthalmology . «I colliri a bassa concentrazione di atropina – spiega il professore – stimolano la produzione di dopamina, che a sua volta, con un meccanismo indiretto, determina un irrigidimento del tessuto scerale e previene così il peggioramento della miopia. Sono inoltre a disposizione lenti speciali basate sul defocus periferico. Si tratta di lenti che, per così dire, ingannano il cervello facendogli credere che l’occhio sia già cresciuto abbastanza, rallentando in tal modo l’allungamento del bulbo oculare e, di conseguenza, l’aumento della miopia».

Che cosa possono fare i genitori

Quali sono allora i campanelli d’allarme a cui i genitori dovrebbero fare attenzione? Risponde ancora Nucci: « Il bambino in genere si avvicina agli oggetti per identificarli o spesso chiede al compagno di banco o alla maestra cosa c’è sulla lavagna. Sono da guardare con sospetto anche le posizioni viziate del capo, che in tre casi su dieci sono legate a problemi visivi, nonché la tendenza del bambino a strizzare gli occhi per mettere a fuoco gli oggetti lontani. Meno significativa è la posizione “incollata” alla televisione, perché è una scelta frequente del bambino, che tende ad isolarsi dal mondo che lo circonda avvicinandosi allo schermo. Comunque per non correre il rischio di non riconoscere eventuali disturbi visibili meglio non mancare ai controlli raccomandati: alla nascita, soprattutto se sono presenti patologie oculari familiari, ai 3, ai 6 e intorno ai 10 anni quando in genere si sviluppa la miopia».

22 ottobre 2022 (modifica il 22 ottobre 2022 | 15:28)

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, 2022-10-22 15:56:00, Il paradosso dell’istruzione e l’aggravamento della situazione a causa dei lockdown. Si può invertire la tendenza in tre modi (da mettere in atto subito) , Cristina Marrone

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