Mondiale di calcio in Qatar, la complicata gestione dei palinsesti

di Aldo Grasso

Se l’investimento di 180 milioni per i diritti sarà stata una spesa azzeccata si scoprirà a fine torneo. Per ora attrarre un pubblico mediamente giovane non è un cattivo affare

Sono oltre cinque milioni gli italiani (5,3 milioni per la precisione) che stanno seguendo il Campionato del mondo Fifa 2022 sulla prima rete del servizio pubblico, poco più di un quarto (25,6% di share) della platea complessiva del prime time (che raggiunge nel periodo 21 milioni di spettatori proprio in prima serata). Gli spettatori delle partite nel daytime (nel doppio appuntamento delle 11 e delle 17) sono 2,2 milioni, il 19% di share, a ravvivare gli ascolti altrimenti moribondi di Rai2. Come per ogni Mondiale – e al netto dell’assenza dell’Italia in campo, come già a Russia 2018 – l’attenzione è destinata a crescere: giovedì sera, per esempio, Brasile-Serbia, la partita finora più vista , ha raccolto 6,6 milioni di spettatori (30% di share), non lontano dai risultati ottenuti, nell’estate del 2018, da Russia 2018 in onda, sempre al medesimo orario, su Canale 5.

L’altro elemento vantaggioso dei Mondiali di calcio è che il suo pubblico è costituito da spettatori meno assiduamente «televisivi»: si tratta di uomini (oltre 33% di share), giovani o giovanissimi (miglior share tra 15 e 24 anni, 33,4%), con buoni livelli di istruzione (laureati al 30%). Ma ci sono anche i bambini (oltre 30% di share), a marcare un ascolto intergenerazionale. Ovviamente questi Mondiali in Qatar hanno presentato più di un problema (a parte quelli relativi al tema dei diritti): la collocazione durante la piena «stagione di garanzia», a novembre, e gli orari non proprio felicissimi rendono un po’ complicata la gestione dei palinsesti, e dopo la partita Il circolo dei mondiali fa crollare gli ascolti. Che la Rai abbia fatto bene o male a spendere 180 milioni per i diritti sarà materia da giudicare a fine torneo: per ora, nonostante l’avvio un po’ lento in termini di ascolti, l’attrarre un pubblico mediamente giovane non è un cattivo affare. Certo, bisognerebbe poi trattenerlo. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni elaborazione Geca su dati Auditel

26 novembre 2022 (modifica il 26 novembre 2022 | 20:49)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-11-26 20:03:00,

di Aldo Grasso

Se l’investimento di 180 milioni per i diritti sarà stata una spesa azzeccata si scoprirà a fine torneo. Per ora attrarre un pubblico mediamente giovane non è un cattivo affare

Sono oltre cinque milioni gli italiani (5,3 milioni per la precisione) che stanno seguendo il Campionato del mondo Fifa 2022 sulla prima rete del servizio pubblico, poco più di un quarto (25,6% di share) della platea complessiva del prime time (che raggiunge nel periodo 21 milioni di spettatori proprio in prima serata). Gli spettatori delle partite nel daytime (nel doppio appuntamento delle 11 e delle 17) sono 2,2 milioni, il 19% di share, a ravvivare gli ascolti altrimenti moribondi di Rai2. Come per ogni Mondiale – e al netto dell’assenza dell’Italia in campo, come già a Russia 2018 – l’attenzione è destinata a crescere: giovedì sera, per esempio, Brasile-Serbia, la partita finora più vista , ha raccolto 6,6 milioni di spettatori (30% di share), non lontano dai risultati ottenuti, nell’estate del 2018, da Russia 2018 in onda, sempre al medesimo orario, su Canale 5.

L’altro elemento vantaggioso dei Mondiali di calcio è che il suo pubblico è costituito da spettatori meno assiduamente «televisivi»: si tratta di uomini (oltre 33% di share), giovani o giovanissimi (miglior share tra 15 e 24 anni, 33,4%), con buoni livelli di istruzione (laureati al 30%). Ma ci sono anche i bambini (oltre 30% di share), a marcare un ascolto intergenerazionale. Ovviamente questi Mondiali in Qatar hanno presentato più di un problema (a parte quelli relativi al tema dei diritti): la collocazione durante la piena «stagione di garanzia», a novembre, e gli orari non proprio felicissimi rendono un po’ complicata la gestione dei palinsesti, e dopo la partita Il circolo dei mondiali fa crollare gli ascolti. Che la Rai abbia fatto bene o male a spendere 180 milioni per i diritti sarà materia da giudicare a fine torneo: per ora, nonostante l’avvio un po’ lento in termini di ascolti, l’attrarre un pubblico mediamente giovane non è un cattivo affare. Certo, bisognerebbe poi trattenerlo. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni elaborazione Geca su dati Auditel

26 novembre 2022 (modifica il 26 novembre 2022 | 20:49)

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