Il Comitato Nazionale Docenti Vincolati sta portando avanti una lotta significativa per l’abolizione dei vincoli alla mobilità dei docenti.
Tale battaglia, che richiede l’intervento del Parlamento e dell’attuale maggioranza, si basa su motivazioni ben delineate e cruciali per il benessere dei docenti e la qualità dell’istruzione.
I vincoli attuali non garantiscono la continuità didattica, elemento fondamentale per un percorso educativo efficace. Incongruenze nel sistema di assegnazione e la possibilità per i dirigenti scolastici di modificare le cattedre annualmente minano la stabilità necessaria. I docenti chiedono una maggiore libertà nella scelta delle sedi, ritenendo che ciò possa effettivamente migliorare la continuità didattica.
Il comitato sottolinea una grave disparità di trattamento tra i docenti, differenziata in base al tipo di concorso vinto e alle tempistiche delle prove concorsuali. Tale disparità si traduce in una mobilità limitata per alcuni docenti a fronte di maggiore flessibilità per altri, creando una situazione di ingiustizia evidente.
È stato chiesto che tutti i docenti, indipendentemente dal percorso di assunzione, possano godere della stessa possibilità di mobilità. In particolare, si richiede che i neoassunti nell’anno scolastico 2023/2024 possano presentare domanda di assegnazione provvisoria interprovinciale.
Il comitato ribadisce che un docente soddisfatto e non sottoposto a stress per la lontananza dalla propria famiglia può garantire un servizio migliore. L’attuale sistema, che non considera la dimensione umana e personale del docente, è considerato dannoso sia per gli insegnanti sia per gli studenti.
Si solleva anche il problema della potenziale anti-costituzionalità dei vincoli, che limitano la libertà individuale e personale dei docenti.
Il comitato denuncia l’incoerenza nel riconoscimento dei diritti di mobilità, evidenziando come alcune deroghe siano applicate solo a specifiche categorie di docenti, lasciando altri senza le stesse opportunità.
Infine, si sottolinea la necessità di riformare il sistema concorsuale, affinché non sia vissuto come una penalizzazione ma come un riconoscimento del merito individuale.