di Alessandro Fulloni
Anna è stata la prima a raccoglierlo e aiutarlo, facendolo respirare: «Prego tutti i giorni per lui». La bambinaia assistita da psicologi: rischio di atti autolesionistici
Dal nostro inviato
SOLIERA (MODENA) Anna è una donna minuta, gli occhi pieni di grinta. Siciliana, sui quarantacinque anni. Molto religiosa. È lei che, martedì mattina, in qualche modo ha salvato il piccolo di 13 mesi gettato dalla finestra al secondo piano da Monica Santi, la 32enne babysitter arrestata dalla Procura di Modena per tentato omicidio e che in queste ore è assistita, in carcere, da un team di medici e psicologi. Una specie di «sorveglianza» nel timore di «gesti autolesionistici». Incrociamo Anna a Soliera, dove è avvenuto il fatto, mentre esce dall’ufficio dei nonni del piccino dove si occupa delle pulizie. Le diciamo: «Signora, senza il suo intervento oggi racconteremmo tutta un’altra storia…». Anna si schermisce, allunga il passo. «Il Cielo ha voluto così…».
Ricordiamo brevemente quello che è accaduto in via Arginello, poco lontano da dove ci troviamo ora, vicino alla Rocca medievale e al Municipio. Erano le 10 e 20 e la tata scende dal secondo piano per raggiungere il primo. Davanti al gip Andrea Scarpa e al pm Pasquale Mazzei, venerdì la bambinaia ha detto che «l’unica cosa che sono riuscita a fare è stato dire la colf — in quel momento le due donne erano sole in casa — : “Adesso il bambino è libero”». Una frase, questa, ripetuta altre due volte, «perché la signora non capiva e solo dopo la mia insistenza, che era una specie di richiesta di aiuto, è corsa giù, nel retro della casa dove era caduto il piccolo». Qui nel cortile Anna, dopo aver visto il piccolo esanime, ha afferrato il bimbo — assumendosi una responsabilità tremenda nello spostarlo —, lo ha scosso, lo ha fatto rigurgitare. Poi il bimbo ha ripreso a respirare. Intanto era arrivata l’eliambulanza che poi lo ha portato all’ospedale Maggiore di Bologna dove i medici, cautamente ottimisti, pur facendo permanere la prognosi riservata, dicono che il bimbo sarebbe «fuori pericolo» tanto che hanno deciso di estubarlo.
Insistiamo con Anna. Lei scuote la testa. Dice solo«che Dio mi ha dato la forza di aiutare il bimbo in quel momento terribile. Io sono molto credente e anche adesso continuo a pregare incessantemente». E ora che sta un po’ meglio? «Lavoro, prego ancora. Non so quanti “Padre nostro” avrò recitato…». Domanda inevitabile: ma la baby sitter? «Una brava ragazza, non si vedeva niente di strano e si era sempre comportata bene». Parole che sarebbero state ripetute anche al pm e ribadite nelle tre pagine che compongono l’ordinanza di arresto e che vertono sulla testimonianza della signora delle pulizie. Che prima di allontanarsi ci tiene a dire: «Speriamo che lui guarisca. Gli vogliamo tutti bene…».
5 giugno 2022 (modifica il 5 giugno 2022 | 14:59)
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, 2022-06-05 20:55:00, Anna è stata la prima a raccoglierlo e aiutarlo, facendolo respirare: «Prego tutti i giorni per lui». La bambinaia assistita da psicologi: rischio di atti autolesionistici, Alessandro Fulloni