Neri Parenti: Avevo ventanni e guidavo la Bianchina come Fantozzi. Sul set Filini moriva di paura

di Giovanna Cavalli

Il regista: Il mio primo film? A vederlo c’erano solo coreani. Gli scherzi di Villaggio? Se Paolo scopriva il tuo punto debole, eri finito. Boldi temeva di impappinarsi, lui gli consigli ghiaccio e succo di limone: ti scioglier la lingua. Gliela blocc

Suonai al campanello. Un cameriere spalanc un cancelletto cigolante e due cagnacci neri mi corsero incontro abbaiando e digrignando i denti. Ero stato scelto per co-dirigere Fantozzi contro tutti, dopo l’addio di Luciano Salce, perch avevo 29 anni, dunque figura poco ingombrante, ma in compenso gi rotto a qualunque catastrofe. Mi era stato assicurato che Villaggio era entusiasta di lavorare con me. Venni condotto in salotto. La moglie Maura pass a salutarmi ma poi spar, lasciandomi solo. Dopo un bel pezzo, si apr un ascensore e apparve Paolo, in sandali e caffettano. “Scusi, lei chi ?”. Mi presentai. “Ah, quindi sarebbe lei, Neri Parenti? Credevo fosse un altro”. “Se vuole me ne vado”. “Gi che c’, resti”.

Accoglienza festosa. Non prometteva bene, invece avete girato insieme una ventina di film, tra cui 7 della saga di Fantozzi. E condiviso scherzi terribili sul set. Come al povero Filini/Gigi Reder.

Paolo era cattivissimo, eppure lo amavano tutti. Se scopriva un tuo punto debole eri finito. Gigi era fifone — aveva paura pure delle mosche — e superstiziosissimo. Se nel copione c’era una scena, che so, di loro due che scendevano da una scala, ci inventavamo che Paolo, dietro di lui, dovesse tenere in mano una lancia o una piccozza. “Eh, ma sei poi scivola mi ammazza”, gemeva lui, preoccupato. Una volta lo mandammo a prendere a casa da un carro funebre, sostenendo che in garage era rimasto solo quello. O gli facemmo trovare nel camerino un prete con paramenti e olio per l’estrema unzione.

Massimo Boldi, incauto, gli chiese consiglio prima del debutto al Derby.

Aveva il terrore di impappinarsi. Paolo gli sugger di masticare ghiaccio tritato con succo di limone prima di uscire in scena. “Vedrai, ti scioglie la lingua”. Invece gliela blocc.

Durante le riprese di Scuola di ladri, fu ancora Boldi, la vittima, pi Lino Banfi.

Villaggio si era appassionato al sushi: invece del cestino, si faceva portare il pranzo da un ristorante giapponese. Massimo e Lino, incuriositi, vollero provarlo. “Certo, domani lo ordino pure per voi”. Ci trovammo nella sua roulotte. Davanti a quei graziosi bocconcini serviti su minuscoli vassoietti pieghettati, come pasticcini, i due poveretti se li infilarono in bocca con tutta la carta. Stavo per fermarli, Paolo mi prese per un braccio sussurrando: “Zitto! Vuoi rovinare uno dei momenti pi belli della mia vita?”. E rivolto a loro: “Vi piace, cari?”. “Insomma…”.

Quella volta che scapp in mongolfiera…

Giravamo in Kenya. A nostra insaputa Paolo aveva prenotato un giro panoramico. Le riprese per tardavano. “Vado un attimo in bagno”, ci disse. Non tornava pi. A un tratto lo vidi passare in cielo sopra la mia testa. Salutava con la mano. “Non preoccuparti, recupero luned”.

A rallegrarvi — suo malgrado — provvedeva il produttore esecutivo Bruno Altissimi, come racconta nel libro Due palle di Natale.

Si lanciava in francesismi improbabili, parlava a orecchio. Proponendo per la scenografia “le sedie tonnate” (Thonet), raccontando di aver viaggiato “sul Boiler 747” (Boeing). Un giorno mi diede appuntamento “a piazza Pioxi”. La cercai invano, chiesi lumi a un vigile, ai passanti. Mi soccorse un prete: “Forse intendeva piazza Pio XI”. Lui e Claudio Saraceni li avevamo soprannominati “Rubb e Accatton”, perch i soldi li metteva Cecchi Gori. Quando lo scoprirono, si offesero. Per farci perdonare millantammo di presentargli un socio arabo, tale Arraffat.

Suo padre Giuseppe era Rettore dell’universit di Firenze, realizz il primo censimento in Cina e cre il servizio opinioni della Rai.

Un padre “domenicale”, non lo vedevamo mai. E quando era a casa ci trascinava per forza al maneggio di Cercina, noi quattro disgraziati recalcitranti, era un grande cavallerizzo. Mi torn utile quando, da aiuto di Pasquale Festa Campanile, sul set de Il soldato di ventura con Bud Spencer, in Tunisia, dovevo dare direttive agli attori che giravano una scena a cavallo. La radio non funzionava, li raggiungevo al galoppo.

Quando part per Roma, nel 1970, pap le requis l’auto.

Una Bianchina, la stessa di Fantozzi. Mi voleva professore universitario, io invece volevo fare lo sceneggiatore. Nel 1968 vinsi un concorso per apprendista giornalista, mi mandarono alla Rai. E da l fui spedito sul set di Addio fratello crudele , primo film coprodotto dalla tv pubblica, con mansioni imprecisate.

E apprese le tre regole fondamentali.

Me le declam il direttore di produzione Giorgio Adriani: “Primo: nun tocca’ i cavi elettrici. Secondo, stai sempre trenta metri dietro la macchina da presa. Terzo: nun rompe er…”.

