Mobilità docenti, solo un docente su dieci rientrerà in Sicilia: il rientro a casa resta un sogno irrealizzato

Per i docenti siciliani l’aspirazione di tornare a casa rimane ancora un sogno difficile da raggiungere. Secondo i dati più recenti del Ministero dell’Istruzione e del Merito, migliaia di docenti siciliani saranno costretti a rimanere al Nord  per l’ennesimo anno a causa della mancanza di opportunità di lavoro nella loro regione di origine.

Il desiderio di rientrare in Sicilia è piuttosto diffuso tra gli insegnanti di tutta Italia. Infatti, l’Isola risulta essere la regione più ambita da coloro che desiderano trasferirsi, con un numero impressionante di quasi 28mila richieste di mobilità. Questo dato pone la Sicilia al primo posto, precedendo altre regioni molto popolate come la Campania e la Puglia.

A livello nazionale, circa 45mila insegnanti sono stati in grado di ottenere un trasferimento, a fronte di oltre 82mila domande presentate. Tuttavia, la situazione si presenta molto diversa in Sicilia. Di circa 12mila richieste di rientro, per lo più provenienti da Lombardia e Piemonte, sono state accolte meno di 1.600.

Secondo Giuseppe Pierro, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, contattato dal TGR Sicilia, il motivo principale di questa situazione è la diminuzione delle nascite e il conseguente taglio del numero di classi. Nel solo anno scorso, le scuole siciliane hanno registrato una diminuzione di 10.000 iscrizioni rispetto agli anni precedenti. Questa situazione è motivo di preoccupazione sia per l’Ufficio Scolastico Regionale che per i sindacati.

La continua esigenza di insegnanti siciliani di restare al Nord si presenta come un problema di non facile risoluzione. Non solo implica il disagio personale e familiare degli insegnanti coinvolti, ma mette anche in luce una problematica più ampia: la discrepanza tra le esigenze e le opportunità professionali nelle diverse regioni del Paese.

La questione è complessa e multifattoriale, coinvolgendo fattori socio-economici, demografici e politici. È fondamentale che si adoperino soluzioni a lungo termine che vadano oltre il semplice riposizionamento degli insegnanti. Ad esempio, investimenti sostenibili in istruzione, politiche di incentivazione della natalità e strategie di redistribuzione geografica dei docenti possono costituire un punto di partenza per affrontare tale problematica.

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