di Alessandro Sala
Le associazioni puntano il dito contro le istituzioni per la mancata adozione di dispositivi di prevenzione di incidenti. E il governo pensa solo a liberalizzare la caccia
Juan Carrito, travolto e ucciso ieri da un’auto sulla statale 17, era un orso marsicano, una specie che vive solo nel Centro Italia, perlopi nel Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise e, ma in misura molto minore, nel Parco della Maiella. una specie autoctona, di dimensioni pi ridotte rispetto all’orso bruno alpino, ed purtroppo a rischio. Nella lista rossa della Iucn, l’elenco delle specie da salvaguardare stilato dall’Unione internazionale per la conservazione della natura, classificata come in pericolo critico: dopo quel livello c’ solo l’estinzione, localizzata o totale (che nel caso del marsicano sarebbero la stessa cosa). Le ultime stime parlano di una popolazione totale di circa 50-60 esemplari. Ogni anno nascono dei cuccioli, ma al tempo stesso alcuni esemplari muoiono per cause attribuibili alla presenza umana: parzialmente accidentali, come nel caso di Juan Carrito finito contro un’automobile, o illegali, vale a dire il bracconaggio.
Ma gi da sola l’espansione della presenza umana e dei centri abitati, con tutta la rete di strade che ha portato con s, ha ridotto gli habitat a disposizione di questo animale, che in natura percorre ogni giorno spostamenti di parecchi chilometri. L’estrema vicinanza con gli insediamenti umani fa s che i plantigradi si avvicinino spesso alle fattorie e ai centri abitati, in cerca di cibo facile, creando a volte situazioni di frizione con gli abitanti, come accade anche in altre regioni italiane. In Abruzzo, tuttavia, la presenza degli orsi considerata meno problematica che in altre aree e i residenti sembrano avere accettato pi di buon grado la convivenza con il grande carnivoro, che nella realt poi pi che altro vegetariano. La gestione degli orsi in quest’area viene spesso contrapposta a politiche pi drastiche come quelle adottate per esempio in Trentino Alto Adige dove le autorit hanno imposto la cattura e la reclusione degli esemplari considerati problematici. Juan Carrito era certo un orso molto confidente, abituato al contatto umano. Figlio dell’orsa Amarena, diventata celebre per alcuni video circolati in rete che l’hanno ripresa tranquillamente a spasso con i suoi cuccioli nei centri abitati, stato protagonista di numerose scorribande nelle aziende agricole della zona. Dopo essere stato catturato, anzich finire rinchiuso in un recinto stato spostato in una zona pi distante dal centro abitato, con la speranza di farlo incontrare anche con qualche esemplare femmina.
L’incidente avvenuto su una statale che collega il parco d’Abruzzo e la Maiella e dove erano stati realizzati alcuni interventi di messa in sicurezza proprio per evitare episodi del genere, con l’apposizione di reti per indurre gli animali, non soltanto gli orsi, a raggiungere la zona di un sottopasso creato appositamente per il passaggio della fauna da una parte all’altra del nastro d’asfalto. Ma probabilmente non stato sufficiente. Le associazioni animaliste e ambientaliste parlano ora di strage annunciata ed evitabile. Suonano ora un po’ false le dichiarazioni di quei rappresentanti delle istituzioni che oggi piangono la morte di Juan Carrito, ma che fino a ieri hanno agito per tagliare aree naturali protette o per continuare a pianificare interventi invasivi nell’areale dell’orso — sostengono il Wwf Italia e l’associaizione Salviamo l’Orso—. veramente arrivato il momento di ipotizzare e realizzare per l’Appennino centrale uno sviluppo sostenibile attraverso la conservazione della sua straordinaria biodiversit. Critico anche l’Ente nazionale protezione animali, che parla espressamente di fallimento, richiamando tra l’altro la linea dell’attuale governo sul contenimento della fauna attraverso la caccia selettiva, mentre del tutto incapace di varare serie misure a tutela della biodiversit. Nel mirino c’, in particolare, la bocciatura di un emendamento all’ultima legge di Bilancio che avrebbe dato il via ad un piano triennale di 12 milioni di euro per la creazione di nuovi corridoi faunistici. Che, per inciso, non sono le sole misure di salvaguardia, per quanto siano una delle pi efficaci, adottate da anni in molti Paesi.
Sempre l’Enpa ricorda la possibilit di applicare sistemi di dissuasione previsti dal progetto Life Strade, che consentono di allontanare gli esemplari selvatici dalla carreggiata avvisando in tempo reale gli automobilisti sulla presenza degli animali sulla sede stradale. Sostanzialmente si tratta di dispositivi che rilevano la presenza di animali sulla carreggiata o in prossimit di essa, attivando speciali segnalazioni luminose per i veicoli in avvicinamento. Veicoli che tuttavia dovrebbero percorrere questi tratti stradali a velocit pi ridotta, proprio per l’alta concentrazione di fauna selvatica.
Animalisti Italiani fa invece sapere di avere incaricato il proprio ufficio legale di verificare se siano riscontrabili responsabilit umane di singoli o di istituzioni che abbiano contribuito alla morte del giovane orso per poi agire di conseguenza. Legambiente sottolinea invece l’importanza di adottare non interventi episodici, basati magari sulla volont dei singoli, ma di sistema. L’orso Juan Carrito — fa notare il presidente Stefano Ciafani – ha vissuto la gran parte del suo tempo terreno, non tra le montagne appenniniche, ma libero tra le persone e le case, e lungo le strade trafficate della Marsica. Poteva essere catturato e confinato a vita in una gabbia, ma si opportunamente deciso di farlo vivere da animale selvatico, valutando i rischi che i suoi comportamenti confidenti poteva comportare. Noi consideriamo questa scelta l’unica, la pi opportuna, ma anche la pi difficile da attuare, anche perch chi ha dovuto gestire l’orso, ha dovuto fare i conti con i limiti di un’azione di gestione che non dipende solo dai tecnici o dai responsabili dei parchi.
24 gennaio 2023 (modifica il 24 gennaio 2023 | 18:07)
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