La montagna e le scalate? Non sono solo per maschi. «Noi donne discriminate»

di Marta Ghezzi

L’alpinista Torretta, primatista di dry tooling e prima (e unica) guida donna della Società Guide di Courmayeur: «Rivedere i criteri di selezione». Al campo base al Forte di Bard (Ao) il primo summit internazionale

«Prima ti laurei». Classica mossa da genitori preoccupati. «L’Architettura mi piaceva, non avrei mai lasciato gli studi a metà», dice oggi l’alpinista Anna Torretta, primatista di dry tooling (la tecnica di scalata della roccia con l’attrezzatura da ghiaccio), ex pluri-campionessa italiana di arrampicata sul ghiaccio e vice del mondo nella stessa specialità, a proposito degli inizi di carriera a metà anni Novanta. «Ero iscritta al Politecnico di Torino, la mia città d’origine, ma la montagna era già diventata il mio baricentro e volevo a tuti i costi frequentare il corso per diventare guida alpina», racconta. Trenta anni dopo ci ride sopra, la laurea è nel cassetto ma il suo curriculum parla una lingua diversa dalla progettazione: è la prima (e ancora unica) guida donna della Società Guide di Courmayeur (dal 2005); atleta con alle spalle salite estreme e spedizioni extraeuropee; scrittrice («La montagna che non c’è» e «Whiteout») e volto noto al grande pubblico grazie alla trasmissione di Rai 2 «Monte Bianco Adventure-Game», vinta in coppia con il karateka Stefano Maniscalco.

Questa settimana Torretta allestisce un campo base al Forte di Bard (Ao) per il primo summit internazionale delle «Women Mountain Guide Summit» (14-15 ottobre) e la due giorni di arrampicata «Women’s climbings days» (15 e 16), organizzata insieme a Donne di Montagna. La ragione del doppio appuntamento è nei numeri: in Italia ci sono 28 guide alpine donne (22 con la patente internazionale, 6 aspiranti) su un totale di 1175 guide, che significa una percentuale del due per cento. E questo anche se la montagna, soprattutto negli ultimi decenni, non è più un’esclusiva maschile, sono sempre di più le giovani donne attirate da roccia, neve, ghiaccio.

Da dove arriva, allora, la drammatica disparità di genere? «È l’occasione per parlarne», dice Torretta: «Io sono certa che il punto dolente, almeno qui da noi, siano i criteri di selezione, rimasti identici per maschi e femmine, un iter anacronistico che blocca l’accesso anche alle ragazze più motivate». Addirittura? «Certo, perfino i Marines hanno ceduto e differenziato il percorso di formazione, il corpo maschile è diverso da quello femminile, è scientificamente provato, ma questo non incide su una prestazione in prima linea o, nel nostro caso, sull’impegno nei confronti di un cliente».

La disparità

Una battaglia che Torretta, madre di due figlie femmine, sta portando avanti da tempo. «Non mancano solo guide donne – prosegue – ma anche istruttrici: siamo l’unico Paese europeo a non averne ed è inaccettabile». Perfino lei, atleta pluripremiata capace di grandi exploit sportivi, non è mai riuscita a ottenere la qualifica. «Bocciata con il punteggio di 6.4 su 6.5, ho provato e riprovato senza raggiungere mai il traguardo», svela. E attacca: «L’esperienza francese è illuminante, l’anno in cui hanno abbassato di mezzo grado il punteggio si è visto un improvviso aumento di presenze». Sono argomenti che compariranno sul tavolo del summit. Conclude: «Ho vissuto diversi anni a Innsbruck prima di trasferirmi in Valle d’Aosta, in Austria avevo fondato con una collega la scuola di alpinismo “Avventura Donna” che funzionava benissimo. Sono convinta che la propedeutica al femminile possa facilitare».

14 ottobre 2022 (modifica il 16 ottobre 2022 | 06:12)

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, 2022-10-16 04:12:00, L’alpinista Torretta, primatista di dry tooling e prima (e unica) guida donna della Società Guide di Courmayeur: «Rivedere i criteri di selezione». Al campo base al Forte di Bard (Ao) il primo summit internazionale, Marta Ghezzi

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