Diritti, discriminazioni e proteste per i Mondiali in Qatar: cosa fanno i calciatori? Neuer fascia arcobaleno

di Paolo Tomaselli, inviato a Doha

Galles e Inghilterra useranno la fascia «One Love» contro le discriminazioni mentre la Fifa rilancia con fasce con messaggi dedicati. La Germania si espone anche a costo di una multa. Cosa faranno Messi, Neymar e Ronaldo?

Quale sarà la prima squadra europea a indossare la fascia da capitano «One Love» per sensibilizzare il mondo sui diritti Lgbt che in Qatar non sono rispettati?

Gli inglesi si inginocchieranno contro l’Iran per testimoniare la loro partecipazione alla rivolta del popolo iraniano?

E gli iraniani, a loro volta, manifesteranno il loro lutto come fecero due mesi fa indossando un giubbotto nero all’ingresso in campo o si limiteranno a non cantare il loro inno nazionale per protesta?

Cosa faranno Ronaldo, Messi e Neymar?

Il calcio e i diritti, il calcio e la politica sollevano tanti interrogativi prima del match inaugurale della Coppa (domenica ore 17 italiane con Qatar-Ecuador). Mentre il presidente della Fifa Gianni Infantino contrattacca le tante critiche verso questo Mondiale da 200 miliardi di euro, costato la vita almeno a 6500 lavoratori migranti.

«Oggi mi sento qatarino, arabo, africano, gay, disabile» dice il dirigente svizzero che chiede di non mettere pressione sul Qatar e sui calciatori («Lasciate che la gente si goda questa festa»), alcuni giocatori si interrogano sul da farsi, spinti dalla opinione pubblica del loro Paese o dalle proprie convinzioni personali.

Galles e Inghilterra hanno annunciato che useranno la fascia di capitano «one love» contro le discriminazioni. E la Fifa ha rilanciato con le fasce con messaggi dedicati (e generici) per ogni turno del torneo: si parte con «Football unites the world», poi con «Save the planet» e così via. Al di là dei simboli, comunque importanti, sono i campioni tedeschi gli unici ad aver già preso una posizione chiara: Manuel Neuer, Leon Goretzka, Joshua Kimmich si sono esposti sui simboli da mostrare e sui concetti da trasmettere.

Dopo che l’ambasciatore del Mondiale qatariota, Khalid Salman, la scorsa settimana ha detto che «i gay sono malati mentali, rispettate le nostre regole», Goretzka, stella pensante del Bayern, ha replicato con durezza: «È l’immagine di una umanità di un altro millennio, molto opprimente. E del tutto inaccettabile». Neuer, il portiere campione del mondo 2014, divide la fascia di capitano con Thomas Mueller: se c’è una Nazionale che potrebbe davvero indossare il simbolo arcobaleno è la Germania. Neuer lo farà e si ci sarà una multa da pagare, non è quello il problema. La fascia per non irritare nessuno ha colori diversi, inseriti dentro un cuore. L’hanno indossata a settembre diversi capitani delle selezioni europee, ma adesso la Francia ci ripensa, anche per i suoi profondi legami con il Qatar (che possiede il Psg).

Lloris, capitano dei campioni del mondo, ha detto che la squadra «rispetterà le regole del Paese ospitante» anche se il giorno dopo questa presa di posizione, tutti i Bleus hanno sottoscritto una lettera in cui annunciano la destinazione di fondi a Ong impegnate a difendere il rispetto dei diritti.

Insomma, il dibattito interno — alle squadre ma anche alle singole coscienze — c’è sicuramente in alcune squadre, ma deve fare i conti anche con la realpolitik delle federazioni: da Germania, Danimarca, Olanda e Usa è lecito aspettarsi dei gesti pubblici, l’Inghilterra invece è accusata di voler soprattutto destabilizzare gli avversari iraniani, mentre le squadre africane, asiatiche e sudamericane non sembrano troppo coinvolte dalla questione.

Da Messi, Ronaldo, per non dire Neymar
, non sono quindi attesi gesti di protesta di alcun tipo: lo stesso Psg «qatarino» è pur sempre la squadra del campione argentino e di quello brasiliano. Discorso diverso per il Team Usa che potrebbe essere in questo senso una delle squadre protagoniste: dal logo della federazione colorato con l’arcobaleno dei diritti, dalla partitella con i lavoratori migranti (giocata anche dagli olandesi il giorno dopo), con le parole dei suoi calciatori principali, a partire da «capitan America» Pulisic, che la fascia di protesta l’ha già indossata: «Be the change», siate il cambiamento, è il mantra della Nazionale statunitense, adottato dopo l’uccisione a Minneapolis di George Floyd da parte della polizia. L’hanno scritto anche qui, negli spogliatoi del loro centro di allenamento. Per non dimenticarlo mai.

19 novembre 2022 (modifica il 19 novembre 2022 | 12:42)

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, 2022-11-19 11:43:00, Galles e Inghilterra useranno la fascia «One Love» contro le discriminazioni mentre la Fifa rilancia con fasce con messaggi dedicati. La Germania si espone anche a costo di una multa. Cosa faranno Messi, Neymar e Ronaldo? , Paolo Tomaselli, inviato a Doha

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