Netflix cambierà così: spot in film e serie tv e stop alle password condivise

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di Redazione Economia21 apr 2022

Il giorno dopo l’annuncio della prima perdita di abbonati in oltre dieci anni, il titolo Netflix nella giornata del 20 aprile ha perso a Wall Street anche più di quanto aveva fatto intravedere nella sera di mercoledì nell’afterhours, dove aveva perso il 25%: il titolo nelle contrattazioni ufficiali ha ceduto infatti il 35,12% a 226,19 dollari, con la capitalizzazione scesa sotto i 100 miliardi di dollari.

Previsto un calo di 2 milioni di iscritti

Più che i duecentomila

sottoscrittori che se ne sono andati (su un totale di 221,6 milioni di iscritti nel mondo, comunque il 6,7% in più in un anno), legati anche alla chiusura del servizio in Russia, che ha comportato la rinuncia a 700 mila iscritti, il mercato sembra essere preoccupato per le prospettive. Lo stesso gruppo del videostreaming si aspetta un calo di 2 milioni di iscritti nel trimestre in corso.

La stretta sulle password condivise

E si prepara a contromisure.

Nella lettera trimestrale agli azionisti ha anticipato che sta arrivando una stretta globale sulla condivisione delle password che permette l’utilizzo senza pagare l’abbonamento. L’azienda stima che oltre 30 milioni di famiglie statunitensi e canadesi stiano utilizzando una password condivisa per accedere ai contenuti della piattaforma. In tutto il mondo, secondo Netflix, sarebbero più di 100 milioni le famiglie che stanno probabilmente utilizzando una password condivisa. Se all’inizio, per la diffusione del servizio, c’era stata un po’ di tolleranza, adesso i mancati introiti, con un terzo dei fruitori che non paga, sono diventati un problema per la società, che però non ha ancora annunciato come intende intervenire.

La concorrenza di Disney+ e Amazon Prime Video

Un’altra possibilità

di intervento potrebbe essere un aumento del costo degli abbonati, ma questa soluzione avrebbe diverse controindicazioni. Se in Asia Netflix continua ancora a crescere, negli Stati Uniti e in Canada ha visto calare i suoi abbonati di 600.000 unità a causa del rialzo dei prezzi, in uno scenario di mercato complesso. Se il lockdown aveva favorito la crescita degli iscritti, il progressivo superamento della crisi sanitaria ha fatto cadere lo stimolo. Ma soprattutto l’affermazione di piattaforme come Disney+ e Amazon Prime Video ha reso anche l’elemento prezzo importante nella competizione.

L’ipotesi spot pubblicitari

Un’altra ipotesi, di cui

ha parlato anche il cofondatore e Ceo Reed Hasting, sarebbe quella di introdurre spot pubblicitari proprio per ridurre il costo degli abbonamenti, facendo perdere però una specificità del videostreaming. «Coloro che seguono Netflix sanno che sono contro la complessità della pubblicità e a favore della semplicità dell’abbonamento. Ma sono ancora più un fan di una scelta più ampia per i consumatori», ha spiegato Hastings. Anche se il timore è che si possa essere davanti a un cambio delle abitudini del consumatore, con la perdita del potere d’acquisto per effetto dell’inflazione che potrebbe avere modificato le priorità della spesa. Anche per questo ieri sono scesi i titoli dei concorrenti di Netflix, come DIsney (meno 5,5%) o Amazon (meno 2,6%).

Situazione economica non drammatica

Sul piano dei conti economici

, al momento la situazione di Netflix non appare comunque drammatica: nel primo trimestre, nonostante i 200 mila abbonati in meno rispetto a fine 2021, ,Netflix ha realizzato un fatturato di 7,9 miliardi di dollari da gennaio a marzo, quasi il 10% in più rispetto al primo trimestre 2021, grazie al fatto che comunque gli abbonati sono saliti del 6,7% su base annua, oltre che all’aumento dei prezzi, e il calo dell’utile netto da 1,7 a 1,6 miliardi sarebbe legato al maggior impegno nelle produzioni.

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, 2022-04-21 06:43:00, Il campanello d’allarme della prima perdita di sottoscrittori (200 mila in meno) da oltre dieci anni richiede contromisure per il colosso del videostreaming, già alle prese con una crescente concorrenza. Nel Nord America il rincaro degli abbonamenti, Redazione Economia

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