Niente maturità per la studentessa con sindrome di down, parlano i docenti: La nostra scelta è inclusiva. Ecco perchè

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A distanza di qualche giorno i docenti della scuola Sabin, che hanno negato la possibilità per la studentessa con sindrome di down Nina di partecipare all’esame di stato.

“L’idea secondo la quale dobbiamo raggiungere tutti gli stessi obiettivi non conduce a una società equa, ma a una società performativa, che appiattisce e omologa su un’idea sbagliata di successo”, scrivono i docenti, in una lunga lettera firmata proprio dal collegio.

Come sappiamo, infatti, i genitori avevano richiesto ai docenti di modificare il Piano educativo individualizzato (Pei) della figlia, chiedendo di passare da un programma differenziato per alunni certificati a un piano personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione all’esame di maturità.

Tuttavia, i docenti si sono opposti, nonostante il parere favorevole espresso dalla neuropsichiatra infantile del gruppo di lavoro.

Negli ultimi giorni -si legge nella missiva dei docenti riportata da BolognaToday- noi docenti del Liceo Sabin di Bologna siamo stati sottoposti a dure critiche da parte dei media e dell’opinione pubblica, perché non avremmo permesso ad una nostra studentessa di sostenere l’Esame di Stato. Avendo supportato al meglio delle nostre possibilità il suo percorso negli ultimi cinque anni, noi docenti avremmo voluto, fin dal primo momento, rispondere a queste critiche rendendo trasparenti le ragioni del nostro operato“.

Una programmazione di questo tipo viene proposta, dopo un approfondito studio dei documenti e un’attenta osservazione di competenze in ingresso, punti di forza, fragilità e ritmi di apprendimento, laddove non sussistano, se non attraverso forzature eccessive e inopportune, le condizioni per raggiungere gli obiettivi previsti dallo specifico indirizzo di studi e certificati dal diploma con valore legale“, scrivono gli insegnanti.

Una volta approvata dal gruppo di lavoro, la tipologia di programmazione adottata può essere modificata, ma devono intervenire motivazioni che rendano la scelta ragionevole e opportuna. Non si tratta di una questione meramente burocratica, in gioco c’è una prospettiva, un progetto di vita da immaginare e costruire“, proseguono i docenti del Sabin.

Il modello che guida i docenti si fonda su una precisa idea di scuola inclusiva, che spinge a scegliere percorsi didattici ed educativi basati sui bisogni e sulle inclinazioni dei singoli studenti e che solo in quanto tali possono essere davvero formativi. L’idea secondo la quale dobbiamo raggiungere tutti gli stessi obiettivi non conduce a una società equa, ma a una società performativa, che appiattisce e omologa su un’idea sbagliata di successo, anziché impegnarsi al fine di trasformare realmente in risorse le specificità, e indurre il sistema sociale ad essere effettivamente più inclusivo“, conclude la lettera.

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