Nancy Pelosi lascia Taiwan: «Non vi abbandoneremo». La Cina risponde con jet e missili. Russia: «Impunità»

di Giuseppe Sarcina e Redazione Esteri

La speaker della Camera Usa Nancy Pelosi in visita a Taipei: «Non vi abbandoneremo». Ferma condanna di Pechino, che sostiene che gli Usa «violino la sovranità» della Cina. E il ministro degli Esteri russo Lavrov dichiara solidarietà a Xi Jinping

Alle 4.30 italiane della notte tra il 2 e il 3 agosto, la Speaker della Camera Usa Nancy Pelosi ha incontrato la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen a Taipei, in una visita che ha suscitato reazioni anche militari da parte della Cina. La visita di Pelosi a Taiwan era stata annunciata «per onorare il nostro impegno incrollabile a sostegno della democrazia di Taiwan». La presidente Tsai, da parte sua, ha accolto Pelosi definendola «un’autentica amica» e le ha conferito la massima onorificenza di Taiwan, l’Ordine delle Nuvole Propizie. Pechino ha annunciato in risposta a questa «provocazione» «esercitazioni militari» aeree e navali con jet e missili su vasta scala nello Stretto di Taiwan, che il Pentagono segue con apprensione, e anche promesso «contromisure specifiche risolute, energiche ed efficaci», di cui Usa e Taiwan «si accorgeranno presto e costantemente». Dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è arrivata poco dopo una dichiarazione di solidarietà alla Cina: «Gli Stati Uniti dimostrano con questa visita la loro impunità».

L’incontro tra Pelosi e Tsai

Gli Stati Uniti «non abbandoneranno il proprio impegno nei confronti di Taiwan». ha assicurato la speaker della Camera Usa Nancy Pelosi nel suo breve intervento introduttivo tenuto nell’incontro a Taipei con la presidente Tsai Ing-wen, dopo aver ricevuto l’Ordine delle Nuvole Propizie per gli sforzi profusi nella collaborazione tra Washington e Taipei. «Siamo venuti qui a dirlo in modo inequivoco: non abbandoneremo Taiwan e siamo orgogliosi della nostra duratura amicizia». Quarantatre anni fa gli Stati Uniti «hanno fatto una promessa solida di stare sempre dalla parte di Taiwan. Su questa promessa è nata un’amicizia prospera».
La presidente taiwanese Tsai ha poi rimarcato che l’isola «è un partner affidabile degli Usa» e che «nessuna minaccia militare ci potrebbe far arretrare». Taiwan non cederà di fronte alle minacce militari: la presidente Tsai Ing-wen ha assicurato che l’isola «non si tirerà indietro» nel mezzo della furia della Cina per la visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi. «Continueremo a mantenere la linea di difesa della democrazia», ha assicurato Tsai.
Pelosi è stata poi ricevuta al Parlamento di Taiwan, dove ha raccontato della propria visita a piazza Tienanmen due anni dopo il massacro del 1989 degli studenti che protestavano. «Andammo lì a parlare molto precisamente di diritti umani. Negli anni ci siamo sempre occupati di sicurezza, sviluppo economico e governance».

Le esercitazioni cinesi nello Stretto di Taiwan

La visita di Nancy Pelosi a Taipei è stata accolta dalla «ferma condanna» di Pechino che ha inviato i suoi caccia nello Stretto di Taiwan e dato il via a «operazioni militari mirate». Dopo l’incontro, il ministro degli Esteri cinese a Phnom Penh per la riunione dell’Asean ha parlato espressamente di «violazione della sovranità» cinese da parte degli Usa. Con questa visita «violano la sovranità» della Cina; coloro che offendono Pechino verranno «puniti». «È una vera e propria farsa. Gli Stati Uniti stanno violando la sovranità della Cina con il pretesto della cosiddetta ‘democrazia’… chi offende la Cina sarà punito». La Cina ha poi sospeso immediatamente l’export di sabbia naturale verso Taiwan, assestando un duro colpo nell’immediato alla strategica produzione dell’isola di semiconduttori, e le importazioni di oltre 2.000 dei circa 3.200 prodotti alimentari in arrivo da Taiwan. Nel briefing quotidiano del ministero degli Esteri di Pechino, inoltre, si minacciano «contromisure specifiche risolute, energiche ed efficaci», aggiungendo che le autorità competenti di Stati Uniti e a Taiwan «se ne accorgeranno costantemente». Parlando nel briefing quotidiano, la portavoce del ministero ha assicurato che «la Cina farà quello che dice» contro un atto ritenuto una «grave violazione» della propria sovranità.

