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di Renato Franco, inviato a Torino

Al via la rassegna canora considerata un cult in Europa. Parla il trio di conduttori : «La musica è uno strumento che unisce proprio mostrando le differenze»

Un evento che in Italia era snobbato, assimilato alla più o meno prestigiosa Coppa del nonno, e adesso è diventato imperdibile grazie anche all’ultima vittoria dei Måneskin. Quest’anno poi c’è il surplus della sfida nella sfida: Mahmood & Blanco con Brividi o Achille Lauro con Stripper? Perché i cantanti italiani in gara in quest’edizione dell’Eurovision Song Contest sono due. Naturale che ci sia la coppia che ha vinto l’ultimo Sanremo, inusuale che ci sia anche Achille Lauro che si è imbucato nella manifestazione con la maglietta di San Marino. Si comincia martedì con la prima semifinale, due giorni dopo la seconda mentre la finale è in programma sabato 14. Il palco di solito assume i contorni di un circo colorato — occhio ai norvegesi Subwoolfer con le loro maschere giallo Simpson, orecchie a punta e barbigli che spuntano dalla bocca — dove alla fine apprezzi di più chi canta nella lingua del Paese di origine piuttosto chi sceglie l’inglese che omologa tutto e lo rende piatto, senza personalità: come mangiare da McDonald’s in Egitto o bere un caffé da Starbucks in Cambogia.

Se fino a qualche anno fa l’Eurovision Song Contest era poco amato alle nostre latitudini, in Europa invece è sempre stato un cult, con una platea da 200 milioni di spettatori. «È un numero talmente grande che diventa irreale, è come dire 200 fantastaliardi di persone, non riesci a figurartelo» spiega Alessandro Cattelan che fa parte di un trio di conduttori diversamente assortito: con lui Laura Pausini, la star amata nei Paesi latini; e Mika, il cantante cittadino del mondo . Il format dell’Eurovision non è per niente flessibile, la scaletta è precisa, i tempi sono stretti, non c’è tanto spazio pe divagare: «È un programma molto organizzato, la scaletta ha un rigore a cui forse siamo poco abituati, ma è un’organizzazione del lavoro che mi piace, una cerimonia rituale dove il presentatore fa “solo” il presentatore, fa da tramite tra le esibizioni, tra le canzoni. Ma è giusto, così. È il programma dei ragazzi che cantano, non è il nostro programma». Laura Pausini preferirebbe avere più agio: «Sono una a cui piace parlare, mi dilungherei, ma il tempo è contato. Ogni volta mi fanno segno che devo chiudere con la mano che taglia il collo».

Il trio ha un’alchimia che funziona: «Siamo una banda assortita bene, condividiamo lo stesso spirito, gli stessi valori. Mika ha un modo di fare fiabesco, fumettoso, sempre molto dentro alle cose che dice, è trascinante, è sempre molto appassionato in quello che fa. E poi è la mia stampella per il francese». C’era chi aveva parlato di screzi con Laura Pausini, ma l’ex conduttore di «X Factor» nega qualunque tipo di attrito: «Mi spiace deludere chi pensava altro ma in realtà siamo amici: sabato ho pranzato con la mia famiglia da lei, le nostre figlie giocano insieme, andiamo molto d’accordo. Ma va bene così, magari questa finta litigata aggiunge attenzione all’Eurovision». I tre hanno anche una chat insieme: «Ma è come se fossimo io e Laura da soli, perché Mika non è un grande amante di WhatsApp».

Non mancano le prime polemiche perché Ronela Hajati, che rappresenta l’Albania, è già stata bersaglio di insulti sui social per il suo aspetto fisico. Sarà proprio lei ad aprire la prima semifinale, seguita da Lettonia, Lituania, Svizzera, Slovenia, Ucraina (i grandi favoriti, non serve spiegare il perché), Bulgaria, Olanda, Moldavia, Portogallo, Croazia, Danimarca, Austria, Islanda, Grecia, Norvegia, Armenia. Tra gli ospiti sul palco ci sarà anche Diodato (che avrebbe dovuto partecipare allo show nel 2020, poi cancellato a causa della pandemia) e Dardust con Benny Benassi e Sophie and The Giants che hanno preparato un medley che valorizzerà le hit della musica dance ed elettronica italiana.

Sul significato non solo musicale dell’Eurovision i tre conduttori vanno d’accordo, parla uno ma è come se parlassero tutti insieme. Riflette Mika: «La musica è uno strumento che unisce proprio mostrando le differenze — di cultura, di linguaggio, di suoni — tra le diverse nazioni. Ma il fatto che 40 Paesi, ognuno con le sue peculiarità e diversità, condivida lo stesso palco manda un messaggio di unità che diventa universale». «L’Eurovision non è un evento politico — aggiunge Cattelan — ma condividere dei valori comuni assume automaticamente un significato politico».

9 maggio 2022 (modifica il 9 maggio 2022 | 21:29)

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, 2022-05-09 19:43:00, I conduttori Cattelan, Mika e Pausini:«Da Torino parte un messaggiodi unità che diventa universale», Renato Franco

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