Niente compiti e appello delle emozioni: nasce la prima scuola dItalia sul modello finlandese dove il fallimento non esiste

Una scuola senza compiti sul modello finlandese: così si potrebbe riassumere la filosofia di una scuola elementare paritaria di Chieri, nel torinese, come riporta La Repubblica. Ecco, raccontata anche attraverso le parole del personale scolastico, quali sono le caratteristiche principali di questo istituto.

L’innovazione negli spazi e nella didattica

Si tratta della scuola Daisy, la prima elementare paritaria d’Italia con il metodo finlandese, che aprirà i battenti a settembre, dove al posto dei banchi ci sono tavoli di gruppo, divanetti per leggere o riposare e un’aula di musica con la batteria per le pause tra le lezioni. Nei corridoi c’è il calcio balilla, e fuori, pronto a nascere nel vicino giardino pensile, l’orto botanico con i tronchi piantati a terra che trasformano il giardino in aula.

Al momento è in corso l’accreditamento da parte del ministero dell’Educazione della Finlandia e nelle prossime settimane è attesa la visita del console onorario Giovanni Dionisio. Chiaramente l’innovazione non riguarda solo gli spazi ma anche e soprattutto la didattica.

Non ci sono lezioni frontali o compiti a casa per preferire invece le attività in classe, individuali o di gruppo e i laboratori con giochi e miniquiz. E ci sarà l’appello delle emozioni per tutti gli studenti. “Vogliamo provare questa via per educare i bambini all’emotività”, racconta una docente di italiano e matematica. Così chiederanno: “Come stai? Come ti senti oggi?”, lasciando spazio a riflessioni un po’ più ampie che il solito “Presente”.

Il progetto educativo

Le giornate saranno di sei ore di 50 minuti, pomeriggio di laboratori, dalla danza al rugby, e il resto del tempo da dedicare a momenti relax. “Ma non c’è uno schema fisso, ci si organizzerà in base all’umore dei bimbi. Il nostro obiettivo è lavorare sull’autonomia, declinata in tanti modi, dal rispetto del bene comune all’autonomia di pensiero e di gestione del tempo, che crediamo vada incentivata già da piccoli”, racconta la dirigente.

L’idea di concepire una scuola così è nata durante la pandemia da Covid. “È un progetto educativo inedito, un modello aperto anche al territorio. E siamo sicuri che otterremo buone risposte”. Della scuola tradizionale restano invece i voti, “ma per coglierne il lato migliorativo. Il fallimento qui non esiste, esistono solo tentativi e sperimentazione. Gli studenti inoltre saranno seguiti da molti insegnanti madrelingua”.

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