Apprensione e diplomazia a Washington

Oggi sarà un’altra giornata di apprensione a Washington. Il Pentagono sta seguendo in tempo reale «le esercitazioni» annunciate dai cinesi nello Stretto di Taiwan e che continueranno, in segno di protesta, per tutta la durata della visita in Asia di Nancy Pelosi. Gli analisti dell’Amministrazione stanno cercando di capire fino a che punto abbia intenzione di spingersi Xi Jinping. In queste ore potremmo avere una risposta diretta sul campo. Nel frattempo il Dipartimento della Difesa ha ordinato alla portaerei Ronald Reagan di lasciare Singapore e di tornare nella base madre, a Yokosuka in Giappone. Nel concreto significa che la nave ammiraglia e il suo gruppo di combattimento passeranno non lontano da Taiwan.

La tensione nell’area, dunque, è molto alta, anche se per ora è difficile valutare realisticamente il rischio di un incidente. Nel frattempo la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato si muovono sul piano politico-diplomatico. Nella notte italiana, mentre Pelosi ha incontrato la presidente dell’Isola Tsai Ing-wen, i funzionari di Washington cercavano di trasmettere messaggi rassicuranti alle controparti di Pechino. Biden proverà a superare l’improvvisa crisi che arriva dopo neanche una settimana dalla telefonata di due ore con Xi Jinping.

Negli ultimi giorni il pendolo della politica estera statunitense ha oscillato in modo sconcertante. Giovedì 28 luglio a Washington si discuteva se davvero Xi Jinping avrebbe rispettato l’impegno a non inviare armi a Vladimir Putin. Circolava anche l’ipotesi di eliminare i dazi incrociati sugli scambi commerciali tra Stati Uniti e Cina. Infine si ragionava sull’idea di un vertice tra i due leader in tempi relativamente brevi. Ora ci ritroviamo con l’inquietante prospettiva di missili e di navi da guerra nelle acque di Taiwan. Nel migliore dei casi Biden dovrà cominciare da capo a tessere la sua strategia. Nel peggiore si ritroverà con due fronti aperti simultaneamente: Ucraina-Russia; Taiwan-Cina. Naturalmente non è sfuggito l’attivismo del Cremlino che si è subito schierato con Pechino, «condannando le provocazioni americane».

Mosca: «La visita di Pelosi mostra l’impunità degli Usa»

La visita della presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan deriva dal desiderio di Washington di dimostrare la propria impunità e illegalità: così il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in una conferenza stampa dopo i colloqui con il ministro degli Esteri della Birmania, Wunna Maung Lwin. «Non posso dire quale sia stata la motivazione degli americani, ma non ci sono dubbi che rifletta la stessa linea di cui stiamo parlando per quanto riguarda la situazione ucraina», ha affermato. E ha aggiunto che gli americani intendono dire: «Facciamo quello che vogliamo, è più o meno così».

Poco prima era arrivata una comunicazione della sua portavoce, Maria Zakharova:«C’è un altro vettore ed è la situazione che riguarda l’Ucraina, che ha portato Washington in un vicolo cieco tale che è stato necessario trovare una sorta di via d’uscita mediatica». Il presidente ucraino sarebbe diventato un problema per gli Usa: «nessuno può più ‘mangiarsi’ Zelensky». E la visita di Pelosi servirebbe anche a distogliere l’attenzione dai problemi interni che l’ammnistrazione Biden si ritrova a dover fronteggiare: aumento dei prezzi, inflazione, recessione. Tutto questo, ha detto Zakharova, «richiedeva un cambiamento nel paradigma dell’informazione. Che Pelosi ha messo in campo».

3 agosto 2022 (modifica il 3 agosto 2022 | 13:59)

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, 2022-08-03 12:50:00, La speaker della Camera Usa Nancy Pelosi in visita a Taipei: «Non vi abbandoneremo». Ferma condanna di Pechino, che sostiene che gli Usa «violino la sovranità» della Cina. E il ministro degli Esteri russo Lavrov dichiara solidarietà a Xi Jinping, Giuseppe Sarcina e Redazione Esteri

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