Morto «Frate Mitra» Silvano Girotto: consentì la cattura del capo delle Br Curcio

di Claudio Del Frate

Aveva 83 anni, era originario del Torinese ed era stato legionario e poi missionario in Sudamerica. Da infiltrato dei carabinieri nel 1974 agevolò l’arresto dei vertici delle Brigate Rosse

È morto a 83 anni Silvano Girotto, meglio conosciuto come «frate Mitra», l’infiltrato che nel 1974 consenti la cattura degli allora capi delle Brigate Rosse Renato Curcio e Alberto Franceschini. Ex francescano missionario in Bolivia ed ex legionario Girotto era originario di Caselle Torinese, da religioso aveva preso il nome di era noto come Padre Leone.

La sua notorietà è legata alle vicende degli anni di piombo. In particolare, collaborò con i carabinieri all’individuazione e alla cattura nel settembre 1974 a Pinerolo di Renato Curcio e Alberto Franceschini. Dopo l’arresto di Curcio e Franceschini, Frate Mitra scrisse una lettera aperta alle Brigate Rosse. «E così signori – scriveva tra l’altro – mentre strombazzavate ai quattro venti il vostro folle proclama di attacco al cuore dello Stato, al cuore siete stati colpiti voi. È vero: i carabinieri hanno agito con la mia attiva collaborazione. Non ho mai inteso negarlo e non ho mai risposto prima al vostro ameno volantino solo perché impegnato a preparare per voi ulteriori legnate».

La fama e il ruolo di Girotto emergono l’8 settembre del 1974 quando i carabinieri del nucleo speciale antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fermano una Fiat 128 nei pressi di un passaggio a livello: vanno a colpo sicuro, non devono sparare un colpo e bloccano Renato Curcio e Alberto Franceschini. A dare loro la dritta giusta era stato proprio «frate Mitra». Come era stato possibile? Girotto, dopo due anni in Algeria con la Legione Straniera era rientrato in Italia e si era avvicinato alla fede religiosa. Entrato nell’ordine francescano si era fatto inviare in Bolivia venendo in contatto da un lato con la povertà estrema della popolazione dall’altro con i gruppi di guerriglieri in lotta contro il regime militare.

Rientra in Italia e si mette in evidenza per la fama di prete estremista, che in alcuni casi giustifica la lotta armata . Questo gli fa guadagnare da un lato il soprannome di «frate Mitra» dall’altro l’attenzione del generale Dalla Chiesa. Che lo fa avvicinare proponendogli di collaborare alle indagini sul nascente terrorismo rosso. A fargli mutare repentinamente opinione sarebbero stati il sequestro del magistrato Mario Sossi e l’uccisione di due militanti del Msi a Padova. I suoi trascorsi boliviani, le sue dichiarazioni pubbliche sulla lotta armata gli aprono le porte degli ambienti vicini alle Br:prima semplici fiancheggiatori, poi il nucleo storico. Girotto, ascoltato da una commissione parlamentare nel 2000 racconterà che lui conobbe ed ebbe rapporti stretti con il solo Curcio. «Franceschini non sapevo manco chi fosse».

La sua collaborazione con gli inquirenti cessò subito dopo la «decapitazione» delle Br così come finì subito la sua esperienza religiosa. Silvano Girotto si è in seguito sposato con una donna boliviana, ha avuto due figli e ha lavorato a lungo come operaio e tecnico in aziende della zona di Torino.

31 marzo 2022 (modifica il 31 marzo 2022 | 22:27)

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