Netflix, interruzioni pubblicitarie per un abbonamento meno caro

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Altra novità della piattaforma: in Gran Bretagna: da novembre i dati di consumo verranno rilevati da Barb, che è il corrispettivo britannico di Auditel.

La notizia più importante della settimana, sul versante degli audiovisivi, arriva certamente da Netflix: riguarda la duplice mossa che la piattaforma ha annunciato in questi giorni. Prima arriva la novità della misurazione dalla Gran Bretagna: da novembre i dati di consumo verranno rilevati da Barb, che è il corrispettivo britannico di Auditel.

Con l’approdo alla cosiddetta total audience (la rilevazione dei contenuti in streaming, anche fruiti da smartphone, Smart Tv connessa), Auditel ha anticipato i tempi, e reso possibile questa misurazione anche in Italia, si tratterà ora di vedere quando avverrà. La seconda novità riguarda invece la differenziazione del modello di finanziamento, che riguarda già da novembre l’Italia: accanto agli abbonamenti, una versione «freemium», ovvero con un costo di sottoscrizione più basso e l’inserimento della pubblicità.

Come cambierà lo scenario dei consumi di tv e audiovisivi sulle piattaforme? Possiamo farci un’idea a partire da una ricerca prontamente sviluppata da Sensemakers che ci rivela i primi numeri. In primo luogo gli abbonati: che in Italia sono ormai quasi cinque milioni. Cinque milioni di sottoscrizioni, ma un numero certamente più alto di spettatori: il 65% degli abbonati italiani, infatti, dichiara di condividere le proprie credenziali.

Inoltre, ovviamente, i contenuti vengono spesso condivisi all’interno delle famiglie e delle abitazioni. Il «co-viewing», la visione condivisa – ricorda Sensemakers – riguarda in particolare gli spettatori abituati a muoversi sulle smart tv connesse, il cui numero sta crescendo anche in relazione al cosiddetto «secondo switch off» (il passaggio a televisori in alta definizione). Il dato più interessante è però questo: più di due terzi di abbonati (68%) potrebbe preferire un abbonamento meno caro con interruzioni pubblicitarie. (a. g.)

In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca su dati Auditel e Sensemakers

15 ottobre 2022 (modifica il 15 ottobre 2022 | 22:40)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-15 20:42:00,

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Altra novità della piattaforma: in Gran Bretagna: da novembre i dati di consumo verranno rilevati da Barb, che è il corrispettivo britannico di Auditel.

La notizia più importante della settimana, sul versante degli audiovisivi, arriva certamente da Netflix: riguarda la duplice mossa che la piattaforma ha annunciato in questi giorni. Prima arriva la novità della misurazione dalla Gran Bretagna: da novembre i dati di consumo verranno rilevati da Barb, che è il corrispettivo britannico di Auditel.

Con l’approdo alla cosiddetta total audience (la rilevazione dei contenuti in streaming, anche fruiti da smartphone, Smart Tv connessa), Auditel ha anticipato i tempi, e reso possibile questa misurazione anche in Italia, si tratterà ora di vedere quando avverrà. La seconda novità riguarda invece la differenziazione del modello di finanziamento, che riguarda già da novembre l’Italia: accanto agli abbonamenti, una versione «freemium», ovvero con un costo di sottoscrizione più basso e l’inserimento della pubblicità.

Come cambierà lo scenario dei consumi di tv e audiovisivi sulle piattaforme? Possiamo farci un’idea a partire da una ricerca prontamente sviluppata da Sensemakers che ci rivela i primi numeri. In primo luogo gli abbonati: che in Italia sono ormai quasi cinque milioni. Cinque milioni di sottoscrizioni, ma un numero certamente più alto di spettatori: il 65% degli abbonati italiani, infatti, dichiara di condividere le proprie credenziali.

Inoltre, ovviamente, i contenuti vengono spesso condivisi all’interno delle famiglie e delle abitazioni. Il «co-viewing», la visione condivisa – ricorda Sensemakers – riguarda in particolare gli spettatori abituati a muoversi sulle smart tv connesse, il cui numero sta crescendo anche in relazione al cosiddetto «secondo switch off» (il passaggio a televisori in alta definizione). Il dato più interessante è però questo: più di due terzi di abbonati (68%) potrebbe preferire un abbonamento meno caro con interruzioni pubblicitarie. (a. g.)

In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca su dati Auditel e Sensemakers

15 ottobre 2022 (modifica il 15 ottobre 2022 | 22:40)

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