Nicola Maccanico: «Io bambino al Quirinale, Pertini mi portava allo stadio. Cinecittà deve vivere di set e non solo di memoria»

di Valerio Cappelli

Il manager del cinema: Pap stato il mio eroe, mi ha lasciato libero. Il pranzo dopo i Mondiali dell’82: Il bambino con la improbabile maglietta a righe sono io: mi sono ritrovato in una sequenza del documentario di Veltroni su Paolo Rossi

Un manager riservato che ha vissuto l’infanzia al Quirinale. Di Nicola Maccanico sappiamo poco. Sappiamo che nato a Roma nel 1972, e che un abile manager del mondo audiovisivo: Sky (dove lavor e torn), Warner, Vision che la societ di distribuzione da lui fondata. Dal 2021 amministratore delegato di Cinecitt . Figlio di Antonio Maccanico, venuto a mancare nel 2013, altro stile, altra epoca, pi volte ministro ma viene ricordato come segretario generale di Sandro Pertini; il servitore dello Stato, lo definivano cos. Era l’appellativo che amava di pi. Mio padre entr alla Camera dei deputati nel 1947, dopo la Guerra. Aveva un rapporto totalizzante con lo Stato.

Ricorda la prima volta che entr al Quirinale?
Avevo sei anni e mi misi a piangere, non ero abituato ad una casa cos grande. Il segretario generale aveva in dotazione un appartamento in via della Dataria, di fronte al Quirinale, non tra gli arazzi della Sala degli Specchi ma il contesto simile. L ho trovato una incredibile umanit. Non potendo andare in giro come volevo (erano gli anni delle Brigate rosse), ho avuto come amici d’infanzia i corazzieri, i carabinieri e i funzionari con cui ogni tanto giocavo a pallone. Una volta anche nei giardini del Quirinale, ma solo una volta perch quando mio padre lo venne a sapere non fu felice e fece in modo che non accadesse pi. In ogni caso sono stati anni incredibili per un bambino, guardi questa foto.

Lei accanto a Pertini…
Era il pranzo che il Presidente Pertini offr alla Nazionale campione del mondo il 12 luglio 1982. Il bambino con la improbabile maglietta a righe sono io e mi sono ritrovato inaspettatamente in una sequenza del documentario di Veltroni su Paolo Rossi. stata una giornata di pura gioia, nonostante le discussioni sul famoso scopone giocato sull’aereo di ritorno tra Pertini, Zoff, Causio e Bearzot.

Pertini, il Presidente che entrava nella pancia degli italiani. Com’era con lei?
Era innamorato dei bambini, li guardava negli occhi, li trattava da adulti. Io, per lui, ero un bambino a portata di mano ed stato un vero privilegio. Mi portava allo stadio e si divertiva. Aveva decisamente un carisma speciale.

Cosa le manca di suo padre?
L’ho perso a 41 anni ed inutile sottolineare quanto resti un vuoto incolmabile. Ma abbiamo condiviso cos tanto che in fondo ho spesso la sensazione che sia con me. Ricordo che quando mi laureai, la sera a casa mi chiese “ed ora cosa farai?”, ci rimasi male perch aspettavo un’indicazione, in realt mi stava salvando la vita perch mi ha lasciato libero di scegliere. Su quella libert ho costruito la mia storia professionale. Era il mio eroe. Era di una seriet estrema, senza per prendere se stesso troppo sul serio. Il suo insegnamento pi importante? Se hai una responsabilit svolgi una funzione. Questo semplice concetto fa tutta la differenza del mondo nella gestione del proprio ego.

Lei si laureato in Legge.
Non avevo le idee chiare, mi sembrava una scelta sufficientemente generica. Ho fatto tanti lavori che non mi piacevano, ho capito la mia direzione per esclusione. Ho cominciato con uno stage in una banca d’affari, poi praticante in uno studio legale dove incontravo clienti internazionali che raccontavano cosa andava fatto e cosa si aspettavano da noi, e capii che ero seduto dalla parte sbagliata del tavolo. Mi sentivo pi manager che consulente.

Dunque?
Quando fu liberalizzato il mercato delle telecomunicazioni, nacquero delle opportunit. Mi piaceva fare il manager, ma guardavo con estrema curiosit al mondo dei contenuti, a me pi affini rispetto ai servizi tecnologici.

Che adolescente stato?
Non ho mai dato grattacapi ai miei, riuscivo a mantenere la mia irrequietezza in uno spazio non individuabile dentro casa. Con mio padre parlavo di tutto, essendo del 1924 a volte faceva fatica a capire le dinamiche dei giovani, per era curioso.

Quando entrato il cinema nella sua vita?
Mi trovai a fare il consulente di Stream per costruire canali tematici per la Pubblica amministrazione, mentre ci fu la fusione con Telepi da cui nacque Sky Italia. Ebbi cos l’occasione di entrare in una vera multinazionale, come responsabile degli Affari europei. Dopo poco Paolo Ferrari mi port in Warner Bros, come direttore marketing, e mi cambi la vita. Ho scoperto il cinema, ho imparato il lavoro di distributore cinematografico e sono stato formato in un ambiente molto competitivo come quello americano.

Che prerogative ha un manager di cinema?
Deve avere un doppio piano di lettura del mondo: capire i numeri e le regole delle aziende, al contempo saper parlare con autori e produttori, il mondo dei creativi.

Ora a Cinecitt, fino a poco tempo fa nell’immaginario era la casa del Grande Fratello, pi che dei set.
Ho accettato la sfida perch ero convinto che ci fosse un’opportunit non replicabile. L’esplosione del mercato mondiale delle produzioni, il credito d’imposta italiano particolarmente competitivo e la forza del brand Cinecitt (negli Studi sono stati girati oltre tremila film e serie, il 40% dei film italiani che nella storia del cinema hanno vinto un Oscar sono stati girati a Cinecitt) sono strumenti solidi per cambiare il corso della storia: Cinecitt come player contemporaneo e non solo luogo della memoria. I fatti sembrano darmi ragione, oggi i 18 teatri hanno un’occupazione al 100% (avremo l’esordio alla regia di Paola Cortellesi, Angelina Jolie, Saverio Costanzo e la serie M. Il figlio del secolo , tratta dal romanzo di Scurati su Mussolini), di cui oltre il 70% sono produzioni internazionali. I 260 milioni del Pnrr serviranno invece per far crescere la nostra capacit produttiva attraverso cinque nuovi teatri, a cui se ne aggiungeranno altri otto su un nuovo terreno che vogliamo acquistare.

Cinecitt la citt ideale in cui vuol vivere?
il luogo ideale dove lavorare. E per la sua natura istituzionale, chiude il cerchio con la mia infanzia.

Senta, non normale passare i primi anni della propria vita al Quirinale.
Ero la mascotte. Ho avuto un’infanzia felice.

17 dicembre 2022 (modifica il 17 dicembre 2022 | 21:34)

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, 2022-12-17 21:22:00, Il manager del cinema: «Papà è stato il mio eroe, mi ha lasciato libero». Il pranzo dopo i Mondiali dell’82: «Il bambino con la improbabile maglietta a righe sono io: mi sono ritrovato in una sequenza del documentario di Veltroni su Paolo Rossi», Valerio Cappelli

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