Morto Lucio Tasca d’Almerita, addio all’ambasciatore del vino siciliano

Indossava lo smoking come una seconda pelle, calzava gli stivali da contadino come se non avesse fatto altro nella vita. Era alto e dritto, la postura rimasta come un marchio degli anni da olimpionico di equitazione negli anni Sessanta. Il conte Lucio Tasca d’Almerita è stato un protagonista del Rinascimento del vino italiano. Da tempo aveva affidato ai figli Alberto e Giuseppe le sorti del suo impero vinicolo, costruito fin dall’inizio con il successo del vino che portava il suo titolo, il Rosso del Conte. Sorrideva quando lo chiamavano l’ultimo dei Gattopardi. Regnava nella sua casa da cui si accede da uno scenografico scalone. Con un salone fresco e imponente, dove faceva servire il caffè per gli ospiti. «Se non avessi questa casa sarei ricchissimo», diceva guardando le 150 palme della villa palermitana cinquecentesca. Dieci anni fa, durante il flagello del punteruolo rosso, le aveva lavate ricorrendo alla misteriosa pozione di un giardiniere egiziano.

Un impero conosciuto in 50 paesi

Era capace di elencare ogni pianta con il nome latino del suo orto botanico di quasi due ettari, con un laghetto dove nuotavano i cigni Tristano e Isotta, un omaggio a Richard Wagner che nella villa, tra il novembre del 1881 e il marzo del 1882, finì di comporre il Parsifal. Aveva disobbedito al padre, importando vitigni internazionali in Sicilia e dimostrando che quelle terre possono regalare vini straordinari, caldi e carichi di cultura mediterranea. Ha controllato una azienda da 470 ettari di vigneti in cinque tenute, 3 milioni di bottiglie: da Regaleali a Tascante sulle pendici dell’Etna, da Capofaro sull’isola di Salina con il Malvasia, alla Tenuta Whitaker sull’isola di Mozia (con il vitigno Grillo) fino alla Tenuta Sallier de la Tour a Monreale, con Syrah, Inzolia e Nero d’Avola. A quasi due secoli anni dalla fondazione (1830), l’azienda Tasca d’Almerita, sotto la sua guida, ha concluso una fase di espansione che l’ha portata ad esportare in più 50 Paesi, puntando tutto nell’ultimo decennio su una nuova stagione fondata su etica e sostenibilità ambientale con il progetto SOStain. Le sue intuizioni e la sua eleganza resteranno per sempre nei vigneti e nell’oasi di Villa Tasca, tra le palme che incantarono Jacqueline Kennedy oltre a Wagner. E i suoi vini continueranno a dare, come scrisse Luigi Veronelli del Rosso del Conte e del Nozze d’oro, «smisurata gioia».

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, 2022-07-25 20:02:00, È morto a 82 anni l’ambasciatore del vino siciliano nel mondo: il conte Lucio Tasca d’Almerita. Fu il primo a impiantare sull’isola le varietà internazionali, Luciano Ferraro

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