Con Charlotte Rampling per ebbe il suo momento di gloria.

Era infuriata con la produzione perch non c’era acqua calda e aveva trovato un topo nella roulotte. “Ma che vole questa, ma chi la capisce?”, si interrogavano quelli. Di madre inglese, intervenni nella discussione. Adriani si illumin: Parli stragnero? Allora nun te move pi da qua, stammi vicino tutti i minuti della vita tua”. Poi mi port con lui a girare L’uomo della Mancha con Peter O’ Toole e Sophia Loren. E mi innamorai del cinema.

Fu l’aiuto di Steno, il pap dei Vanzina.

Quando c’era qualcosa che non andava sul set, d’accordo con me, fingeva di arrabbiarsi e faceva una piazzata. “Me ne vado, basta!”. E spariva. Terrorizzati, tutti mi supplicavano di andarlo a cercare. E io partivo col motorino. “Ci provo, non so se lo trovo per, eh”. Lo raggiungevo in un bar. “Puoi tornare, sono preoccupati al punto giusto”. In Sudafrica, mentre giravamo Piedone l’Africano, ripet la scenata, minacciando di ripartire per l’Italia. E mi costrinse, nottetempo, a scassinare i cassetti degli uffici della produzione per recuperare biglietti e passaporti.

Il suo primo film da regista — John Travolto… da un insolito destino — nel 1979, non fu un grande successo.

Era proprio una schifezza. Nello stesso giorno usc anche il primo film di Carlo Vanzina, Figlio delle Stelle, con Alan Sorrenti. Li proiettavano in due cinema attigui in piazza Giulio Cesare. Io e Carlo, seduti su una panchina, controllavamo l’affluenza. Non venne nessuno, n per me n per lui. A parte una comitiva di coreani che credevano di vedere davvero un film con Travolta. L’attore principiante, un cuoco, gli somigliava tantissimo. Alla fine il produttore Lombardo lo vendette in tutto il mondo, pure in Gabon.

Set movimentati, quelli dei Cinepanettoni.

Ormai purtroppo un genere finito, per mancanza di attori, di soggetti e di soldi. Per il primo, Vacanze di Natale ’95, girammo ad Aspen, in Colorado. Non c’era neve, perci salimmo a 4 mila metri. Solo che, non essendo degli sherpa, si restava senza fiato dopo tre passi. Per Natale a Miami beccammo l’uragano Katrina. Chiusi in albergo con i sacchetti di sabbia alle finestre, vedemmo volare automobili, lampioni, alberi.

Natale a New York invece, nel 2001, fu cambiato in corsa.

Avevamo gi girato mezzo film, ultime scene proprio a Fiumicino, prima di imbarcarci. Era l’11 settembre. Attentato alle Torri Gemelle. Non partimmo pi. Aurelio de Laurentiis non si voleva arrendere. “Tra qualche giorno sar tutto a posto, ve lo garantisco”. Gli attori insorsero. “Che ne sai? Hai parlato con Bin Laden?”. “Non ancora. Renata, mi cerchi il signor Bin Laden!”, ordin lui alla segretaria, che non batt ciglio. “Certo, dottore, casomai lascio un messaggio”. Ripiegammo su Amsterdam e il titolo divent Merry Christmas.

Per Tifosi (1999) scrittur Maradona.

stata dura. Accett ma alle sue condizioni: non girare a Napoli, farlo in pochi giorni, poter interrompere appena era stanco. Affittammo un appartamento a Roma. Fino all’ultimo non sapevamo nemmeno se si sarebbe presentato. Arriv di notte, scusandosi con tutti. Ci fece disperare. Alla fine mi regal la sua maglia dell’Argentina con la dedica “Al mio regista preferito”.

Natale sul Nilo (2002) incass 28 milioni.

Non riuscimmo a girarlo sul Nilo perch come un’autostrada e non si pu restare fermi, devono passare le altre navi. Cos ci spostammo sulla riva del lago Nasser. Tramonto spettacolare davanti al tempio di Abu Simbel. E la voce di Enzo Salvi che discuteva animatamente con un tale di Ostia incaricato di comprare le cozze: “Mi raccomando, no quelle de profondit eh”.

Il mitico duo Boldi-De Sica.

Con Christian nel 1975 avevamo girato insieme Conviene far bene l’amore, il suo primo film e anche il mio da aiuto regista di Pasquale Festa Campanile. “Tu che sei pratico, spiegami qui come funziona”, mi chiese. “Con me caschi male, non lo so nemmeno io”. Massimo era un po’ geloso di Christian perch, in quanto romano, era convinto che avesse pi voce in capitolo, non era cos. Per sicurezza contavamo le parole della sceneggiatura in modo che fossero uguali.

A un certo punto la coppia scoppi.

Non hanno mai litigato, anche perch fuori dal set non si frequentavano, per andavano d’accordo. Si separarono per un mero problema contabile. Boldi discusse con de Laurentiis per il rinnovo del contratto e, scontento, se ne and alla Medusa. Aurelio si impunt e nel 2006 fece Natale a New York solo con Christian, mettendogli accanto Massimo Ghini, Claudio Bisio, Sabrina Ferilli, Fabio De Luigi. E al botteghino vinse lui, incasso quadruplo.

In 52 film, quanti attori cani ha incrociato?

Nessuno, li scelgo sempre io, se non sono bravi non li prendo. Il problema semmai c’ con quelli non professionisti, come Emilio Fede e Vittorio Sgarbi. Beh, loro un po’ cani erano.

Starlette raccomandate?

Se non erano proprio eccelse, bastava scrivere una sceneggiatura semplice, battute facili, mica dovevano fare la Loren ne La Ciociara.

2 gennaio 2023 (modifica il 3 gennaio 2023 | 00:37)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version